lunedì 31 marzo 2008

La maledizione delle FS

Mi sono ammalata. Mancano due giorni alla partenza per Istanbul e tre al mio venti...esimo compleanno e ho una bronchite da competizione. Sto cercando però di essere positiva, mi drogo come un cammello e approfitto della giornata di malattia per sbrigare le ultime cose per il viaggio. Ogni tanto mi assale un colpo di narcolessia ma perfortuna fin'ora sono sempre riuscita a beccare il divano o il letto e a non sfracellarmi sul pavimento. Ho però incautamente sottovalutato il fattore FS. L'aereo infatti parte da Venezia e così io e la weazel dovremmo prendere il treno fino a Mestre. Niente di più semplice se non fosse che le nostre fantastiche ferrovie nazionali riescono a rendere complesso anche l'acquisto di un biglietto. Premettendo che forse è il poco ossigeno che mi giunge al cervello a rendermi l'operazione complessa ma ho scoperto che dal sito non è possibile comprare contemporaneamente due ticket!!!! Cerco di spiegarmi meglio: dopo aver inserito stazione di partenza e d'arrivo e aver selezionato l'orario ho cercato di variare il numero dei passeggeri ma il menù a tendina mi consentiva di inserire solo uno o zero adulti. Forse che il sito è così interattivo da sapere che in reltà viaggio con una weazel che non è propriamente definibile "un adulto"? Provo a ingannare il simpatico inconveniente digitando da tastiera 2 passeggeri, ma niente...i miei tentativi non sortiscono alcun cambiamento. Esco, rientro rifaccio tutto il procedimento per la prenotazione ma il numerino dei passeggeri rimane frustrantemente sull'uno. Va bene Ferrovie dello Stato avete vinto voi...ancora una volta. Neanche fosse il sito della NASA ho dovuto fare due registrazioni distinte sperando (e se così non fosse vi scatenerò dietro la weazel) che non ci sia nessun addebbito aggiuntivo sulla carta di credito. La prossima volta che dovrò intrattenere nuovamente rapporti con le FS mi ricorderò di rinnovare il passaporto, fare l'antitetanica, prendere un ansiolitico o più semplicemente iscrivermi a So you think you can dance tanto le probabilità che tutto fili liscio sono le stesse.

giovedì 27 marzo 2008

Sfogo di una notte di mezza estate

E' primavera...così dice il calendario.
E allora perchè questa mattina per venire al lavoro in bicicletta ho tirato di nuovo fuori il maglione da sci?
Perchè in Piazza dei Martiri il termometro segna 10 gradi? Perchè sto bestemmiando contro questa pioggerellina infame e contro la weasel che mi ha convinto a prendere la bici?
Perchè mi sento tutta rincoglionita (losoloso qualcuno che legge dirà che è la mia condizione naturale) e acciaccata e la mia cicatrice grida vendetta neanche fosse Gengis Khan?
Dove caspita è finito il sole???? Se è vero che non ci sono più le mezze stagioni io ne voglio una intera con il sole...per la gioia della mia allergia!!!!!

martedì 25 marzo 2008

HELP!!!! GO TO ISTANBUL

Ciao a tutti. Fra circa una settimana partirò con la weazel per un viaggetto, meta: Instambul. Se qualcuno di voi c'è stato e ha voglia di darmi un qualsiasi suggerimento su dove andare, cosa vedere assolutamente, cosa mangiare, quali souvenir acquistare...e via dicendo gliene sarò molto grata
GrazieGrazieGrazie

Food in Traslation

E' raro leggere nei racconti di viaggio, anche in quelli moderni, che cosa mangia la gente; eppure il cibo in Asia è ancora uno dei grandi piaceri. La varietà è grande, il modo di prepararlo è ancora semplice, e gli odori e i colori fanno parte della gioia quanto i sapori. Ogni piatto a poi quel suo speciale valore magico che rende il mangiare ancora più attraente. Una cosa fa bene al fegato, una alla circolazione del sangue. Un frutto riscalda, uno raffredda, mentre tante cose fanno bene al sesso, ossessione comune a tutti i popoli di questa parte del mondo.
(Un indovino mi disse, Tiziano Terzani, pag 226)

