lunedì 18 luglio 2011

Day 17 - Tecnology

I love my PC

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Non potrei vivere senza...è l'oggetto tecnologico che più mi manca quando non sono a casa. Fortunatamente alcune cose si possono ancora catturare attraverso carta e penna

L'OCCHIO

Cominciai a interessarmi degli strani murales di O. durante i miei studi di architettura. Sui libri di testo le informazioni riguardanti quegli inquietanti affreschi erano parzialmente incompleti, ma la loro descrizione e le leggende che sembravano nacondersi dietro la loro creazione accesero ben presto la mia fantasia e curiosità. Ben presto cominciai a consultare qualsiasi testo parlasse della ormai disabitata cittadina di O. e degli artisti che ne avevano decorato i muri. Alcune leggende volevano far risalire la creazione di quegli antichi murales alla mano di un unico artista. Un folle visionario che si diceva fosse giunto a O. e in una sola notte avesse sconvolto non solo la sua architettura, ma anche la mente dei cittadini, inducendoli a un cruento suicidio di massa. Altri testi storici attribuivano alla moria che aveva colpito O. l'arrivo di una compagnia di artisti che oltre alla loro pittura aveva portato i germi di una terribile pestilenza. Altri racconti riportavano che la cittadina fosse stata colpita dalla punizione ultraterrena, in quanto la bellezza dei murales, realizzati dagli stessi abitanti, aveva sfidato quella divina.
Fatto sta che fossero secoli che O. fosse stata abbandonata a se stessa e alla propria personale rovina. Poche spedizioni erano state compiute per riportare alla luce la bellezza di quei capolavori, ma le dicerie che avvolgevano la storia di O. e la condizione disastrosa in cui erano stati trovati i dipinti aveva fatto perdere qualsiasi interesse nei confronti della cittadina. Questa indifferenza, però, non aveva fatto altro che accrescere il mio desiderio di ammirare personalmente quegli inquietanti dipinti. affittai così un piccolo appartamento nel centro abitato più vicino a O.
Durante la notte alla luce della candela studiavo i pochi testi che parlavano dei murale, mentre durante il giorno percorrevo i sentieri, invasi dalla vegetazione, che avrebbero dovuto condurre al villaggio. Fu durante una di queste perlustrazioni che, oltrepassando un basso crinale coperto di odorosa macchia mediterranea, vidi sotto di me spuntare le rovine di quella doveva essere stata O. .Mi incamminai aprendomi un varco fra le alte sterpaglie scoprendo quella che doveva essere stata la via principale. Ai lati, diroccate e cadenti, sorgevano i resti delle abitazioni, spuntand dal terreno come denti malati, l'intonaco ormai quasi completamente scrostato. Poi improvvisamente li vidi, come scene dantesche, comparire sugli edifici più interni e meglio conservati. Bocche spalancate in urli muti, volti disporti dalla paura e dall'odio e altre immagine che preferisco non descrivere su questo diario. Avanzai attraverso quello spettacolo in una sorta di trance, sopportando quella vista ripetendomi che erano solo creazioni di una qualche mente
disturbata. Riuscii a placare in parte i miei timori, cercando di apprezzare la maestria che aveva reso quei dipinti così vividi. Ma poi, come se un passaggio per gli inferi si fosse spalancato, davanti a me vidi quell'ultimo murales, dipinto su un grande portone di legno scuro. Un occhio malvagio, spalancato, mi fissava, vivo e mobile, scandagliava i recessi più profondi della mia anima. Sentivo la pelle bruciare e fronte farsi umida di sudore. Il mio corpo sembrava non rispingere all'istinto primordiale di fuggire da quel luogo maledetto. I miei occhi erano fissi e inchiodati a quel pozzo nero e oscuro in cui brillavano lampi di pura follia. Poi, come quando ci si sveglia da un incubo, trovai la forza di distogliere lo sguardo, di spezzare l'incantesimo che fino a quel momento mi aveva trattenuto in quel posto osceno. Corsi diperatamente e non mi voltai mai indietro fino a che non raggiunsi il mio appartamento, finalmente al sicuro, di nuovo in mezzo ad altri esseri umani. Per calmare i nervi, preparai un bagno caldo. Ma fu proprio allora, quando mi spogliai per immergermi nell'acqua ristoratrice che scoprii che l'orrore mi aveva seguito fino a lì. Riflesso nello specchio, al centro del torace, vidi tatuato nella pelle un occhio nero e malvagio, che mi osservava, deridendomi.

6 commenti:

  1. Mamma che racconto da brivido!!!!Orgosolo?No ma quella cittadina non è disabitata! :)

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  2. France, sono stordita... scrivi davvero bene, mi hai trascinata con te tra le rovine e gli sterpi...

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  3. @saretta: ma che brava hai colto immediatamente la citazione letterararia!!!! il racconto mi è stato ispirato proprio dopo una gita a Orgosolo ;)

    @serena: ti ringrazio era da un po' che non mi cimentavo in racconti

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  4. Anche io ho una sorta di attaccamento morboso verso il pc. Morbosità che va peggiorando da quando ho scoperto lo smartphone, così che anche fuori casa il modo di connettermi qualche minuto lo trovo sempre :)

    Suggestivo il tuo racconto... non conoscevo la tua vena stephenkinghiana... Brava!

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  5. complimenti, complimenti davvero, mi hai fatto nascere un brivido lungo la schiena.
    Bello anche il progetto, interessante!

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  6. Più che King mi ricorda Lovecraft...
    Brava!

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