venerdì 26 febbraio 2010

Tsukune, per un week end jap

Uff finalmente è finito questo venerdì. Questa settimana è stata davvero una massacrata, una corsa dietro l'altra. Sono ripresi gli allenamenti seri, in vista della mezza maratona di Pieve. L'obbiettivo è di smussare un po' il mio tempo, ma il programmino che mi ha dato la weazel è davvero spacca-gambe! Poi fra il lavoro e qualche piccolo impegno aggiuntivo il tempo da dedicare alla cucina è stato veramente poco. Però non potevo proprio esismermi dal pubblicare questa ricetta. Complice una cena tra amici, appassionati di cucina giapponese, e le polpette giapponesi viste sul blog di Precisina. Ho pensato che sarebbe stato amore a prima vista anche per quelli che passeranno di qui. Le tsukune sono tipiche polpettine di pollo, rese speciali dall'accostamento alla salsa teriyaki, una carammellatura dal retrogusto agrodolce che personalmente adoro. Il risultato è un piatto davvero molto delicato ma al tempo stesso saporito. Io ho apportato alcune modifiche alla ricetta di Precisina, ma sono comunque rimasta molto soddisfatta! Decidete voi quale metodo seguire, ma so che non rimarrete delusi ;)

TSUKUNE (polpette giapponesi)

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Ingredienti per 4 persone: 4oo gr di petto di pollo/ 1 cipolla di piccole dimensioni/ 1 cm circa di radice di zenzero/ 1 cucchiaino e 1/2 di zucchero/ 1 cucchiaino e 1/2 di salsa di soia/ farina di mais per la panatura/ 1 cucchiaio d'olio

per la salsa teriyaki: 2 cucchiai di sake (si può sostituire con del vino bianco secco)/ 2 cucchiai di zucchero/ 2 cucchiai di mirin (si può sostituire con dell'aceto di vino bianco)/ 2 cucchiai di salsa di soia

Riducete i petti di pollo in cubetti di circa un centimetro. Sbucciate la cipolla e tagliatela in pezzi grossolani. Pelate la radice di zenzero e affettatelo grossolanamente. Lavorate il pollo con l'uovo, la cipolla, lo zenzero, lo zucchero e la salsa di soia in un mixer da cucina fino a ottenre un macinato ben amalgamato (il risultato sarà ancora un po' appiccicoso). Inumiditevi le mani e dividete l'impasto in 12 piccole polpette e appiattitele un po' con il palmo della mano. Passatele quindi nella farina di mais, facendo attenzione a far aderire la panatura sull'intera superficie. Scaldate l'olio in una padella antiaderente, unite un po' alla volta le polpette e rosolate per 3 minuti a fiamma moderata o fino a quando non risulteranno ben sigillate. Girate sull'altro lato e ripetete l'operazione. Mescolate gli ingredienti per la salsa e versate nella padella e girate di tanto in tanto le polpette per ottenere una glassa omogenea. Servite ben calde ricoperte dalla salsa rimasta.

Credo che sia una ricetta davvero veloce e particolare da servire anche come finger food, se preparate in dimensioni più ridotte e come suggerisce Precisina infilzate su piccoli spiedini ;)

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BUON WEEK END A TUTTI

martedì 23 febbraio 2010

Cannelloni della domenica

La domenica spesso è uno di quei giorni in cui ci si riesce a concedere un po' di tempo libero da dedicare alla cucina. Soprattutto quando ero piccola, la domenica mattina significava svegliarsi accolti dal profumo di quei piatti trdizionali emiliani che ha sempre preparato mia nonna. Di alcune ricette vi ho già parlato qui e qui, ma questa domenica, complice il fatto di avere più tempo disponibile per cucinare e la voglia di preparare un pranzo un po' più elaborato per coccolare la weazel e il suo papà ho tirato fuori dai miei fogliettini volanti la ricetta dei cannelloni della nonna Maria. Per essere stato il primo tentativo sono rimasta davvero soddisfatta del risultato.
Ma basta chiacchiere vi lascio con il procedimento di questa eccellente pasta al forno, delicata che nonostante la sua lunga preparazione risulta davvero facile da preparare

CANNELLONI RICOTTA E SPINACI

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Ingredienti per circa 32 cannelloni (2 ruole)

Per la pasta: 6 uova /600 gr di farina
Su una spianatoia formate una fontana con la farina e al suo interno mescolate con una forchetta o con le dita le uova. Con delicatezza aggiungete la farina alle uova cominciando a impastare, fino a ottenetene un composto elastico e uniforme. Avvolgete l'impasto in pellicola da cucina e lasciatelo riposare in frigorifero

Per il ripieno: 750 di ricotta/7 cubetti di spinaci surgelati/ noce moscata qb/1 uovo - 120 gr di parmigiano grattugiato/ sale
Lessate gli spinaci in acqua bollente leggermente salata. Scolateli, strizzateli per bene e tritateli grossolanamente a coltello. In una ciotola capiente lavorate la ricotta con una forchetta per ammorbidirla, aggiungete tutti gli altri ingredienti e mescolate bene per amalgamarli.