Questo diario narra il viaggio intrapreso da Tiziano Terzani, giornalista e inviato in Asia del Der Spiegel, nel 1993 quando seguendo le indicazioni di un indovino di Hong Kong decise di non volare per un intero anno. Costretto perciò a spostarsi utilizzando mezzi molto più lenti e a volte difficilmente reperibili, Terzani scopre la possibilità di conoscere più profondamente un continente in trasformazione, ma con radici antichissime, di osservare e registrare il lento suicidio di tradizioni e ecosistemi soppiantati da uno slancio verso il moderno e il progresso molto poco lungimirante e socialmente sostenibile. L'immagine dei paesi visitati dal giornalista risulta straordinariamente attuale nonostante questo resoconto sia stato scritto più di dieci anni fa. Simpatica ma allo stesso tempo inquietante è l'idea che emerge potente dalle pagine dedicate a Singapore e alle maggiori città asiatiche travolte da una speculazione edilizia ed economica, guidata per lo più da potenti enclave siniche costrette all'esilio. Il desiderio spasmodico di questi paesi a diventare moderni e occidentali, e perciò appetibili per il modello europeo-americano, suona sinistramente troppo attuale. Uccidere il vecchio per imitare il nuovo, un mantra che sembra essersi diffuso ormai in tutta l'Asia. E nonostante quasi tutte le riflessioni di Terzani possano essere tranquillamente usate come chiave per leggere il presente, proprio la parte che riguarda il cibo è cambiata. Se fino a un decennio fa questa caratteristica culturale era considerato un elemento di secondo piano, oggi è diventata una discriminante di grande rilievo. Negli ultimi anni si è assistito a una vera e propria rivoluzione nei costumi nazionali in relazione al cibo. Se all'uscita degli anni ottanta e dalla tradizione anglo-americana dei fast food si era imposta una cucina estremamente sofisticata e ingabbiata in regole di forma, struttura, sapore, dimensioni e proporzioni che di fatto escludeva i comuni mortali dal tempio della gastronomia, oggi si sta riscoprendo una gastronomia che si allaccia fortemente ai piatti tradizionali del territorio, riesumando sapori e ricette che si stavano perdendo. E se gli chef poi reinterpretano, destrutturano, rielaborano, la base da cui partono sembra essere il ricettario della nonna. Questa sorta di nazionalismo culinario, che vede l'utilizzo di prodotti locali e di alta qualità, è poi stato pesantemente sponsorizzato grazie alla nascita di canali mediatici dedicati esclusivamente all'enogastronomia. Sono nati i primi foodblog, i libri e le guide si sono moltiplicate, sono stati costruiti veri e propri tempi del cibo ( si veda eataly), sono stati riservati canali satellitari alle trasmissioni relative alla cucina. La Signora Maria, tanto per citare uno degli chef che preferisco, si è trovata così circondata da input per variare un bagaglio di tradizione senza però sconvolgerne i principi fondanti. E se tutto questo è sotto molti punti di vista meraviglioso (io per prima sono una drogata di Gambero rosso Channel, Anthony Bourdain, food blog vari e riviste di cucina), è anche qualcosa che dovrebbe far riflettere. Il cibo è da sempre simbolo e riflesso dei valori culturali intrinsechi di un popolo. Da ciò che viene cucinato è possibile evincere la ricchezza di un paese, il suo grado di sviluppo e ricchezza, le sue risorse e l'influenza delle varie minoranza sul suo territorio. Questo rivisitazione delle ricette tradizionali rispecchia forse la necessità di riscoprire una propria identità, messa in discussione negli ultimi anni da una globalizzazione indistinta che aveva coinvolto anche il gusto e il cibo. E così ecco ricomparire sulla nostre tavole piatti strettamente legati alla territorialità, che puntano non solo a riportare in auge sapori antichi, ma anche una produzione alimentare più attenta agli sprechi, alla stagionalità e alla qualità. Usando un'espressione inglese che calza a pennello la nostra tavola sta tornando down to earth e questo non è per niente male.

domenica 23 marzo 2008

Pranzo Pasquale

Oggi pranzo pasquale a casa dei miei, con i nonni e la weazel. Dalla collaborazione delle tre generazioni di streghe sono usciti i seguenti intrugli

tortellini in brodo della nonna Maria

costolette d'agnello fritte e alla griglia con verdure miste grigliate

latte brulè profumato



Ovviamente come da tradizione a me è toccata la preparazione del dessert per cui ecco a voi la ricetta di questo dolce al cucchiaio; una via di mezzo tra un budino e un creme caramel, non troppo dolce e stucchevole.

