martedì 30 settembre 2008

Dedica

A settembre cade il compleanno dei miei nonni. Ho sempre trovato romantico il fatto che compissero gli anni a distanza di dieci giorni l'uno dall'altro. Questa è una dedica per loro, per due persone splendide, che mi amano tantissimo e che hanno contribuito in modo profondo a farmi diventare la persona che sono oggi. A mia nonna per avermi tramesso la sua curiosità e la sua passione per il cibo. Per avermi fatto conoscere la letteratura, lei che ha fatto le scuole solo fino alla terza elementare. E a mio nonno per avermi insegnato la pazienza dei lavori manuali e per il calore che mi ha sempre trasmesso. Vi voglio bene



TORTA DI NOCCIOLE E FICHI

Ingredienti: 200g di nocciole spellate e tritate a mixer/ 100g di farina 00/ 100g di farina integrale/ 120g di burro morbido/ 180g di zucchero/100g di cioccolato fondente/ 4 uova/ 1 bustina di lievito per dolci/ latte q.b. per ammorbidire l'impasto/ 4-5 fichi maturi

Fondete il cioccolato spezzettato in un pentolino a bagnomaria. Nel frattempo lavorate a pomata lo zucchero assieme al burro, poi aggiungete i tuorli uno per volta mescolando bene fino a che il precedente non si è ben amalgamato all'impasto. Aggiungete al composto le farine setacciate con il lievito, poi il cioccolato fuso e le nocciole tritate. Ammorbidite il tutto aggiungendo il latte (io ho usato circa mezzo bicchiere). Infine unite gli albumi montati a neve ferma con movimenti dall'alto verso il basso. Imburrate uno stampo da circa 24cm di diametro e versatevi il composto. Sbucciate i fichi e tagliateli a metà. Disponeteli a cerchi concentrici sulla superficie della torta. Infornate in forno già caldo a 180° per mezz'ora.




giovedì 25 settembre 2008

Thailandia 2^ parte: Kanchanaburi e i parchi

Il viaggio verso Kanchanaburi è fatto di volti. Prendiamo la terza classe dalla stazione di Bangkok. Siamo gli unici occidentali. Donne, bambini, anziani affollano la banchine. Due lady-boy si truccano accuratamente su una panchina. E' una scena affascinante che spiega molto della realtà si questo paese. Mi colpisce la serenità che aleggia sui loro visi.

Il treno è lento e consente di godere del panorama che scorre pigramente fuori dal finestrino aperto. Un orizzonte fatto del verde delle risaie, fazzoletti di terra e acqua strappati alla giungla, sempre in agguato, pronta a riprendersi ciò che le è stato sottratto. Ad ogni stazione scendono orde di studenti in divisa. Camicie azzurre sopra gonne e pantaloni blu scuro, in stridente contrasto con i villaggi rurali in cui si perdono.

Kanchanaburi è carina, placidamente stesa lungo il fiume Kwai. Alloggiamo presso il migliore ristorante della città, una guesthouse immersa in un giardino dai colori meravigliosi. Ogni cena sarà una festa di sapori e profumi, annaffiata da numerosi bicchieri di fruit shake e Singha ghiacciata. Facciamo amicizia con il cameriere e qui ho il primo sentore di quella che nel corso del viaggio diventerà una certezza...lo sport più seguito non è la muay thai, ma il calcio...anche qui!

Il pulmino scorre veloce sull'asfalto liscio. L'aria condizionata mi fa rabbrividire. E' ancora presto e le strade sono pressoché deserte. Arriviamo alle Cascate di Erawan prima che l'invasione dei turisti e delle gite scolastiche inizi. Un impero d'acqua, sette livelli che si inerpicano fra intrichi di liane e alberi le cui foglie creano estesi tetti vegetali. Un breve bagno nelle polle cristalline, abitate da pesci grandi quanto il mio avambraccio e poi siamo di nuovo in cammino.

Vedo la sagoma grigia uscire dagli alberi, la proboscide ripiegata a portare il cibo alla bocca, le orecchie che sventolano l'aria calda. Un sogno di bambina che si avvera, quando salgo sulla testa dell'elefante, la sua pelle ruvida e calda sotto i palmi. La dolcezza e l'intelligenza di quegli occhi languidi e pacifici è sconcertante, mi lascia senza fiato.

La storia del Tempio delle Tigri assomiglia a una favola. Iniziata qualche anno fa, quando i monaci accolsero e curarono una coppia di tigri, ferite dai bracconieri. Addomesticandole con l'acqua, allevandole con una dieta praticamente vegetariana. Ora le tigri sono 17. Sentire la loro potenza quando appoggio la mano sul pelo umido e ispido è un'emozione che non scorderò mai.

