martedì 31 marzo 2009

Un'insalata per richiamare la primavera

La pioggia scende incessante sui vetri. Forma rivoli, mutevoli forme geometriche. Tutto è grigio, languidamente sonnolento.
Ho voglia di sole. Ho voglia di luce. Di togliermi strati di vestiti, di sentire il calore sulla pelle nuda. Ho voglia di rivedere il mare, lo specchio dorato sotto i raggi del mezzogiorno. Di godere della spiaggia vuota, non ancora invasa da schiere di ombrelloni e turisti. Di sentire la sabbia bagnata sotto i piedi scalzi. Di scavare pigramente cunicoli con la punta delle dita, mentre sdraiata osservo le nuvole rincorrersi all'orizzonte.
Ho voglia di sentire il profumo della primavera, quell'odore di terra ed erba appena tagliata. Di vedere le gemme brillare di un bel verde acceso, trasformarsi, diventare bocciolo, fiore.
Questa stagione si sta facendo desiderare, come un amante reticente, come una bambina dispettosa che gioca a nascondino.
E allora nell'attesa, inganno questo grigiore cercando di portare leggerezza e colore nei miei piatti. Una sorta di offerta, di richiamo per questa primavera capricciosa

INSALATA DI SALMONE AL MIELE

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Ingredienti per due persone: 2 tranci di salmone/ insalata mista a piacere (valeriana, radicchio, spinaci baby, lattughino) / 1 arancia grande/ 40 gr di pinoli
per il dressing: 1 cucchiaio abbondante di miele d'acacia (se non avete del miele d'acacia potete usare un qualsiasi miele fluido e delicato; vi sconsiglio invece quelli troppo decisi come quello di castagno)/ 2 cucchiai di olio delicato e leggermente fruttato (ligure o calabrese)/ 1 cucchiaio di limone/ 1 cm di radice di zenzero grattuggiata/ sale rosa dell'himalaya e pepe qb

Scaldate una padella e senza aggiungere grassi scottate i tranci di salmone (bastano pochi minuti per lato, la carne all'interno deve rimanere bella rosata). Togliete il pesce dal fuoco, eliminate la pelle esterna, l'osso centrale e le eventuali lische e tagliatelo a cubetti. Pelate l'arancia a vivo e tagliate anche questa a cubetti. Nella stessa padella in cui avete cotto il salmone fate tostare i pinoli, fino a che non diventano dorati. In una ciotolina emulsionate gli ingredienti per il dressing, sbattendo con una forchetta per alcuni minuti. In una ciotola disponete la misticanza, il salmone, l'arancia e i pinoli tostati e condite con l'emulsione di miele e olio

Con questa ricetta partecipo (sperando non sia già scaduta) alla ricetta di Susina


Un abbraccio speciale a Cielomiomarito e Luca&Sabrina che mi hanno fatto omaggio di questo bel premio.


A mia volta lo assegno a
Paoletta: perché per creare quei magnifici lievitati oltre che grande maestria ci vuole anche una geniale creatività
Onde99: amo il tuo modo di giocare con i colori e il tuo approccio creativo alla cucina francese
Virginia: ogni giorno riesci a stupirmi con le tue foto luminose e invitanti. Mi piace tantissimo come riesci a creare piatti straordinari utilizzando pochi e semplice ingredienti
Gio: perché la tua ironia e le tue analisi mi fanno riflettere sorridendo