Ingredienti per 6 persone: 1 litro di latte/ 4 tuorli e 2 uova/ 1 bacca di vaniglia /la scorza grattuggiata di un piccolo limone bio/ 2 stecche di cannella/ 160 g di zucchero
Versate il latte in una pentola larga e con le pareti alte e portatelo a ebollizione con la bacca di vaniglia incisa per il lungo, la scorza del limone, la cannella e 100 g di zucchero. Lasciate bollire per circa un'ora (il latte deve quasi dimezzarsi). Al termine della cottura, mentre la riduzione del latte si raffredda, si prepara con lo zucchero restante il caramello. Una parte servirà a rivestire le pareti dello stampo da budino, il restante si riporta sul fornello e dopo aver aggiunto due cucchiai di acqua si fa cuocere per alcuni minuti fino ad ottenere uno sciroppo denso e scuro. A parte in una ciotola si sbattono i 4 tuorli e le due uova (non importa renderli particolarmente spumosi). Mentre il forno raggiunge la temperatura di 180° unite lo sciroppo di caramello alla riduzione di latte ancora tiepida mescolando con cura fintanto che lo sciroppo non si sia sciolto del tutto. Passate il composto di latte e caramello in un setaccio e unitelo alle uove sbattute. Mescolate e versate il composto nello stampo da budino. Cuocete a bagnomaria (assicuratevi che l'acqua raggiunga la metà dello stampo e sia già tiepida quando infornate il dolce) per 40 minuti circa. Per verificarlo immergete la lama di un coltello e se questa esce pulita significa che il dolce è cotto. Lasciate lo stampo immerso nel bagnomaria fino a che non si è raffreddato completamente e poi mettetelo in frigofero fino al momento di servire (almeno 2 ore, io l'ho lasciato tutta la notte). Per impiattarlo vi consiglio di passare la lama di un coltello lungo i bordi e immergere lo stampo per pochi secondi in una ciotola di acqua calda. Ribaltate suun piatto e servite.

Buona Pasqua!!!!

BUONA PASQUA A TUTTI!!!

venerdì 21 marzo 2008

Un venerdì di passione

Oggi è uno di quei giorni in cui avrei venduto la weazel piuttosto che strisciare fuori dal letto. Dopo un inizio fulminante passato in stato semicomatoso a fissare la tazzina del caffè con la convinzione che il mio sguardo assassino avrebbe convinto il corroborante liquido a saltarmi direttamente in bocca e il trauma del tragitto in autobus (un giorno di questi riuscirò a salire dalla parte del macchinino sputa-biglietti senza dover attraversare tutto l'autobus) mi ritrovo qui in ufficio a inserire migliaia di aliquote assediata da tutti quelli che hanno approfittato del giorno di ferie (bastardi!!!!) per venire a fare domandi sull'ici. Quindi prima di tentare il suicidio colpendomi ripetutamente col timbro degli annullamenti ho cercato di svagarmi un po' cazzeggiando su Koreus (alterego francofono di youtube). Vi posto quindi i tre video che oggi mi hanno salvato la vita...
Ecco perchè non voglio cambiare la mia scassatissima Fiestina
http://www.koreus.com/video/daphne-new-broom.html

una weasel è per sempre....
http://www.koreus.com/video/the-cat-came-back.html

...purtroppo...
http://www.koreus.com/video/simon-cat-let-me-in.html

Besos

mercoledì 19 marzo 2008

Tutti podisti

Alla weazel, è risaputo da tutti coloro che ne posseggono una, piace correre. A tutte le weazel piace sgambettare all'aria aperta, anche se una forma aerodinamica non ce l'hanno proprio. La mia in questo momento sta preparando la sua terza maratona con ambizioni piuttosto elevate (la barriera della 3 ore e 08), così da quando è venuto un po più caldino la si vede vestirsi in modo imbarazzante per una weazel di sesso maschile e adulta e partire sfidando il traffico cittadino.
Questa mattina però la sua convinzione atletica è stata fortemente messa alla prova da un paio di incontri inaspettati. Dopo pochi minuti di corsa la weazel è stata infatti affiancata da un un umarell in bici (per chi non fosse di Bologna e non sapesse cosa sono gli umarell consiglio la visita di questo sito)

Umarell: Bhe che fai corri?

Weazel: Bhe sì (traduzione del weazel-pensiero...no faccio i campionati di surf giù per via Carracci)

Questo piccolo infinitesimale segno di confidenza ha fatto sì che per i successivi 3 km l'umarell inseguisse la povera weazel raccontandogli tutti i minimi particolari della sua trascorsa e gloriosa carriera podistica che tra le altre cose lo vedeva correre la sua prima gara, nonchè prima maratona, in 3 ore e 08 e chiudere la 100 km del Passatore in 9 ore.. Umiliata nell'intimo la weazel ha proseguito l'allenamento sentendosi un criceto rotolante piuttosto che un fulmineo ghepardo. Con i chilometri tuttavia l'autostima è ritornata a far capolino... in fondo non ci sono prove di ciò che l'umarell ha affermato (si sa che gli umarell tendono un po' a esagerare le dimensioni delle loro imprese) e poi chissenefrega l'importante è il gesto atletico, la sensazione di libertà...Ma al 13° km ogni briciolo di autostima è stato spazzato via. A parco Angeletti un bambino marocchino, con mocassino, giacca e zainetto si è affiancato alla weazel, tenendo tranquillamente il suo passo

-Ciao, corri?

