martedì 8 aprile 2008

Istanbul: Impressioni parte prima

Istanbul mostra il suo carattere non appena si scende dall'aereo. Mentre trasciniamo i bagagli fuori dal terminal una corrente di taxi arancioni, uomini, donne, bambini, turisti ci investe con il suo frastuono. I clacson non smettono mai di suonare e il loro rumore ci accompagnerà per tutta la vacanza. Il primo impatto è molto forte, e mentre sfrecciamo lungo il viale che collega l'aeroporto con Sultanahmet dove abbiamo prenotato l'albergo mi riempo gli occhi con le prime impressioni di questa città, che in tre giorni è riuscita a rubare un pezzettino del mio cuore. Il mare luccica attraverso una nebbiolina che costantemente aleggia sul Bosforo e sul mar di Marmara avvolgendo la città e conferendole un'’aura fiabesca. Vicino al porto scorgo il mio primo mercato: quello del pesce. Schegge veloci di squame iridiscenti e pozze di acqua e sangue. La gente si accalca attorno ai banchi. Uomini che vendono e che comprano, poche donne col velo. Ci addentriamo nelle strade strette di Sulthanameth per raggiungere l’Hotel Aziyade, posizione ottima e un grandioso rapporto qualità-prezzo. Lanciamo le valigie, uno sguardo rapido fuori dalla finestra per controllare cosa si vede (siamo affacciati sul mare, che bello!!!) e poi subito per strada. E’ tardo pomeriggio e molti bambini e ragazzi stanno rientrando da scuola; molti sono in divisa scolastica e quasi nessuna ragazza ha il capo coperto. In pochi minuti raggiungiamo la Moschea Blu, io mi avvolgo la pashmina attorno al testa, ci togliamo le scarpe e entriamo. La suggestione è profonda. La sala è praticamente vuota, solo alcuni uomini pregano in un angolo. Io mi inginocchio e guardo la cupola decorata e il grande lampadario in ferro battuto sopra la mia testa, una sorta di grande sole che incornicia il soffitto.

La visione di tanta bellezza mi riconcilia con l’umanità; c’è qualcosa di ancestrale e allo stesso tempo soprannaturale in questa opera che mi mozza il fiato, che mi commuove e per qualche minuto mi fa credere che se siamo in grado di creare tale splendore forse abbiamo ancora qualche speranza. Quando usciamo si sta facendo buio. Una breve passeggiata per vedere Santa Sofia dall’esterno e poi ci immettiamo sull’arteria principale di Sultanahmet in cerca di un posto dove cenare, anche perché la weazel si è rifiutata di mangiare le fette di culo gentilmente offerte sull’aereo e ora potrebbe tentare di divorare uno dei numerosi gatti che si aggirano per i vicoli.



In realtà trovare da mangiare a Istanbul è la cosa più semplice del mondo. Oltre agli innumerevoli chioschi che vendono cibo da strada (Anthony Bourdain andrebbe letteralmente fuori di testa) – pannocchie arrostite e abbrustolite, pretzel, castagne, baklava, kebab, di ogni tipo, succhi di frutta fatti al momento…- i ristoranti sono numerosissimi, hanno prezzi ragionevoli e solitamente la qualità del cibo è decisamente alta. La cucina turca mi è piaciuta veramente molto: piccante al punto giusto, senza grandi eccessi; ottima la carne e le verdure oltre che le preparazioni a base di pita. Anche la colazione in albergo è stata più che soddisfacente, con una vasta scelta di dolci locali, yogurt, passate di frutta (eccezionale quella di mele con cannella), confetture e miele grezzo corredato ancora di arnia.






La vacanza è stata caratterizzata da un numero imprecisato di chilometri macinati in lungo e in largo per la città. Banditi i mezzi pubblici, eccessivamente affollati, la weazel e io abbiamo camminato veramente tantissimo. Istanbul è una città da vivere e visitare stando in mezzo alla gente. Solo così si riesce a capire quell’unicità che la contraddistingue da secoli. Istanbul non è né oriente né occidente, non è la commistione di entrambi, ma una sorta di terza via, qualcosa d’altro che esce dalle comune distinzioni geografiche fra est e ovest. Questo suo essere così simile a ciò che viviamo e vediamo quotidianamente e allo stesso tempo distante ed esotica la rende estremamente affascinante.