lunedì 30 marzo 2009

Sono una maratoneta


Sono vestita come un preservativo. Bustone bianco e cappuccetto blu. Non ha smesso di piovere da sabato pomeriggio e io mi continuo a domandare chi cavolo me l'ha fatto fare. Poi mi guardo intorno. Un muro di gente, avvoltolata in chilometri di plastica che aspetta lo sparo di inizio. Ok, almeno sono in buona compagnia.
La gara inizia, faccio partire l'i-pod, un passo dopo l'altro. In due secondi le mie Nike diventano uno stagno per le paperelle. Le sensazioni sono buone, le gambe rispondono bene, anche se per i primi chilometri scatarro che è un piacere. Sui lati della strada la gente è assiepata, tifo da stadio, con tanto di clack e trombette. Mi godo le urla di incoraggiamento, i bambini che ti danno il cinque.
Al sesto chilometro un signore si incolla al mio fianco. Si chiama Daniele, ha 61 anni ed è anche per lui la prima maratona. Ci accordiamo per correre insieme, gli piace il mio passo regolare.
Il tempo passa, i piedi macinano metri su metri. La prima crisi al sedicesimo. La respirazione si fa più faticosa, apro la bocca per incamerare aria. Sulla lingua sento il sapore del sudore e della pioggia. Mi dico che è normale, che mi succede sempre, anche in allenamento. Mi concentro sulla linea di mezzeria, che diventa il mio filo di Arianna. Al venticinquesimo la situazione si normalizza. La respirazione torna fluida. Daniele mi parla, mi racconta dei suoi amici che hanno deciso di rimanersene a letto quando hanno visto tutta quella pioggia.
Passiamo alcuni paesini. Qui il tifo si fa ancora più intenso. Davanti a un bar un gruppo di ragazzi di colore improvvisa un mini concerto reggae. Mi sento davvero bene. L'asfalto corre sotto i miei piedi, lucido di pioggia. Riesco perfino a godermi l'architettura della parrocchia di Ponte della Priula.
Finalmente arriviamo al Piave. E' imponente. Una distesa di fango e acqua. La mia mente fa le capriole, immagini di guerra e soldati bagnati spolti, come me in questo momento.
Al trentaduesimo chilometro Daniele mi abbandona. E' troppo stanco e decide di cominciare a camminare. Io proseguo, mi impongo di correre per almeno altri 3 chilometri, fino al prossimo rifornimento. Ora le gambe sono rigide e ghiacciate. La pioggia ha completamente inzuppato il k-way. Sento l'acqua che scorre a rivoli giù per la schiena, che riga il viso, che si raccoglie nelle scarpe. Comincio a vedere i primi ritirati ai lati della strada, intirizziti, in attesa della "scopa". Mi impongo di pensare un chilometro alla volta. Manca poco. Non voglio mollare. Lo faccio per me, per la weazel, per dimostrare a me stessa che posso portare a termine questa avventura.
Al trentaseiesimo decido di alternare corsa e camminata. Due minuti al passo e di corsa fino al chilometro successivo. Alcuni podisti mi passano accanto e mi urlano parole di incitamento. Dai manca poco, non cedere.
Al tentottesimo ricomincio a correre. Le gambe magicamente mi si sballano, rispondono una meraviglia. Il fiato c'è. Entriamo a Treviso. Come dei sopravvissuti. Le strade sono completamente allagate, ma ormai ci siamo. Riesco perfino ad accelerare l'andatura. La weazel mi aspetta a 10 metri dall'arrivo. Esulta con me. Mani verso il cielo, verso il cronometro. Piccolo delirio di onnipotenza. Per un attimo mi sembra di poter fare tutto. Pura felicità, che va oltre la stanchezza. Per una volta sono davvero fiera di quello che ho fatto.

PRIMA MARATONA: 4H 16MIN 52SEC

GRAZIE! LE VOSTRE PAROLE DI INCORAGGIAMENTO SONO STATE PREZIOSE NEI MOMENTI DI DIFFICOLTA'

venerdì 27 marzo 2009

La fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo


Domenica sarò qui. Dodici settimane di allenamento, di fatica, di gambe pesanti e muscoli stanchi. Domenica si finalizzano tutti questi sacrifici...e a me è venuta la tosse....e queste sono le previsioni metereologiche

http://www.tempoitalia.it/previsioni/meteo/veneto/giorno_3/treviso.html

Va bé mi ci vuole un dolce...e magari uno scaccia maledizioni :(

Tartellette al lemon curd

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Per la frolla io utilizzo la ricetta di Maurizio Santin. La pasta che mi avanza la congelo
Ingredienti: 500 gr di farina/250 gr di burro morbido/140 gr di zucchero semolato/3 tuorli d’uovo/1 uovo intero/ la buccia di un limone grattugiata
Impastare lo zucchero, il burro, la buccia del limone, le uova (precedentemente battute) e metà della farina. Quando l’impasto inizia a essere omogeneo aggiungete la restante farina, continuando a impastare. Lasciar riposare in frigorifero almeno 1 giorno prima dell’utilizzo.

Ingredienti per il lemon curd: la scorza e il succo di 3 limoni biologici/200 gr zdi ucchero/ 4 uova/ 115 gr di burro
Unite la scorza grattuggiata dei limoni al loro succo e poi aggiungete il burro e lo zucchero. Mescolate gli ingredienti a bagno maria fino a che non siano ben amalgamati. A parte sbattete le uova (non montatele) e unitele al composto facendole passare attraverso un setaccio. Mescolate fino a che la crema non vela il cucchiaio, togliete dal fuoco e fate raffreddare. Se la crema presenta grumi, omogenizzatela quando è ancora calda con un frullatore a immersione

Composizione: stendete la frolla a uno spessore di 3 millimetri circa e rivestite 6 stampi da tartellette, precedentemente unti con del burro. Riempiteli con il lemon curd e infornate in forno già caldo a 180° per circa 26 minuti (i bordi della frolla devono colorire leggermente). Sfornate e lasciate raffreddare. Dopodichè togliete le tartellette dagli stampi e spolverizzate con zucchero a velo.

Quindi domenica pensatemi un po', magari mi arriva un pizzico della vostra energia ;D...e domani non dimenticatevi di spegnere la luce per la Terra



mercoledì 25 marzo 2009

Pane e ancora pane

Vi ho già parlato della mia passione per la panificazione. Ormai fare il pane è diventato il rito del week end. Amo quel fantastico odore che pervade tutta la casa, riempendomi di quella gioia infantile che mi assale ogni volta che passo daventi a una panetteria. Da quando poi Anto mi ha regalato un pezzo del suo arzillissimo lievito madre il piacere di mettere le mani in pasta è cresciuto esponenzialmente. Il primo approccio col blobbino non è stato dei migliori. Oltre ad avermi più volte invaso il frigofero dopo essere riuscito a divelgere il tappo del barattolo dove l'avevo amorevolmente riposto, il pane risultava sempre un po' acido e troppo compatto. Ma con l'andare del tempo il nostro rapporto è diventato amore incondizionato. E l'ultimo esperimento è stato davvero eccezionale. A detta della weazel il miglior pane che abbia mai fatto.
Ora vorrei provare a cimentarmi in qualche dolcino tipo questo e magari qualche grissino