-Si'

-Anch'io quando ero in Marocco correvo...facevo i 5000. Ero bravino

E a questo punto nella piccola testolina della weazel sono comparsi pensieri impronunciabili, per la maggior parte legati alla figura di Erode.

-Ah però, ma oggi non hai scuola?

-Sì ma preferisco correre.

E dopo questa conversazione, indecisa se gettarsi in mezzo al traffico con la musichetta di Momenti di gloria come marcia funebre, la weazel è tornata a casa pensando a come sarebbe bello l'internamento coatto in ospizi e scuole.


martedì 18 marzo 2008

Torta con Ricotta a modo mio

Due settimane fa mio zio ha compiuto 60 anni così sua moglie ha preparato una festa a sorpresa invitando tutto il parentado, compresei i cugini londenesi. Abituata a una famiglia numerosa (8 fratelli rimasti orfani abbastanza presto) mia zia ha preparato tutte le libagioni da sola, affidandosi ad una fantastica gelateria di Granarolo solo per la torta. Millantando l'esistenza di una fantomatica festa scolastica della nipote per giustificare la comparsa di un'infinità di pizzette, torte salate, stuzzichini, salami di cioccolato, pasticcini e chi più ne ha più ne metta la zia è riuscita a rimpinzare più di trenta persone. La festa è stata un successone anche se abbiamo rischiato di uccidere lo zio, che soffre di cuore, emozionatissimo nel vedere parenti e amici, venuti anche da lontano.
Questa lunghissima premessa serve per spiegare l'origine torta che ho preparato. Infatti la ricetta era contenuta nel libretto allegato alle numerose bustine di lievito che mia zia ha utilizzato e che mi ha regalato conoscendo la mia passione per la cucina (è la stessa zia colpevole di avermi regalato il Dolce Forno). Ho apportato qualche modifica in quanto la ricetta e non solo la copertina del libriccino aveva un'impronta decisamente anni '60, e quindi ho diminuito decisamente lo zucchero del ripieno e il tempo di cottura; inoltre ho sostituito la frutta candita che doveva essere mescolata alla ricotta con gocce di cioccolato.


TORTA CON RICOTTA A MODO MIO


Ingredienti: 300g di farina/150g di zucchero impalpabile/ 100gr di burro/ 1 uovo/ poco più di 1/2 bustina di cremor tartaro/ 1 bustina di vanillina
per il ripieno: 500g di ricotta/ 150g di zucchero/ 100g di uva sultanina/ 100g di gocce di cioccolato/ 150 ml di panna liquida/ 3 uova.

Preparare il ripieno: lavorate bene la ricotta con una spatola per renderla cremosa, unite lo zucchero, l'uva sultanina precedente ammollata in acqua tiepida (o liquore se vi piace), le gocce di cioccolato, le uova, la panna e amalgamate tutto molto bene (il composto rimane un po' liquido ma non preoccupatevi).
Preparare l'impasto: lavorate lo zucchero impalpabile con il burro (a temperatura ambiente e spezzettato) fino a ottenere una crema, unite l'uovo, la vanillina e incorporate infine la farina miscelata con il cremor tartaro e setacciata (aggiungetene un po' per volta). Impastate accuratamente e lasciate riposare in frigorifero 25 min assieme al ripieno. Poi con i 2/3 dell'impasto foderate uno stampo di circa 30 cm di diametro, rivestito di carta da forno (bagnata e strizzata); versatevi il ripieno. Coprite con la pasta rimasta facendo aderire bene i bordi delle due sfoglie. Cuocere a 180° in forno preriscaldato per circa 30 min.


domenica 16 marzo 2008

Il tortino della domenica

La domenica è il giorno che solitamente dedico alla cucina; fondamentalmente perchè unisco il giorno che più odio della settimana con un'attività che amo fare. In più cerco di preparare qualcosa che possa essere variamente utilizzato per l'alimentazione della weazel durante la sua inesistente pausa pranzo. Il must di stagione è diventato così il tortino salato, escamotage facile e veloce da cucinare, ma soprattutto non troppo disgustoso se mangiato dopo essere stato riscaldato su di un termosifone. Qui sotto trovate quindi una delle migliaia di ricette per una simil quiche che ha come unica particolarità di stare alla weazel come l'Eukanuba sta a migliaia di cagnolini. Inoltre potrebbe essere anche una buona idea per la gita pasquale fuori porta.