La pioggia ci sorprende mentre giochiamo con i cuccioli. Ci ripariamo sotto una tettoia osservando l'acqua creare fiumi di fango. Le gocce si fanno via via meno intense, il temporale scema lasciando nell'aria minuscole particelle d'acqua. Ed ecco che davanti ai nostri occhi si materializza l'arca di Noè. Decine di erbivori, cavalli, mufloni, cinghiali si accalcano e si spingono, richiamati dal pastone che i monaci hanno sparso lungo il sentiero. Semplicemente surreale.

Mentre percorriamo la Ferrovia della Morte, costruita dai prigionieri durante la seconda guerra mondiale silenzio si fa fitto, denso. Nubi plumbee sporcano ancora il cielo. Le rotaie sono incastonate nella roccia, smantellata al costo di sangue e vite. Una prigionia terribile, in un luogo così remoto da dover essere apparso come un mondo alieno, l'incubo di un inferno. Un inferno che però, sessant'anni dopo, mi sta donando l'esperienza più intensa della mia vita.

Lasciamo Kanchanaburi, spinti verso est. Ayutthaya ci aspetta. Un'altra pagina nel mio diario. Nuove meraviglie che mi riempiranno gli occhi e la mente.

martedì 23 settembre 2008

La Pinza

Domenica stavo sfogliando il mio faldone di ricette alla ricerca di qualcosa di buono per la colazione della weazel, quando fra i vari fogli patinanti un tempo attaccati a belle riviste e giornali di cucina, mi cade l'occhio su un appunto preso a biro blu e scritto in fretta su una pagina ingiallita. Pinza, rivelava il titolo. E l'idea mi è subito piaciuta. La Pinza è un dolce tipico bolognese, che si può facilmente trovare in molte gastronomie e panifici della città. E' un dolce semplice e piuttosto rustico, il cui ripieno profumatissimo e acidulo lo rende una piacevolissima esperienza gustativa. Purtroppo non avendo la mostarda in casa, ho dovuto ripiegare sulla marmellata di prugne che avevo fatto la mattina, arricchita con gocce di cioccolato e miele, ma se riuscite a procurarvela vi consiglio di provare anche la versione originale.

Ingredienti per due pinze: 1/2 kg di farina/ 100g di burro/2 uova/ 180g di zucchero/ 1 bustina di lievito/ latte per impastare/ marmellata di prugne/ miele di castagno/ gocce di cioccolata/ zucchero di canna (o granella di zucchero)

Sbattete le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto cremoso. Nel frattempo sciogliete il burro in un pentolino a fiamma bassissima. Unite la farina setacciata al composto di uova e mescolate. Aggiungete il burro raffreddato e il lievito setacciato. Cominciate a impastare aiutandovi con il latte. Deve risultare un impasto morbido, simile alla frolla. Formata una palla e lasciate riposare in frigorifero per almeno mezz'ora. Dopodiché dividete l'impasto in due parti. Stendetelo tenendo la pasta all'interno di due fogli di carta forno fino a ottenere uno spesso di circa mezzo centimetro. Ora, distribuite la marmellata su tutta la superficie fermandovi a circa 1 centimetro e mezzo dai bordi. Con un cucchiaio fate colare un po' di miele sulla marmellata e aggiungete gocce di cioccolato a piacere. A questo punto ripiegate i bordi fino ad ottenere una specie di fagotto, oppure arrotolate la pasta e sigillate le estremità. Spennellate la superficie con un po' di latte e spargetevi sopra lo zucchero di canna o la granella. Infornate a forno già caldo a 160° per circa 40 min (la superficie deve dorarsi)

Il risultato è gradevolissimo ve lo assicuro!

giovedì 18 settembre 2008

Il nostro bel Paese...