Per la besciamella: 90 gr di burro - 150 gr di farina - 900 ml di latte
In un tegame dal fondo spesso fate fondere il burro e aggiungete la farina tutta in una volta. Cominciate ad amalgamare il tutto con una spatola in silicone o un cucchiaio di legno fino a ottenere un composto dorato che si stacchi dalle pareti del tegame. A questo punto iniziate ad aggiungere il latte a filo continuando a mescolare. Portare a bollore e cuocete fino a ottenere la giusta consistenza (la besciamella deve risultare cremosa e senza grumi, se questi dovessero formarsi usate un frullatore a immersione per eliminarli ;) )

Procedimento
Togliete la pasta dalla frigo e con un mattarello o la macchina apposita stendete una sfoglia di circa mezzo millimetro. Nel frattempo portate a ebollizione una pentola di acqua leggermente salata. Ricavate dalla sfoglia dei rettangoli di circa 3cm di larghezza x 8cm di lunghezza. Lessateli per circa 2 minuti nell'acqua in ebollizione, scolateli e asciugateli su uno strofinaccio di cotone. Distribuite il ripieno su ogni rettangolo, formando un vermicello sul lato lungo dell'impasto e ripiegate verso l'interno per formare il cannellone. Procedete così fino a terminare gli ingredienti.
Deponete i cannelloni, affiancati su due file, nelle teglie leggermente condite con un velo di besciamella. Formate due strati ricoprendo ciascuno strato con la besciamella. Completate con una spolverata di parmigiano grattugiato. Infornate in forno preriscaldato a 180° per circa 30 minuti o fino a che la superficie non risulta brunita (gli ultimi 5 minuti accendete il grill)

Spero di essere riuscita a spigarvi bene i vari passaggi, vi assicuro che è più facile farlo che leggerlo ;)

sabato 20 febbraio 2010

Un grissino per S. Donato

Qualche giorno fa, prendendo appuntamento per una visita medica presso uno studio dove non ero mai stato, la segretaria mi ha detto “Lo studio si trova in Via Casciarolo, è un po’ difficile da trovare, adesso le spiego…” “No non ce ne è bisogno” l’ho interrotta io, “Conosco la zona…abitavo lì una volta…” Ieri sono arrivato molto in anticipo rispetto all’appuntamento, era una bellissima giornata e mi sono messo a camminare in quell’angolo del quartiere dove ho passato tutta la mia infanzia. La strada dove si trova lo studio medico è proprio dietro al palazzo dove abitavo. Venticinque anni fa al di là di quella stradina c’era un grandissimo campo incolto, regno incontrastato di topi e insetti. Adesso hanno costruito un supermercato, svariati palazzi con garage e parcheggi, e un bel giardino. La strada è ormai soffocata tra il vecchio e il nuovo. Una stretta striscia d’asfalto con addirittura un dosso rallentatore all’altezza del supermercato. Un tempo non c’era neanche il cartello col nome della strada. Mi sono venute in mente le mattine d’inverno in cui mia madre, che doveva correre a scuola, mi vestiva come Messner, con la cuffia col pom-pom, che io odiavo, e mi caricava in fretta sulla 126 parcheggiata nella stradina tutte buche, per portarmi all’asilo. Poi l’asfaltarono e mio padre mi ci portava per imparare ad andare in bici senza rotelle, tanto non ci passava mai nessuno. Era la strada che facevo tutte le mattine per andare alle Elementari, con la mia amica d’infanzia. La strada che passava davanti al portone di un mio amico che adesso non c’è più. Lì, nelle sere di Luglio, si impacchettava la macchina per andare in campeggio in giro per l’Europa. Mi sono messo a guardare i campanelli. Molti cognomi non ci sono più, ne ho riconosciuti solo alcuni. Forse il quartiere è migliorato, di certo è diventato un dormitorio e un luogo di lavoro. Negli anni 80 c’erano molte famiglie, c’era anche tanta piccola criminalità e tanta droga. Comunque a me piaceva di più allora perché era più vero e mi è venuta una gran malinconia ripensando ad un’età felice e spensierata, al mio caschetto troppo lungo che mi faceva scambiare per una bambina, ai miei giovani genitori, ai miei amichetti e alle loro famiglie, ai mobili di Padre Marella in mezzo alla strada, agli anziani che non capivano il mio nome perché era “forestiero”.