TORTINO DELLA DOMENICA



Ingredienti :1 rotolo di pasta sfoglia/ 3 patate medie/ 250 g di ricotta /1 uovo/
sale, pepe, noce moscata e parmigiano in quantità variabile a seconda dei gusti/
5 sottilette/ 200 g di prosciutto cotto/ scamorza


Lavate le patate e mettetele a bollire in abbondante acqua senza privarle della buccia. Nel frattempo srotolate la pasta sfoglia (io uso quella già a forma di disco) e mettetela in una tortiera con cerniera, rivestita di carta da forno, avendo l'accortezza di ritagliare dal bordo una striscia di pasta di circa una centimetro che vi servirà a formare la griglia della crostata. Sul fondo disponete uno strato di sottilette e uno di prosciutto cotto. Scolate le patate, spellatele, riducetele in purea e fatele raffreddare. Quando sono tiepide aggiungete la ricotta, l'uovo, il sale, il pepe, il parmigiano e la noce moscata e mescolate il tutto energicamente fino a ottenere una crema piuttosto compatta. Spalmate il composto sopra agli strati di sottilette e prosciutto cotto. Piegate i bordi della pasta sfoglia verso l'interno, a contenere la crema di patate e ricotta, aiutandovi con i rebbi di una forchetta; tagliate sottilmente (eventualmente usando una mandolina) alcune fettine di scamorza e disponetele sopra al composto. Infine con la striscia di pasta tenuta da parte formate la classica griglia da crostata. Infornate, a forno preriscaldato a 180°, per circa 20-25 min.


venerdì 14 marzo 2008

Intervista a Pennac

Daniel Pennac è uno dei miei scrittori preferiti. Ho amato Il paradiso degli orchi e La Fata Carabina. Ho sviluppato una sorta di dipendenza per le vicende legate a Malaussenne e la sua strana e deliziosa famiglia (sono particolarmente affezionata a Therese). Volevo anche andare a vedere la rappresentazione teatrale de La Lunga notte del Dottor Galvan ma purtroppo non ho trovato i biglietti e mi toccherà accontentarmi del libro. Oggi mentre mi dilettavo su youtube cercando qualcosa che mi facesse compagnia durante l'inserimento aliquote quotidiano mi sono imbattuta nel video della presentazione del duo nuovo libro. L'intervento è molto interessante e piacevole (purtroppo è diviso in tre parti) Spero che vi piaccia e che vi invogli a leggere qualcosa di questo straordinario autore



prima parte



seconda parte





terza parte

giovedì 13 marzo 2008

What your name means...il giochino del giovedì

Sotto segnalazione di Daniela sono andata a vedere i significati nascosti legatio al mio nome. Il sito in cui potete trovare il vostro è questo mentre il risultato per Francesca l'ho messo qua sotto.
Un consiglio: curiosate anche sugli altri quiz, alcuni sono carinissimi
Have a nice day


What Francesca Means
You are loving, compassionate, and ruled by your feelings.You are able to be a foundation for other people... but you still know how to have fun.Sometimes your emotions weigh you down, but you generally feel free from them.
You are wild, crazy, and a huge rebel. You're always up to something.You have a ton of energy, and most people can't handle you. You're very intense.You definitely are a handful, and you're likely to get in trouble. But your kind of trouble is a lot of fun.
You are usually the best at everything ... you strive for perfection. You are confident, authoritative, and aggressive. You have the classic "Type A" personality.
You are very intuitive and wise. You understand the world better than most people.You also have a very active imagination. You often get carried away with your thoughts.You are prone to a little paranoia and jealousy. You sometimes go overboard in interpreting signals.
You are very open. You communicate well, and you connect with other people easily.You are a naturally creative person. Ideas just flow from your mind.A true chameleon, you are many things at different points in your life. You are very adaptable.
You are friendly, charming, and warm. You get along with almost everyone.You work hard not to rock the boat. Your easy going attitude brings people together.At times, you can be a little flaky and irresponsible. But for the important things, you pull it together.
You are the total package - suave, sexy, smart, and strong.You have the whole world under your spell, and you can influence almost everyone you know.You don't always resist your urges to crush the weak. Just remember, they don't have as much going for them as you do.
Effettivamente sono elencati molti aspetti del mio carattere. Mi ha sempre affascinato l'idea che il proprio nome potesse avere un qualche ascendente sulla nostra vita, quasi fosse una parola magica o un amuleto. E voi, avete trovato qualche attinenza?
Besos