Premetto: io Paolini lo detesto. L'ho sempre ritenuto un imbecille egocentrico, con uno scarso rispetto per il lavoro altrui. Il suo modo di protestare (per che cosa poi, dato che spesso l'oggetto delle sue proteste diveniva incomprensibile o relegato in secondo piano) è maleducato, fastidioso e fine a se stesso. Ammetto anche che le volte in cui è stato malmenato dai giornalisti vittime delle sue incursioni ho un po' goduto. Premesso questo, quando stamattina ho letto questa notizia che riportava la decisione del questore di Roma di interdire l'accesso a Paolini al Comune di Fiumicino, il mio umore è diventato davvero nero. Perché in fondo questa interdizione, questa estrema limitazione della libertà di un individuo la dice lunga sul clima in cui viviamo. Paolini è un cretino, ma non un terrorista. Se le sue azioni sono ritenute lesive ci sono altri canali legali da utilizzare. Il fatto che si arrivi a questi estremi, ma che soprattutto si sprechino risorse per limitare la circolazione di un innocuo cittadino, seppur cretino, mi sembra un'azione davvero esagerata. L'Italia va male, malissimo. E gli italiani vanno ancora peggio. Lo vedi nella maleducazione dilagante, nel sempre più diffuso atteggiamento di chi pensa "se sto bene io a culo il mondo", nelle facce sempre scure e arrabbiate, nella completa assenza di senso civico, nel disinteresse nei confronti di ciò che ci circonda. La gente si richiude in se stessa, segue le minchiate che passano in TV e cerca di sopravvivere. E su questo malcostume la classe politica ci si crogiola, convinta di aver vinto, di aver frustrato così pesantemente gli animi, di averli rammolliti e convinti che "tanto le cose non cambiano" da poter fare tutto quello che gli pare. Basta impacchettarlo per benino, mettergli un fiocco e creare un spot efficace che nascosta la puzza del contenuto. Le notizie ci vengono fornite tronche, monche, parziali, disturbate e sviate. Bisogna stare attenti, drizzare le antenne ricercare nuovi canali informativi, leggere ascoltare e cercare di farsi un'idea. Attenzione, non dico di capire la verità, ma almeno di sentire più campane possibili, per crearsi uno straccio d'opinione. Non un semplice commento alla realtà, ma un qualcosa che ci permetta di indignarci o concordare con ciò che sta avvenendo. Di credere ancora di poter contare, di poter influenzare con le nostre idee e le nostre scelte almeno un nanomillesimo di questa realtà.
Questa è la mia opinione. Magari sconclusionata, faziosa, parziale. Però c'è. C'è perché credo che il populismo sia la forma più pericolosa di dittatura. C'è perché sono convinta che se qualcuno ti incula sorridendoti e fornendoti anche la vaselina, non cambi il fatto che ti stia inculando. C'è perché ho 26 anni e mi sembra di averne 102. C'è perché a volte mi sveglio e mi sembra che non ci sia futuro. C'è perché sono così stupida da credere ancora che cercare di essere una persona decente, una persona migliore possa cambiare le cose. Magari non subito, ma ho bisogno di credere in questo.

Ora, a parte questo sfogo, vorrei ringraziare alcune persone che nei giorni scorsi mi hanno assegnato questo premio

Lo ammetto, ultimamente ne ho ricevuti tanti (almeno secondo i miei standard :D) e sebbene mi abbiano fatto molto piacere non sono stata molto ligia nel riassegnarli. Un po' per pigrizia e un po' per mancanza di tempo. Ma questo permio di cui Astro, Luca&Sabrina e Bocetta, mi hanno fatto dono è un po' speciale. Perchè parla di amici. E sapere di essere entrata un po' nel cuore di queste pesone mi lusinga molto. Io lo invio a:
Giovanna, Silvia, Saretta, Arietta, Velia e Camalyca. Con sincero affetto. E a quelli che passano di qui e leggono i miei deliri offro una fetta di questa torta

TORTA DI PRUGNE

Ingredienti: 300g circa di prugne lavate e private del nocciolo/ 150g di farina integrale/ 150g di zucchero di canna/ 150 di farina di ceci/ 120g di burro/ 3 uova/ 2 cucchiaini colmi di lievito per dolci/ 1/2 bicchiere di nocino
per la tortiera: 1 noce di burro + zucchero di canna
Tagliate le prugne a spicchi sottile e mettetele da parte, in un piatto cosparse con un cucchiaio di zucchero di canna. Lavorate il burro morbido con lo zucchero fino ad ottenere una crema. Setacciate assieme le due farine e il lievito e, sempre con l'aiuto di un setaccio o di un colino a maglie fitte, incorporateli alla crema di burro. Mescolate per bene e poi unite le uova (che devono essere a temperatura ambiente), una ad una. Aggiungete il nocino e amalgamate fino ad ottenere un composto liscio e senza grumi. Versate il tutto nella tortiera (ne ho usato una di 24cm) imburrata e cosparsa con dello zucchero di canna. Disponete le prugne a cerchi concentrici, premendo un po’ per farle affondare nell'impasto. Infornate in forno preriscaldato a 180° per circa 35 minuti.
Nota: questa torta no è particolarmente dolce. Quindi se vi piaccioni i sapori zuccherini vi consiglio di usare lo stesso quantitativo fra zucchero di canna e zucchero bianco. Io l'ho trovata perfetta così, soprattutto a colazione accompagnata da latte o caffè.