PANE AI SETTE CEREALI

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Ingredienti: 550 gr circa di farina ai sette cereali Molino Spadoni/ 100 gr di pasta madre/ 280 gr di acqua a temperatura ambiente

Dopo aver rinfrescato la pasta madre, prelevatene 100 gr e mettetela a bagno nell'acqua con un cucchiaino di zucchero per circa 20 min. In questo modo perde gran parte della sua acidità (stratagemma mutuato dalla mitica mucca pazza). Trascorso questo tempo unite 500 gr di farina e cominciate a impastare con l'aiuto di un cucchiaio. Trasferite il composto sulla spianatoia e se risulta molto appiccicoso unite la restante farina (l'impasto rimane comunque abbastanza colloso, quindi non aggiungetene troppa) Impastate per circa un quarto d'ora, poi trasferite l'impasto in una ciotola, coprite con un panno e lasciate lievitare in un luogo tiepido fino al raddoppio (io lascio lievitare per tutta la notte, nel forno spento). Sgonfiate l'impasto, lavoratelo brevente e fate le pieghe del secondo tipo per due volte. Lasciate lievitare per altri 40 minuti. Sgonfiate nuovamente l'impasto e suddividetelo in sei parti della stessa dimensione. Ungete uno stampo da plum cake con dell'olio d'oliva e sistemate i pezzi di impasto affiancandoli a due a due (grazie Alex). Pennellate la superficie dell'impasto con un po' di olio e coprite con un panno. Lasciate lievitare per almeno 4 ore. Preriscaldate il forno a 220° (statico) e infornate il pane. Dopo 10 minuti abbassate la temperatura a 180° e cuocete per altri 30 minuti

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domenica 22 marzo 2009

Sunny Sunday

Quando ero piccola odiavo la domenica. Il lunedì imminente velava la gioia di avere ancora un giorno di riposo, mi rendeva irrequieta.
Stamattina il sole tagliava la cucina, inondandola di luce. Sul terrazzo le piante salutavano tutta quella luce, allungandosi verso il cielo, quasi a volersi sgranchire dopo troppi giorni di pioggia e freddo. Adoro la luminosità di questa casa. Passare dalla penombra della camera da letto a quell'iridiscente splendore che mi costringe a socchiudere gli occhi. E così mentre facciamo colazione in tutto questo tripudio di luce, programmando l'allenamento, dando le ultime pieghe al pane, la domenica si trasforma in un attimo prezioso. Sento ancora quell'incessante scorrere del tempo che mi avvicina sempre più verso una nuova settimana, quel formicolio dietro alla nuca che rischia di trasformarsi in una bestia che mi attanaglia lo stomaco, ma respiro, annuso il profumo di quello che cuoce nel forno, guardo il profilo della weazel, definito dalla polvere dorata del mattino, e provo a sentirmi felice. Perché è giusto così. Perché le giornate stanno diventando troppo belle e luminose, per renderle una spirale di panico. Mi fermo, ancora un attimo, a godere di questa meravigliosa bolla di sole...ancora un attimo...il tempo di un'altra fetta di torta

TORTA DI GRANO SARACENO

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Ingredienti per uno stampo di 20 cm: 3 uova/ 150 gr di zucchero/ 150 gr di farina di grano saraceno/ 50 gr di fecola/ 1 bustina di lievito per dolci/ 80 gr di burro fuso/ 100 gr di rosolio/ 100 gr di noci sgusciate e tritate grossolanamente/ 2 piccoli kiwi/ 4 cucchiai di miele

Montate le uova con lo zucchero fino a che non diventano bianche e spumose. Unite al composto di uova la farina, la fecola e il lievito precedentemente setacciati. Mescolate bene e aggiungete lentamente il burro fuso e il rosolio continuando a mescolare. Infine unite le noci tritate. Mescolate per amalgamare e versate il composto nello stampo precedentemente imburrato. Sbucciate i kiwi e tagliateli a fettine sottili. Disponetele sulla superficie della torta. Scaldate leggermente il miele per renderlo fluido (io l'ho messo per 20 secondi nel forno a microonde alla massima potenza). Lucidate la superficie della torta con il miele e infornatela in forno già caldo a 180° per circa 30/40 minuti.

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giovedì 19 marzo 2009

Dad!