martedì 11 marzo 2008

Muffin mandorle, limone e uvetta

La cucina è sempre stata una mia grande passione. La responsabilità di questo amore infinito penso sia legata in primo luogo alla mia infanzia, quando osservavo mia nonna, cuoca eccezionale, cucinare per ore e ore piatti fantasmagorici dal profumo inebriante e dall'aspetto sublime. A sette anni poi mia zia ha definitivamente segnato la mia vita regalandomi il Dolce Forno. Da quel momento ho cominciato a pasticciare allegramente con farina zucchero, uova e quant'altro fosse commestibile costringendo i miei genitori (povero papà già traumatizzato dagli esperimenti di quattro sorelle) e i miei amici a fare da cavie ai miei esperimenti (fortunatamente quasi tutti riusciti, a parte una pasta aglio olio e peperoncino con la quale ho quasi ucciso la weazel).

Oggi perciò ho deciso di postare una ricetta facile e profumata provata questa domenica in un raptus di follia culinaria




MUFFIN MANDORLE LIMONE E UVETTA


















ingredienti per circa 14 muffin: 3 uova sbattute/150 gr di burro/ 2,5 dl di latte freddo/ 100 gr di zucchero scuro/ 2-3 cucchiai di miele millefiori/ 150 gr di farina 00 e 100 gr di farina integrale/ 1 bustina di lievito/ 200 gr di mandorle tritate/ la scorza di 2 limoni bio


In una casseruola fate sciogliere il burro e poi unite il latte e il miele (la fiamma deve essere bassissima in quanto il composto deve essere appena tiepido). Nel frattempo mescolate in una ciotola lo zucchero, le farine e il lievito (setacciati). Unire gli ingredienti liquidi a quelli secchi e infine incorporare la scorza dei limoni e le mandorle tritate. Mescolare per amalgamare gli ingredienti ma non troppo se no i muffin verranno duri come sassi. Versare l'impasto nelgli stampini e infornare a forno già caldo a 190° per circa 20 minuti. Una volta sfornati lasciateli intiepidire e poi fateli asciugare su una griglia.



domenica 9 marzo 2008

La maledizione del tapis roulant

Essere podisti a Bologna è difficile. Soprattutto se abiti in centro. Correre in mezzo alla gente, sui viali, stando attento a non farti investire e respirando monossido di carbonio a pieni polmoni non è proprio il sogno di chi corre. Le alternative purtroppo sono molto limitate e spesso ti costringono a dover prendere la macchina, prospettiva sempre poco allettante. Così quando ti alzi il sabato mattina e vedi che fuori piove a volte ti senti sollevato al pensiero di poter correre in palestra senza sentirti troppo in colpa. Perciò, ieri quando ho aperto gli scuri e ho visto che il tempo non era migliorato dalla sera precedente e che un fredda pioggerellina lucidava i tetti del palazzo di fronte ho pensato che i miei 10 km potevo farmeli tranquillamente sul tapis roulant. Preparata la borsa, controllato lo stato dell'ipod (carico e possibilmente con una play list decente) mi sono avviata con la weazel verso la Virgin. Nonostante i 102 gradi imperanti nella sala non mi scoraggio scelgo il tappetino davanti allo schermo sintonizzato su MTV e comincio il mio allenamento. Purtroppo mai scelta si rivelò più infausta; dopo 5 minuti di riscaldamento ...BAM... il televisore si spegne e dopo due secondi di bestemmie mentali si riaccende su SKY TG24 che per l'occasione sta mandando in onda il fantastico discorso preelettorale di Berlusconi. Ok niente panico - penso - hai la musica non importa che guardi la tv. Ma quella facciona di un colore tra l'arancione e il rosso mattone mi perseguita; è lì davanti a me con un sorriso irritante che assomiglia sempre di più alla paresi facciale di Silvester Stallone. Ok ora mi isolo, penso alla corsa, a non svenire per il caldo, alla weazel che zumpetta allegramente accanto a me, al suo bel culetto...Ma ecco che sotto al faccione cominciano a scorrere le didascalie con i punti fondametali del suo discorso. Oddio nooooo; il populismo redivivo. Ma Pinochet e Allende non erano morti. Forse questa è la loro reincarnazione...guardandoci attentamente mi sembra di scorgere anche qualcosa di Reagan, o forse è il lifting che sta partendo...?
Ecco lo sapevo dovevo sfidare la pioggia e la conseguente broncopolmonite, farmi trascinare dalla weazel in mezzo alla mota piuttosto. Ma purtroppo la maledizione del tapis roulant ha colpito e me non restano che 40 minuti di pura tortura psicofisica.
Così imparo a correre davanti a una televisione in periodo elettorale senza alcun potere sul telecomando.
PS ritornati a casa la maledizione ha continuato a imperversare; la weazel ha infatti pensato bene di lavare il mio ipod insieme alla felpa a cui era attaccato. Sigh :(