martedì 16 settembre 2008

Thalandia 1^ parte: Koh Samui, Koh Tao

L'aereo si inclina verso sinistra, scendendo di quota. L'ala indica una serie di isole. Gigantesche distese di smeraldo posate su un mare perfettamente blu. Mentre scendiamo uno scintillio dorato attira la mia attenzione. Il Big Buddha, la statua simbolo di Koh Samui saluta con i suoi bagliori il nostro arrivo.
La Thailandia mi si appiccica addosso non appena appoggio il piede sulla scaletta. Una seconda pelle che profuma di fiori di loto e di frangipane, di smog e cibo. Una patina che ancora adesso riesco a sentire nelle narici come il profumo di un amante sul cuscino.

Il cielo è basso, tridimensionale, violetto a causa del tramonto imminente.
Koh Samui è una delle isole del Golfo della Thailandia, meta negli anni '70 dei primi backpackers in cerca di luoghi incontaminati. Oggi è diventata un'isola turistica, dove i gogo bar e i negozi di souvenir si litigano gli spazi vitali. Ma al di là dei centri maggiori è ancora possibile trovare posti incantevoli, dove incantarsi a guardare l'Oceano e gli splendidi tramonti. Basta affittare un motorino e perdersi nell'entroterra, verso sud. Qui la semplicità della vita, la sua dignitosa povertà è ben visibile, non offuscata dalle luci al neon dei locali. E' qui che ti perdi nel sorriso di questo popolo cordiale e disponibile, fatto di gente che lavora duramente ma con una gioia che risplende sempre negli occhi di velluto nero.

Bufali come rocce di fango emergono dalla sterpaglia mentre ci avviciniamo alla costa ovest dell'isola. Il piacere di sedersi a un piccolo ristorante affacciato direttamente sulla spiaggia per sfuggire al calore del sole abbacinante. Una medaglia di fuoco, contornata da perfette nuvole di panna montata. E mentre rigiro il bicchiere ghiacciato, colmo di pineapple shake fra le dita, godendo delle fredde goccioline di condensa che mi scendono lungo il palmo osservo i pescatori camminare con l'acqua a mezza gamba armati di rete. Un'ipnotica danza di caccia.

Alla sera le nubi si addensano sull'acqua. Gli elementi di fondono. Cielo e terra diventano un tutt'uno. La pioggia comincia a cadere. Scava tunnel sulla tavola perfetta del mare. Corro sulla spiaggia, i piedi che affondano nella sabbia bagnata. Sento il cuore che martella come un rullo di tamburi nelle orecchie. Poi il tuffo. E intanto la pioggia continua a cadere, fresca, sulla faccia. Acqua sopra e sotto, tutto a un passo dalla perfezione.

E' qui che ho il mio primo impatto con i monaci. La struttura del wat è moderna e un po' pacchiana. Ma lo sguardo del Buddha posto all'interno trasmette una grande serenità. Un'emozione forte ed elettrizzante mi attraversa lo stomaco mentre vedo uno dei monaci anziani fare un gesto di richiamo con la mano. Ci fa sedere di fronte a lui e ci benedice. Lega ai nostri polsi un cordino bianco intrecciato, ci sorride in segno di saluto.

Il traghetto attraversa rumorosamente il tratto di mare che divide Koh Samui da Koh Tao, l'isola tartaruga. Immersa in un parco marino quest'isola conserva ancora la aura di paradiso tropicale. Freedom Beach, nel sud, è davvero un sogno di pace e libertà. Infiliamo la maschera trasformandoci in strane creature marine. Centinaia di pesci affollano lo spazio d'acqua sotto la mia pancia. Uno spettacolo inimmaginabile e si rafforza dentro di me la sensazione di avere immerso la testa in un acquario. Pesci farfalla, azzannatori e un'altra miriade di specie slalomeggiano fra coralli e rocce. La scena è quasi surreale e diventa pazzesca quando ci imbattiamo in un banco che sta mangiando. Sono talmente tanti da produrre un suono simile a quello di un motore di barca. Un ticchettio di centinaia di piccole bocche che nel silenzio ovattato dell'acqua ha un che di inverosimile. trascorriamo le ultime ore che ci rimangono sdraiati sulla sabbia bianchissima e bollente a ridosso della scogliera e delle palme. Lasciamo l'isola con la promessa di ritornare presto in questo paradiso, e questa volta con un brevetto da sub infilato nella muta!