AUGURI PAPA'

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Ingredienti per lo zabaglione: 2 tuorli/ 40 gr di zucchero/ 2 cucchiai di marsala/ 2 cucchiai di vin santo
Montate le uova con lo zucchero dentro una ciotola adatta al bagno maria. Scaldate leggermente il marsala e il vin santo e versateli a filo sulle uova montate continuando a mescolare. Cuocete a bagno maria la crema continuando a montarla fino a che non raggiunge la giusta consistenza (deve scendere a nastro)

Montaggio: con un sac a poche (o una siringa ipodermica, come ho fatto io ;P) riempite i pirottini di cioccolata con lo zabaglione (grazie Elga :D) e ponete in frigorifero fino a che la crema non si rapprende. Infine passate la superficie dei cioccolatini nella polvere di liquirizia (io l'ho ottenuta frullando alcune pastiglie Amarelli di liquirizia pura)


martedì 17 marzo 2009

San Patrick's Day

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Questo racconto è opera della Weazel, perchè in realtà è lui lo scrittore della famiglia:

Molti secoli fa, in un luogo dimenticato dell’Europa, lontano mesi di cammino dal centro della civiltà, viveva un ragazzo di 16 anni. Il suo nome era Maewyin, il figlio di Calphurnius, un nobile romano. Durante un saccheggio, in una notte di tempesta, venne rapito dai pirati e portato via per mare. I pirati erano rozzi, diversi dalla sua gente, con barbe rosse lunghe e incolte e strane trecce in cui erano raccolti i capelli incrostati del sale dell’Oceano. Lo misero in catene, ma non lo maltrattarono. All’alba del terzo giorno di navigazione la barca trovò approdo e quando venne portato sul ponte il bagliore del sole d’oriente riflesso nel verde dell’erba per poco non lo accecò. Non aveva mai visto niente di simile, prati verdi come smeraldi, foreste, spiagge sovrastate da scogliere strapiombanti…Al porto c’era un mercato e tutti avevano i capelli rossi e lunghi. Cominciava a credere di essere in un sogno. Entro mezzogiorno, però, venne venduto come schiavo al re del North Dal Riada. La corte, in verità, era più modesta di casa sua e lui era di gran lunga la persona più raffinata che vi avesse mai messo piede. In breve divenne lo schiavo preferito del re, e per i sei anni successivi imparò la loro lingua e visse nella loro cultura. Sembravano rozzi e rudi. Sembravano scontrosi e burberi. Sembrava che la loro terra fosse dura e inospitale. Ma non era così…Il loro rispetto per le tradizioni e per la natura, che veneravano sopra ogni altra cosa, era assoluto. Per loro la parola data era più importante della vita stessa e il sorriso di ogni bambino valeva più dell’oro. Dopo mesi di pioggia, quando il sole faceva capolino e squarciava le nubi, le colline rilucevano di verde e ci si poteva ubriacare di vento e di colori, del profumo dell’erica e della salsedine. E poi amavano la musica e ogni occasione era buona per fare festa intorno a un fuoco, per cantare e ballare tutti insieme. A 22 anni Maewyin sentì il desiderio di rivedere la sua famiglia e scappò. Ma non dimenticò mai il popolo e la terra che la vita gli aveva fatto conoscere. Negli anni successivi venne conosciuto col suo nome romano, Patrizio, e scalò rapidamente, come già avevano fatto i suoi fratelli, i ranghi della Cristianità. Il Papa stesso, infine, gli diede l’incarico di tornare nella verde isola che lo aveva visto prigioniero per portare ai Celti la parola di Cristo. Lui andò, ma fece le cose a suo modo. L’amore dei Celti per la famiglia, la natura e le cose belle della vita lui li conosceva bene. E allora mescolò Gesù agli Dei pagani, che anche lui aveva venerato, unì la croce al simbolo del sole, dando vita alla croce celtica, spiegò la Trinità al popolo raccogliendo un trifoglio e mostrando le tre foglioline unite da un unico stelo. Morì molto vecchio, in quella che era diventata la sua Irlanda, alla vigilia dello schianto dell’Impero Romano.
Nei secoli successivi l’Irlanda divenne, e ancora oggi è, uno dei Paesi più fortemente cattolici del mondo. Invasioni, pestilenze, guerre civili e una povertà inimmaginabile non riuscirono mai a cambiare lo spirito di questo popolo e il principale merito fu di San Patrizio che non cercò di cancellare dalla loro cultura la magia dei Celti, che aveva stregato anche lui. Per questo, oggi, gli Irlandesi, emigrati in tutto il mondo come noi Italiani, festeggeranno il loro Santo Patrono nel modo più pagano possibile con canti e balli, falò e terribili ubriacature a cui si unirà anche chi Irlandese non è.

« Sia la strada al tuo fianco, il vento sempre alle tue spalle, che il sole splenda caldo sul tuo viso, e la pioggia cada dolce nei campi attorno e, finché non ci incontreremo di nuovo, Iddio ti protegga nel palmo della sua mano »

( Benedizione del viaggiatore Irlandese, San Patrizio)

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SCONES ALL'ANICE E UVETTA

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(ricetta originale di cavoletto)

Ingredienti per circa 15 scones: 500 gr di farina/ 300 ml di latte/ 160 gr di uvetta/ 110 gr di burro/ una bustina di lievito per dolci/ 4 cucchiai di zucchero/ 2 cucchiaini di sale/ 1 uovo/ 2 cucchiai di semi di anice

In un pentolino portate a bollore il latte con i semi di anice, poi lasciate in infusione fino al completo raffreddamento. Nel frattempo setacciate la farina e il lievito, unite lo zucchero e il sale e mescolate. Aggiungete il burro morbido a fiocchetti e, con la punta delle dita, lavorate il composto fino a che tutti gli ingredienti siano ben amalgamati (deve risultare un composto granuloso). Aggiungete l’uvetta e mescolate bene. Filtrate il latte aromatizzato all'anice e versatelo sugli ingredienti secchi, mescolando con una forchetta. Lavorate rapidamente l’impasto con le mani. Deve risultare morbido ma non colloso (se è necessario aggiungete un po' di farina). Su una spianatoia leggermente infarinata, stendete l’impasto a 3 cm di spessore e, con un coppapasta di 5cm, ritagliate gli scones. Disponeteli su una teglia rivestita con carta da forno, lasciando un po' di spazio fra l'uno e l'altro. Sbattete l’uovo con un cucchiaio d'acqua e spenellatelo sulla superficie degli scones. Infornate a 200°C in forno già caldo per 15-20 minuti (devono diventare leggermente dorati). Sfornateli e lasciateli intiepidire su una griglia.