venerdì 7 marzo 2008

Memorie

Mia nonna sa di Nivea. Immancabilmente, ogni volta che qualcuno apre l'immutato barattolino blu di latta mi viene voglia di chiamare la nonna. Me la ricordo bene mentre si spalmava questa sostanza bianca e corposa dopo pranzo, seduta in cucina, mentre fumava la sua prima sigaretta in santa pace, dopo che aveva passato la mattina con le mani ammollo, a pulire prima casa sua e poi quella di altri. Io me ne stavo lì buona a giocare con i miei animaletti di plastica e quell'odore dolce e intenso misto a quello acre della sigaretta era confortante. Mi accompagnava per il resto della giornata fino a sera, quando ritornava reale e potente mentre sdraiata su divano con la testa sulle sue gambe mi faceva i 'grattini'. Adesso la nonna raramente usa la Nivea, dice che quella fluida è più comoda e si assorbe meglio; ma per me quello rimarrà per sempre il suo odore e so che basterà un nonnulla per riportarmi ai miei cinque anni e farmi sentire vicina alla mia nonna.

mercoledì 5 marzo 2008

La maledizione dell'autobus

Certe cose a me fanno proprio incazzare. Stamattina ero sull'autobus (attività che già mi mette di pessimo umore) quando leggo su IL FOGLIO del ragazzo seduto davanti a me "Aborto? No Grazie". Ma io mi chiedo, chi cavolo si inventa questi slogan; quale mente malata può ideare una tale idiozia? Mi si fissa in mente l'immagine di un azzimato cameriere che si avvicina a una ragazza seduta al tavolino del bar e invece di domandarle se vuole un cappuccino o un caffè le chiede 'Desidera un aborto? O preferisce una brioche?' Ma c'è veramente chi crede che per le donne la decisione di interrompere una gravidanza sia qualcosa di semplice? E soprattutto cosa c'è di sbagliato nel preservare la libertà di scelta? Perchè voler limitare il diritto di autodeterminazione delle persone? Trovo che non abbia alcun senso voler proteggere e affermare i propri valori e le proprie convizioni (la famiglia, il matrimonio, il diritto alla vita,...) cercando di cancellare ciò che potrebbe minarli. Così facendo non si fa altro che sottolineare quanto questi siano fragili. Sono stufa di sentire sempre proposte in negativo; non c'è innovazione, ne' crescita nell'eliminazione di libertà e diritti. Perchè invece non si propone. Vogliamo preservare la famiglia: invece di dire no a pacs e dico, perchè non vengono stanziati maggiori aiuti alle coppie con più di un figlio (noo, questo è un atteggiamento fascista, non si può dire, è meglio impedire a coppie che stanno insieme da una vita di tutelarsi legalmete). Vogliamo diminuire gli aborti: invece di toccare la 194 perchè non si investe di più nella campagna a favore della contraccezione (13 euro sei profilattici?!!??) o delle fasce sociali più a rischio (vedi giovani immigrate che non possono permettersi di portare avanti una gravidanza)? Forse sono io che non capisco come gira il mondo, ma questa tendenza dei nostri politici e opinionisti a non avere programmi che contengano qualcosa di nuovo da realizzare ma revisioni di ciò che già c'è ( e che non sempre fa schifo) mi spaventa.
Un consiglio per Ferrara: cambiare i titolisti
Un consiglio per me: non prendere più l'autobus, neanche quando diluvia

martedì 4 marzo 2008

Bags of laughs

eccezionali!!!! Per farsi due risate durante una faticosa giornata passata a inserire aliquote

1.http://www.youtube.com/watch?v=WLG3S5WzHig
2.http://www.youtube.com/watch?v=j_pFTAY7MF8

lunedì 3 marzo 2008

Grazie Romagna

C'è qualcosa di magico nel tragitto che collega Bologna a Marina Romea. Un viaggio di appena tre quarti d'ora (traffico permettendo) che però acquista uno strano fascino mano mano che la macchina, scivolando sul liscio asfalto dell'autostrada, lascia la città. La campagna, piatta, con i suoi colori mutevoli, incorniciata dagli Appennini all'orizzonte, incanta. Sabato i campi erano già di un bel verde smeraldo, il sole li inondava creando un netto contrasto con gli appezzamenti ancora brulli e scuri. Dal finestrino scorrono sonnacchiosi casolari e fattorie e un po' più scostati dalla strada paesini dal nome già squisitamente romagnolo: Bagnacavallo, Russi, Cotignola...