Il nostro tempo nel Sud sta per finire. E' ora di spostarsi in cerca di nuove emozioni. Prima di partire visitiamo colui che ci ha accolto al nostro arrivo. Il Big Buddha è imponente e mentre salgo i gradini che portano alla statua osservo il sole che tramonta alle sue spalle. Raggi di miele colpiscono le guance dorate creando un gioco di ombre che dona vita a quella colata di metallo. Il fumo degli incensi inspessisce l'aria. Fedeli inginocchiati stringono fiori di loto fra le mani giunte. Tre inchini profondi, un mantra recitato fra le labbra. Lasciamo il wat accompagnati da una sensazione strana annidata nello stomaco e che mi impedisce di smettere di sorridere.

Il primo impatto con questo paese è stato ammaliante. Contrasti, mescolanze, una singolare unione fra sacro e profano, commerciale e spirituale, anima e corpo. Sono felice di proseguire il viaggio, ma una parte di me implora di fermarsi, comprare uno di quei piccoli bungalow sulla spiaggia e lasciare che il tempo assuma un nuovo significato.

domenica 14 settembre 2008

Il profumo della semplicità

Ci sono poche cose che ti fanno sentire davvero a casa...la fortuna è che ormai ovunque ci si trovi è facile preparare un piatto di pasta al pomodoro...Potere della globalizzazione :) Questo week end post rientro è stato dedicato quasi interamente alla cucina. La weazel è stata vessata con quintalate di pentole, ciotole e stampi da lavare, ma i risultati sono stati una buon ricompensa. Però la prima cosa che ho preparato è stato questo piatto di pasta, semplicissimo. Lo posto come simbolo del mio essere ritornata. Ho aperto le finestre e fatto entrare di nuovo il sole nel mio salotto. Acceso il gas e inondato l'ambiente di un profumo che per me significa Italia.

LINGUINE AL POMODORO
In una ciotolina unite una decina di pomodorini ciliegia lavati e tagliati in quarti, circa cinque cucchiai di olio, 2 spicchi di aglio schiacciati, una manciata abbondante di foglie di basilico, sale e peperoncino. Nel frattempo lessate le linguine in abbondante acqua salate. Quando sono al dente colatele. Schiacciate con le mani i pomodorini in modo da farne uscire il succo ed eliminate gli spicchi d'aglio. Unite il condimento alla pasta e fate saltare il tutto per un paio di minuti. Aggiungete il parmigiano, generosamente e servite

giovedì 11 settembre 2008

Ritorno a Casa..con tanto di premi!

E alla fine sono tornata...Tre settimane di viaggio, negli occhi ancora il verde della giungla, il bianco abbacinante dei wat e il sorriso delle persone che abbiamo incontrato.
Ci sono esperienze nella vita che ti segnano profondamente. Il mio primo incontro con l'Oriente appartiene a questa categoria. In Thailandia ho ritrovato un pezzetto di me. Un soffio di pace che ha avvolto il mio cuore e che la memoria conserva.
E' strano essere così a proprio agio in luogo tanto distante da tutto ciò che è quotidianità. E nonostante questo mi sono sentita a casa. La nostalgia è inevitabile, ma cercherò di esorcizzare rivevendo quegli attimi attrverso i milioni di foto che ho scattato e i ricodo di quei fantastici giorni.
Comunque...per non abbandonarsi troppo alla depressione del rientro mi concentrerò sulla cura del mio piccolo salotto, inevitabilmente trascurato in queste settimane e che ho scoperto mancarmi molto. Grazie e mille per essere passati e aver lasciato i vostri commenti, sono stati una piacevolissima sorpresa. E un grazie speciale a Stefano, Lenny e Luca&Sabrina che mi hanno assegnato questi due bellissimi premi. Mi avete lasciato davvero senza parole.



Il secondo si tratta del premio di qualita'di Punto d'Arte della Vita,creato tempo addietro per onorare e riconoscere il lavoro svolto dai bloggers,i loro blog motivano la "terapia d'arte":

Ecco le regole:
1)Indicare da chi si è ricevuto:
Luca&Sabrina
2)Dire perché si è deciso di creare il blog:
Ho iniziato per gioco, chiedendomi dopo aver navigato qualche mese fra stupendi blog di cucina se sarei stata in grado di curarne uno anche io. Ora è diventato un appuntamento quasi quotidiano attraverso cui posso esprimere e condividere le mie passioni
3)Dire qual è la propria arte preferita.
Amo la letteratura, il cinema e la pittura

Scsatemi se interrompo la catena, ma io li riassegno a tutti voi che passate di qui e abbellite con la vostra presenza questo piccolo spazio virtuale :) Grazie di cuore

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