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BUON SAN PATRIZIO!!!

lunedì 16 marzo 2009

Profumo di Pane

Fa caldo al paese. Il sole d'agosto incendia le pietre delle case, arroventa l'acciottolato delle strade. Lei scosta una ciocca nera dalla fronte. Goccioline di sudore le evaporano lungo la schiena mentre nella penombra della cucina impasta il pane. I bambini sono fuori, al fiume, a giocare. E lei ha cominciato la sua danza personale. Le dita si muovono veloci, sicure. Pizzicano, tirano, affondano, instancabili. Sbuffi di semola le truccano il viso abbronzato, come quelle bambole che aveva visto a Napoli in viaggio di nozze. I movimenti si fanno più lenti, la prima pagnotta è pronta. Un soffice cuscino inciso a croce, amorevolmente posto sotto al panno di lana. Ora tocca al pane per la vicina. L'uso del forno in cambio di un pezzo di croccante paradiso. La danza riprende, una lama di luce polverosa illumina il tavolo, le mani volteggiano, ballerine sul palcoscenico.
Il lavoro è finito. Le pagnotte sono state riposte nel cesto. Lei si guarda nel piccolo specchio dell'ingresso. Le decorazioni in ferro battuto incorniciano il volto fiero, il naso dritto, gli occhi grandi e neri. Lei si avvolge il fazzoletto attorno al capo, i ricci spariscono sotto la stoffa a fiori. Poi esce nel vento caldo che le avvolge le gambe nude come calze di seta, la cesta sotto il braccio. Ci sarà tempo per un caffè e qualche chiacchiera, pensa avviandosi su per le stradine strette e roventi. Nell'aria profumo di fichi d'india, di polvere, di estate a cui presto si unirà quello del pane appena cotto

PANE INTEGRALE

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Ingredienti: 500 gr di farina integrale/ 250 gr di manitoba/ 150 di pasta madre/ 50 gr di fiocchi d'avena/ 200 gr di latte/ 200 gr di acqua/ 2 cucchiai di olio

Mettete a bagno la pasta madre in 150 gr di acqua a temperatura ambiente e aggiungete un cucchiaino di zucchero. Lasciate in ammollo per circa 20 minuti. Trascorso questo tempo, unite in una ciotola, la pasta madre con l'acqua d'ammollo, i restanti 50 gr di acqua, il latte e le due farine. Mescolate con una forchetta per amalgamare gli ingredienti, quindi unite i fiocchi d'avena e l'olio. Impastate per qualche minuto, poi trasferite su di un piano di lavoro leggermente infarinato e continuate a lavorare la pasta per circa 15 minuti, fino a quando l'impasto non risulta sodo ed elastico. Formate una palla e mettetela a lievitare per 4/6 ore dentro a una ciotola coperta con un panno (l'impasto deve raddoppiare). A questo punto prendete l'impasto, sgonfiatelo e dividetelo in due parti. Lavoratele brevemente e poi fate per entrambe le pagnotte le pieghe del secondo tipo, belle strette e per due volte consecutive. Lasciate riposare per 40 minuti. A questo punto sgonfiate nuovamente l'impasto e formate i filoncini (io stendo solitamente l'impasto con le dita fino a formare un rettangolo che poi arrotolo sul lato corto). Incidete la superficie con la punta di un coltello, riponete su una teglia rivestita di carta forno e lasciate lievitare nuovamente, coperti da un panno per altre due ore. Riscaldate a 200° il forno (non ventilato) e trascorse le due ore infornate i filoncini. Dopo 10 minuti abbassate la temperatura a 180° e cuocete per altri trenta minuti.

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Questo pane è molto fragrante. Ideale da mangiare a colazione con burro e marmellata o da accompagnare con burro salato e salmone

BUON LUNEDI' A TUTTI

mercoledì 11 marzo 2009

Esperimenti da festeggiare

Aria di primavera. Cambiamento, rinascita, transizione. Marzo porta nuove giornate, tinte di luce blu e oro. Scrolla via il grigiore dell'inverno. Si aprono le finestre per lasciare entrare quel profumo speciale della natura che si risveglia.
Così viene voglia di sperimentare, anche in cucina. Di lanciarsi in nuovi progetti. Peccato solo che non si possa cambiare anche la mia memoria. Sì, perché presa dalla gioia di svegliarmi con i raggi del sole che già fanno risplendere le stanze, incantata dai nuovi colori che Bologna regala dopo la deprimente pioggia dei mesi scorsi, mi sono completamente dimenticata del mio blogcompleanno. Il coniglietto ha compiuto un anno e io non gli ho neanche fatto gli auguri! Perciò complice un'altro evento da festeggiare dedico questo mio piccolo esperimento a tutti voi che ogni giorno mi tenete compagnia, arricchendo questo salotto con le vostre chiacchiere e le vostra amicizia. Un abbraccio speciale va anche a due persone, che condividono ogni giorno la mia quotidianità. Due ragazze straordinarie, intelligenti, spiritose e dolcissime. Gio e Ve siete uniche!