Non ho ancora capito se è questo paesaggio o la prospettiva di una giornata al mare a riempirmi di una insolita sensazione di pace, ma mi piace pensare che l'importante è il viaggio e non la destinazione.

Lasciata l'autostrada ci si trova alla fine delle valli di Comacchio e sul ciglio della strada a pochi metri dalla macchina, oltre l'argine ecco sorgere uno dei miei sogni reconditi: i barconi. Queste casupole di legno, costruzioni ibride fra palafitte e capanni dei pescatori, che servono per la pesca con la rete, sembrano essere uscite da un altro tempo e mentre si percorre il limitare della riserva naturale, capisci quanto doveva essere difficile la vita in questi luoghi cinquantanni fa, ma anche quanta poesia e dignità possedeva.

domenica 2 marzo 2008

Scusa... vado a fumarmi un messaggino

Venerdì sera, in preda a un attacco cinefilo che ci ha permesso di ignorare i postumi di una settimana pazzesca, io e la weazel abbiamo deciso di andare finalmente a vedere CousCous. Inoltre, il film veniva proiettato al cinema parrocchiale proprio sotto casa e quindi neanche la nostra pigrizia atavica ci ha fatto desistere. Entrati nella hall (se cosi si può chiamare) prima sorpresa: un numero imprecisato di persone, la maggior parte con cappotti naftalinati e pellicciotti di dubbio gusto e utilità, data la temperatura esterna, stanno facendo la fila per prendere il biglietto. Ok niente panico, il film in fondo ha riscosso un discreto successo e come spesso capita a Bologna è rimasto in sala per circa 10 secondi. Ci mettiamo in coda, acquistiamo i biglietti, entriamo e... boom seconda sorpresa: le poltroncine scomodissime in pura lana urticante sono quasi tutte occupate. Io e la weazel ci guardiamo increduli, troviamo da sedere e cerchiamo di rassicurarci commentando come l’utenza sarà sicuramente migliore rispetto ai ragazzini urlanti e divoratori di pop-corn che spesso popolano le multisale. Purtoppo dopo circa tre secondi un gruppo di signore con cappuccio peloso e una scarsissima conoscenza del sapone si siedono proprio di fronte a noi, mentre a film iniziato una coppia si accomoda con una certa 'grazia' nei posti accanto al mio, tirandomi una gomitata da wreastler e chiedendomi ripetutamente da quanto era iniziato il film. Cerco di rilassarmi concentrandomi sul film, ma la maggior parte delle persone si sente autorizzata a commentare ogni singola scena e io comincio a sognare disastri nucleari e apocalissi. Quando ormai pensavo che nulla potesse più allibirmi finisce il primo tempo, si accendono le luci e la scena diventa surreale; neanche fossero tutti Gary Cooper in Mezzogiorno di fuoco il 90% delle persone in sala estrae da tasche e borse il cellulare e comincia a telefonare o a inviare messaggi. Oh mio Dio!! l'invasione degli ultracorpi!! Ma dove sono finite le sigarette?!? l'intervallo era adibito a questo: al rito del fumafuma! Ok, non è politically correct, sappiamo tutti che il fumo fa male, ma questo è molto peggio dei nugoli di drogati di nicotina che si fiondavano fuori dalla sala per dare due tiri rigeneranti a una sigaretta prima che ricominciasse il film. E invece ora sono assediata da quarantenni, che con aria spiritata digitano forsennatamente sulle microtastiere dei loro ultratecnologici telefonini, signore che urlano nei microfono SI Gianna sono al cinema con l'Elga... nono... sisi ma domani sera potremmo andare a vedere al Medusa Ma non si invecchia mai, l'ultimo film dei fratelli Coen (!!!???!!!!) E su questa frase fortunatamente si rispengono le luci.
Ok, precisiamo, io non sono contro la tecnologia o i cellulari, ma quello che non capisco è l'attaccamento morboso all'oggetto. Come non capivo la necessità di dare quei due famosi tiri alla sigaretta, frettolosi e privi di qualsiasi piacere, non vedo la necessità di dover comunicare telefonicamente qualsiasi cosa che non sia questione di vita o di morte, in quei tre minuti di pausa, soprattutto quando si è fisicamente in compagnia di qualcuno.
Ancora una volta il bianconiglio mi ha battuta. Non trovo nulla di familiare, rassicurante, piacevole in questo nuovo rito tecnologico, e lo detesto ancora di più perchè per qualche secondo mi ha fatto rimpiangere il tempo unico dei multisala.
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