Arrivato a casa, ho deciso di consolarmi preparando una cosa che mi piaceva tantissimo da bambino e che piace a tutti i bambini, i grissini. Era la prima volta che provavo a farli e secondo me sono venuti proprio bene. Sono simili ai Torinesi che spariscono subito quando si aspetta che ti vengano a prendere l’ordinazione in Trattoria, ma naturalmente più buoni e fragranti. Mentre ne assaggiavo uno mi sono venuti alla mente altri ricordi, quasi tutti belli, della mia gioventù in S.Donato.

GRISSINI CON PASTA MADRE

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(ricetta originale di birabira)

Ingredienti: 250 gr di farina 00/105 gr di acqua/ 75 gr di pasta madre/25r g di olio/ mezzo cucchiaino di malto/ mezzo cucchiaino di sale/ semola per spolverare

Impastate gli ingredienti, facendo attenzione a non far entrare in contatto il sale col lievito, fino a ottenere un impasto liscio, elastico e non appiccicoso. Impastate per almeno dieci minuti, battendo la pasta con le mani durante il procedimento. A impasto avvenuto, formate un filone lungo e stretto dalla forma più' regolare possibile e adagiatelo su una placca da forno rivestita con carta da forno e spolverata di semola. A questo punto, spennellare il filone d'olio (anche sui lati) e spolverarlo nuovamente con la semola. Fate lievitare il filone, coperto con un foglio di pellicola per alimenti e uno strofinaccio di cotone o una copertina di lana, al riparo dalle correnti d'aria (io lo tengo nel forno spento con la luce di cortesia accesa) per circa 6 ore. Trascorse questo tempo o fino a che non si è raggiunti il raddoppio dell'impasto, accendete il forno a 200°.
Riprendere l'impasto e tagliare dei bastoncini (dal lato corto del filone) dello grandezza di circa un centimetro e allungarli fino alla lunghezza della teglia che li conterrà' per la cottura. Se vengono più' lunghi, tagliare l'eccedenza e cuocerla così com'è, perché non si può rimpastare. Disponeteli distanziati nella teglia, rivestita un nuovo foglio di carta forno e infornateli subito. Cuocete i grissini per circa 18-20 minuti (devono risultare dorati).

giovedì 18 febbraio 2010

Frittelle di mele...una ricetta un po' in ritardo!

Ok come al solito sono in ritardo. L'ultimo giorno di Carnevale è stato martedì, ma io sinceramente non lo sapevo proprio e soprattutto non festeggiandolo non mi ero segnata la data sul calendario :( Però incuriosita dalle le ricette tipiche di questo periodo e girettando fra i vari amici di blog alcuni piatti mi avevano proprio incantato. La scioclievole croccaccantezza delle castagnole di Tania, la dolcezza della pignoccata di Kitchen qb, la genialità della cottura al forno dei galani mi hanno così affascinato che ho cominciato a pensare a quale dolce solitamente si preparava a Carnevale in casa mia. L'anno scorso avevo proposto la mia versione delle sfrappole, oggi complice una ricetta vista sul web (scusate ma non ricordo proprio il nome del blog) e alcune associazioni che mi parevano veramente azzeccate, sono nate queste frittelle molto profumate, morbide e dalla superficie croccante, e che ho portato ieri sera a casa di amici, per la settimanale sessione di D&D. Direi che sono state proprio apprezzate e quindi ho pensato che sarebbe stato carino condividerle anche con voi. Io non sono una che frigge spesso, anzi quasi mai, ma per questi dolcini ne vale davvero la pena!