E ora ecco la ricetta, tratta da Sale&Pepe di gennaio 2009

ROTOLO DI PASTA BISCOTTO CON CREMA AL CAFFE'


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Ingredienti: 120g di farina di riso/ 120gr di zucchero semolato/ 5uova/ 50gr di zucchero a velo/ 125gr di burro morbido/ 3 cucchiaini di caffe' solubile/ 3 cucchiai di brandy

Separate 4 tuorli dagli albumi e montate a neve questi ultimi in una terrina. A parte, mescolate i 4 tuorli con lo zucchero, finché saranno chiari e spumosi. Unite al composto la farina , poi incorporate un terzo degli albumi montati, mescolando energicamente, in modo da ammorbidire la crema di tuorli. Aggiungete quindi gli albumi rimasti con movimenti delicati dal basso verso l'alto.
Versate il composto in uno stampo di 20x30 cm circa, ricoperto di carta da forno , e cuocete in forno già caldo a 180° per 15 minuti. Sfornate la pasta, rovesciatela su un canovaccio spolverizzato con zucchero semolato , staccate la carta e arrotolate, lasciate riposare almeno un paio di minuti, quindi srotolate. (su questo passaggio ho un po' di dubbi perchè quando ho srotolato la pasta biscotto purtroppo nel centro si è crepata)
Sbattete l'uovo rimasto con lo zucchero a velo e fate addensare il composto a bagnomaria. Unite il caffè sciolto nel brandy, poi togliete dal bagnomaria e continuate a sbattere finché il composto sara' freddo.
Mettete il burro ammorbidito in una ciotola e montatelo con le fruste finché non sara' soffice e spumoso, poi incorporate la crema al caffè. Spalmate sulla base di biscotto la crema, arrotolatela nuovamente e fate rassodare in frigorifero per un paio d'ore. Spolverizzate con zucchero a velo e cannella prima di servire.
Alcune note: secondo me la pasta è venuta un po' troppo spessa e corta, quindi la prossima volta userò una teglia più ampia. Inoltre la quantità di crema è un po' scarsa, perciò vi consiglio di usare per la crema due uova invece di uno
.
E prima che il mio unico neurone parta per le vacanze lasciandomi le capacità intellettive di Homer Simpson vi "delizio" con il compitino che mi ha passato Anto!

Le mie cinque dipendenze

1) il caffè: toglietemi tutto ma non l'espresso...anche perché potrebbe essere pericoloso. Senza la mia tazzina di caldo e forte caffè appena alzata sono un belva, la weazel lo sa ;D
2) lo sport: le endorfine sono la mia droga!!!!
3) la weazel: non potrei vivere senza di lui
4) le serie TV: sono quasi una droga e grazie al satellite non riesco proprio a disintossicarmi
5) internet: ormai non ne posso fare a meno...un modo per tenersi informati, abbattere confini e distanze

Ok ora penso proprio di aver fatto tutto...speriamo! ;D

domenica 8 marzo 2009

Per la mia donna

Guardavo quel completino in maglina verde acqua come si può osservare un insetto sconosciuto. Un misto di repulsione e curiosità. Alle mie spalle lei cercava di disciplinare i ricci in due codini uguali.
"Mamma ma me lo devo proprio mettere quel coso lì, non posso mettere i pantaloncini eleganti?"
"Tesoro, ma non esistono dei pantaloncini eleganti, e poi non vuoi farti carina per il matrimonio del dado? Le altre bambine avranno tutte un bel vestitino!"
"Ma mamma a me le gonne non piacciono e poi se devo correre come faccio? E se mi si vede il sedere?"
Un attimo di silenzio. La mamma appoggia la spazzola. Mi guarda. Quella sua bimba un po' maschiaccio, che gioca alla guerra e a costruire le case sull'albero. Che non ha un centimetro di pelle nelle gambe che non sia sbucciato, graffiato o tumefatto. Che gioca con le Barbie, ma che spesso si diverte a raparle a zero. Che si fa raccontare le storie di paura.
"Ok dai, vediamo se troviamo un paio di pantaloncini eleganti..."