Oltre alle moschee che caratterizzano il suo profilo e dai cui minareti si rincorrono le voci dei muezzin che richiamano i fedeli alla preghiera, meritano una visita i due grandi mercati: il Gran Bazar e il Mercato delle spezie. Il primo è molto turistico, ma non per questo meno divertente. Gli oggetti esposti non sono sicuramente il massimo dell’artigianalità, ma è stato spassoso camminare fra le bancarelle colorate, sotto le belle volte piastrellate, perdersi fra i vari corridoi, vedere le contrattazioni, comprare cianfrusaglie a poco prezzo e bere un buon tè seduti guardando la varia umanità passarci accanto. La weazel, dato che era il mio compleanno, mi ha anche regalato due bellissime sciarpe.



Al mercato delle spezie ho letteralmente perso la testa. A parte il casino allucinante, i colori e gli odori sono bellissimi. Polveri, frutta secca e disidratata di ogni tipo, tè fanno bella mostra sui vari banchi. Fortuna che era il penultimo giorno e le lire cominciavano a scarseggiare se no mi sarei comprata tutto il mercato. Comunque ho portato a casa una discreta scorta di curry, zafferano, peperoncino, nocciole e albicocche disidratate oltre un profumatissimo tè alla mela. La passeggiata fra le bancarelle si è poi conclusa con una sosta nella bella piazza di fronte alla moschea Yeni Camii. Per oggi concludo qui. Qui tante famiglie e coppie facevano una sosta mangiando kebab o pite e sorseggiando l'immancabile bicchierino di tè. L'atmosfera era veramente piacevole con tutte queste persone accanto che guardavano quello che avevano appena acquistato, chiacchierando e ridendo. Intanto nella vicina moschea alcuni uomini facevano le abluzioni prima di andare a pregare. E' affascinante osservare qualcuno compiere in pubblico un gesto così intimo come quello di lavarsi, e notare con quanta cura e dedizione questo rito viene ottemperato ogni giorno.





Per ora vi saluto.

Besos

8 commenti:

  1. ogni tanto, con la testa, mi trovo ancora a gironzolare per le strade e i mercati di questa sorprendente città, saluti cat

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  2. Un viaggio che ho intenzione di fare; se non l'hai letto, potrebbe interessarti "Istanbul" di Pamuk. Personalmente, in alcune cose l'ho trovato un po' noioso, ma credo sia perché non ho ancora avuto occasione di visitare quell'incredibile città.
    Ciao,
    D.F.

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  3. @Cat: io agogno il canto del muezzin ;P. E' sicuramente un viaggio da ripetere
    @D.F. Grazie per il suggerimento, lo leggerò sicuramente! Complimenti per il blog: carinissimo (mi associo all'invettiva)

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  4. ehi! ciao! che bello questo post... devo leggermelo bene bene!
    la foto del signore al tavolino è splendida!!

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  5. @sara: cia che bello averti qui, ieri notte ho scoperto che sei amica di una mia ex compagna di classe - vicina di casa (Sabina). Nei prossimi giorni spero di riuscire a postare la seconda parte del viaggio. Il tuo blog mi piace molto spero non ti dispiaccia che ti abbia linkato.
    Besos

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  6. FRa bellissimo reportage!! Adoro Anthony Bourdain! Mio marito anche andrebbe fuori di testa con i kioschi... Bellissime le immagine del Gran Bazar, io nel souk di Marrakesh c'ho speso delle ore...
    Bacioni
    daniela

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  7. @daniela: Grazie :) Baci e buona giornata

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  8. ...La mia Istanbul!!! Mi piace sempre leggere le impressioni di chi ci va per la prima volta..è proprio vero, ogni volta che ci vado, ci lascio un pezzo di cuore...
    Bel blog!
    Vale
    www.valerias.blog.tiscali.it

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