Oggi, per la festa della donna, dedico questa torta alla mia mamma. Alla persona che mi ha sempre accettata per quella che sono, per la donna che mi ha insegnato che l'importante è essere sempre fedeli a se stessi

TORTA MIMOSA

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Ingredienti per il pan di spagna (ricetta originale di Serena): 6 uova / 137 gr farina / 50 gr di fecola / 187 gr zucchero semolato
Montate le uova intere con lo zucchero finché non aumenta quasi a triplicare. Aggiungete la farina e la fecola setacciate mescolando con la spatola dal basso verso l'alto per non smontare il composto.Versate in una tortiera di 26 cm di diametro a fondo cerniera e precedentemente imburrata. Infornate a 180° nel forno già caldo per circa 40 minuti. Sfornate il pan di spagna e ponetelo a raffreddare su una gratella

Per la crema inglese alla lavanda (ricetta originale di Maurizio Santin): 220 gr di panna fresca/ 96 gr di latte intero/ 1 cucchiaio abbondante di fiori di lavanda/64 gr di tuorli/ 32 gr di zucchero/ 1 cucchiaio raso di amido di mais/ 40 gr di burro tagliato a cubetti e a temperatura ambiente
In un pentolino portate a bollore il latte e la panna. Aggiungete i fiori di lavanda e lasciate in infusione per 30 minuti. Una volta trascorso questo tempo filtrate. Nel frattempo in una ciotola mescolate lo zucchero e le uova cercando di incorporare meno aria possibile. Trasferite il composto in una casseruola. Scaldate nuovamente la panna e il latte fino a che la superficie non comincia a fremere. Versatelo a filo sulle uova, mescolando bene il tutto. Accendete il fuoco sotto la casseruola, unite l'amido di mais setacciato e continuando a mescolare fate addensare la crema. Una volta raggiunta la giusta consistenza, togliete dal fuoco la casseruola e trasferite la crema in una ciotola. Mescolate energicamente per abbassare la temperatura e aggiungete il burro. Se necessario omogeneizzate la crema con un frullatore a immersione.

Composizione
Con un coltello a lama seghettata asportate la cupola del pan di spagna, poi con un coltellino affilato rimuovete l'impasto interno, lasciando un bordo di un centimetro e stando attenti a non bucare la base. Dovete ottenere una sorta di contenitore. Tagliate il pan di spagna rimosso in cubetti di circa mezzo millimetro di lato. In un pentolino scaldate leggermente 120 gr di mirtilli e due cucchiai di zucchero di canna (io ho scaldato il tutto 30 secondi nel forno a microonde alla massima potenza). Disponete i mirtilli sul fondo del pan di spagna e ricoprite con la crema alla lavanda. Distribuite un velo di miele sul bordo del pan di spagna e ricopritelo con alcuni cubetti di pan di spagna. I restanti disponeteli sulla superficie del dolce.
Preparate ora del caramello. Versate in un pentolino a fondo spesso 125 gr di zucchero e 2 cucchiai di acqua. Cuocete a fuoco medio fino a che non otterrete un caramello biondo. Fatelo colare a gocce sulla copertura di cubetti di pan di spagna.

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AUGURI A TUTTE LE DONNE!

venerdì 6 marzo 2009

Verdura Umana

In questi giorni, dove la pioggia ha scandito le ore e incupito l'umore, si è parlato molto di plagio. Sia che Stella di Sale hanno gestito alla grande questa situazione creando una piccola task force di emergenza e ottenendo la chiusura di molti dei siti che avevano indebitamente sottratto foto e ricette. Vi invito ad andare a leggere il materiale che hanno messo a disposizione ed esporre il loro logo, in modo da far saper a futuri furbertti che le loro azioni avranno delle conseguenze!
E mentre pensavo a questi eventi mi è tornato in mente un articolo che avevo letto qualche giorno fa sull'Internazionale. Parlava del concetto di gentilezza, nel senso più ampio del termine, inteso anche come empatia nei confronti del prossimo, della capacità di agire a favore di qualcuno. Ma soprattutto trattava di come questo valore si sia trasformato nel corso del tempo in qualcosa di negativo, in una sorta di disvalore.

[...] Nella nostra immagine degli esseri umani la gentilezza non è un istinto naturale: siamo tutti pazzi, cattivi, pericolosi e profondamente competitivi. Le persone sono mosse dall'egoismo e gli slanci verso il prossimo sono forme di autoconservazione. La gentilezza è diventata un piacere proibito [...] La gentilezza ispira diffidenza e le dimostrazioni pubbliche di generosità vengono liquidate come moralistiche e sentimentali. [...] La capacità di farsi carico della vulnerabilità degli altri, e quindi della propria, è diventata un segno di debolezza. (*)

Ma siamo davvero una società così meschina? Una società in cui l'individualismo è diventato così potente da farci accettare qualsiasi compromesso morale pur di affermarci? Possiamo davvero calpestare la nostra coscienza, rubare, mentire pur di raggiungere i nostri obiettivi?
Le risposte di quei signori/e che sono stati "sorpresi" a lucrare sulle passioni altrui sembrano dare conferma di tutto ciò. Nessuna parola di scuse, solo qualche tentativo di giustificazione scritto in toni sempre molto polemici.
Tutto ciò è veramente molto triste. Un piccolo ma rilevante campanello d'allarme che nessuno sembra ascoltare più.
(*) Internazionale 20/26 febbraio 2009 n.783

Comunque a parte queste considerazioni, oggi è venerdì, fine della settimana e le previsioni promettono un week end assolato. Ed è con questo gustoso piatto che vi auguro uno splendido fine settimana!

CRUMBLE DI FINOCCHI E PATATE

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(ricetta originale tratta da Ottolenghi)

Ingredienti: 2 piccoli finocchi/ 1 patata/ 1 cucchiaio di timo essiccato/ 200gr di panna/ 50gr di parmigiano/ 50gr di pecorino/ 50gr di farina/ 150gr di burro ben freddo e tagliato a cubetti/ 40gr di pan grattato/ 100gr di pomodori ciliegini/ 2 fette di speck tagliate a strisce

Scaldate il forno a 200°. Lavate e mondate i finocchi e la patata. Tagliate i finocchi a metà in senso longitudinale e poi ricavate delle fette di circa mezzo centimetro. Tegliate anche la patata in fette dello stesso spessore. In una ciotola condite i finocchi e la patata con un paio di cucchiai di olio, sale, pepe e il timo. Diponeteli in una teglia da forno e versateci sopra la panna. In una ciotola lavorate con la punta delle dita il burro, i formaggi, la farina e il pan grattato fino ad ottenere delle briciole. Ricoprite le verdure con il crumble, ricoprite la teglia con carta d'alluminio e infornate per 35 min. Trascorso questo tempo tirate fuori la teglia dal forno, rimuovete la carta d'alluminio e disponete sulla superficie del crumble i pomodori ciliegini, precedentemente tagliati a metà e le strisce di speck. Infornate nuovamente in modalità grill per circa 10 min (se la buccia dei pomodori si dovesse scurire troppo eliminatela con i rebbi di una forchetta)

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Ah! Comunicazione di servizio :D. E' nato un nuovo blog. Alcuni pazzi hanno deciso di rendere ancora più strano questo mondo. Se vi va di riflettere facendovi anche due risate...e attenzione perchè la pecora pazza è contagiosa!!

lunedì 2 marzo 2009

Inizio

Questo è un post speciale. E' difficile esprimere la forza e il sostegno che le vostre parole mi hanno dato. Questi sono momenti importanti e sapere di poter contare sull'opinione disinteressata e affettuosa di così tante persone è stata una scoperta fantastica. Vi ringrazio di cuore, tutti, vi siete rivelati straordinari e unici.
Alla fine ho deciso di restare. In questo momento mi sembra la scelta migliore, e non mi preclude di continuare a perseguire in altri modi il mio sogno. In fondo a Bologna ci sono tantissime librerie e da oggi so che diventerò il loro incubo ricorrente ;D Vivo tutto questo come un nuovo inizio, ora sta a me cercare di dimostrarmi che la mia decisione è stata corretta. Nessun rimpianto, non posso permettermi di guardare indietro con nostalgia. Ora è il momento per cominciare a modellare il mio futuro nel miglior modo possibile. Ed è bello sapere di poter contare su così tanti amici.
E cosa c'è di meglio di una torta per festeggiare un nuovo inizio!

ORANGE POLENTA CAKE
(ricetta originale Ottolenghi)

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Ingredienti: 50g di farina di cocco/ 1 bustina di lievito per dolci/ mezzo cucchiaino di sale/200g di burro/ 180g di zucchero/ 3 uova leggermente sbattute/ 4 cucchiaini di acqua di fiori d'arancio/ 4 cucchiai di limoncello/ 360g di polenta istantanea/2-3 arance
per il caramello: 90g di zucchero/ 2 cucchiai di acqua/ 20 g di burro a cubetti

1. Imburrate una tortiera di 20 cm con cerchio apribile. Rivestite il fondo con della carta forno.
2. Mettete lo zucchero per il caramello in un pentolino a fondo spesso e aggiungete i due cucchiai d'acqua. Mescolate in modo da intridere bene lo zucchero. Cuocete a fuoco medio fino a bollore. Dopo alcuni minuti l'acqua dovrebbe cominciare a evaporare e il caramello a scurirsi. Quando diventa dorato togliete il pentolino dal fuoco, aggiungete il burro stando molto attenti agli schizzi. Mescolate con un cucchiaio di legno e versate il caramello nella teglia. Velocemente e con attenzione inclinate la teglia in modo da distribuirlo uniformemente sul fondo
3. Grattate la scorza delle due arance e tenetela da parte. Con un coltellino affilato sbucciate a vivo le due arance e affettatele in fette di circa mezzo centimetro. Adagiatele sul caramello (se non sono sufficienti a ricoprire tutto il fondo utilizzate la terza)
4. Preriscaldate il forno a 170°. Setacciate il lievito e il sale, uniteli alla farina di cocco e tenete da parte. In un mixer (o con una spatola) amalgamate bene lo zucchero e il burro, evitando di incorporare troppa aria. Unite le uova una alla volta. Aggiungete la scorza delle arance, l'acqua di fiori d'arancio, la polenta, gli altri ingredienti secchi e il limoncello. Amalgamate bene il tutto. Il composto risulterà morbido ma non liquido.
6. Trasferite l'impasto nella teglia, livellando con una spatola. Cuocete per 40-45 min. Una volta cotto lasciate raffreddare per 5 minuti e dopo aver tolto il cerchio apribile ribaltate la torta su un piatto. Eliminate la carta forno e lasciate raffreddare completamente

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Ah dimenticavo! La Roma-Ostia è andata alla grande. 1h 51' e 21", nonostante la pioggia e il vento piuttosto forte :D

BUON LUNEDI'
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