FRITTELLE DI MELE

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Ingredienti per circa 15-20 frittelle: 3 mele Golden di media grandezza/ mezzo bicchiere di latte tiepido/ 6 gr di cremor tartaro o lievito per dolci (circa mezza bustina)/ 2 uova/ 180 gr di zucchero/ 180 gr di farina di riso/ 1 semi di un baccello di vaniglia/ 4 cucchiai di sakè (potete sostituirlo con del rum)/ olio di arachidi per friggere

Iniziate a preparare la pastella diluendo il cremor tartaro nel latte tiepido (attenzione che tende a gonfiarsi). In una ciotola capiente montate le uova e lo zucchero fino a ottenere un composto bianco e spumoso. A questo punto aggiungete la farina di riso un poco alla volta mescolando con una spatola per non formare grumi. Unite la vaniglia e il lievito stemperato con il latte, sempre continuando a mescolare. Infine aggiungete il sakè, mescolate per amalgamare bene gli ingredienti. Coprite la ciotola con carta pellicola e lasciate riposare il tutto per almeno 2 ore in frigorifero. Nel frattempo, sbucciate le mele, prelevatele del torsolo con l'apposito attrezzo e tagliatele a fette di circa mezzo centimetro di spessore. Deponetele in una ciotola, spruzzatele con il succo di mezzo limone e lasciatele da parte, fino a che la pastella non sarà ben fredda.
In una padella per friggere (io uso di quelle vecchie smaltate con il bordo alto) scaldate l'olio di arachidi (considerate che le frittelle dovranno essere completamente coperte). Nel frattempo in una ciotola più ampia rispetto a quella in cui avete preparato la pastella, ma che la possa contenere, versate dell'acqua ghiacciata e qualche cubetto di ghiaccio. Quando L'olio è a temperatura (circa 160°C- per verificare la temperatura buttate una goccia di pastella nell'olio caldo, se ritorna subito in superficie sfrigolando all'ora la temperatura è corretta) ponete la ciotola di pastella su quella di acqua e ghiaccio. Passatte le fette di mela nella pastella, scolatele bene e friggetele, alcune poco per volta, per un paio di minuti da entrambe le parti. Scolate le frittelle su carta assorbente, asciugandole per bene. A questo punto potete scegliere se lasciarle raffreddare e insaporirle con zucchero a velo, oppure passarle ancora calde nello zucchero semolato (io preferisco questa versione)

lunedì 15 febbraio 2010

Un po' di romanticismo

Buon giorno a tutti! E' di nuovo lunedì e nonostante al mio risveglio mi sia trovata avvolta in un nebbione clamoroso (Pianura Padana style ;) ) il mio umore decisamente positivo non ne ha risentito. Merito di un week-end davvero speciale nella sua semplicità. Io non ho mai festeggiato San Valentino, credo che sia una festa estremamente commerciale, creata proprio per far spendere alla gente i pochi soldi che le rimangono. Sabato sera tutti i nostri amici
erano assenti per vari motivi e allora, sfatando la tradizione, la weazel mi ha portato fuori a cena nel nostro ristorante preferito, una piccola osteria molto intima dove si possono gustare piatti veramente particolari e di grande raffinatezza (un paio di cose voglio cercare di rifarle a casa al più presto). Un calice di Nero d’Avola, luci
soffuse, belle parole…insomma una serata davvero romantica.
Domenica mattina ero talmente carica che, dopo molti mesi, ho deciso di provare a correre di nuovo fuori. Complice l'allenamento settimanale della weazel, ho rispolverato la mia tenuta invernale, scarabattolando nei cassetti alla ricerca di alcune cose dimenticate. Il freddo, in contrasto con il respiro caldo che formava strascichi di fumo nell'aria. Il riflesso latteo che copriva i Colli ancora imbiancati. La sensazione di libertà che avevo ormai dimenticato e che a San Valentino ha rinnovato l’amore per questo sport, mi hanno davvero ispirata.
Tornati a casa, dopo una doccia bollente, ho deciso di fare questo cake, da mangiare a merenda accompagnato da un bel tè caldo. Davvero una coccola profumata per festeggiare in semplicità questo giorno. Ho aperto il frigorifero, ho unito due o tre ricette diverse e il risultato è stato eccellente. Un week- end così, non mi capitava da tempo e il fatto che fosse San Valentino è puramente casuale ;)


CAKE AL CIOCCOLATO BIANCO E TE' MATCHA

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Ingredienti: 150 gr di cioccolato bianco tritato a coltello/ 150 gr di burro/150 gr di zucchero a velo/ 25 gr di miele di castagno/ 3 uova intere/50 gr di latte/ 180 gr di farina passata al setaccio/ 10 gr di cremor tartaro o lievito per dolci/ due cucchiai di semi di papavero/ i semi macinati di quattro bacche di cardamomo/ 2 cucchiaini abbondanti di tè matcha

In una ciotola abbastanza capiente ammorbidite il burro, aggiungete lo zucchero a velo e miele mescolando delicatamente. Aggiungere poi le uova, una alla volta, sempre con molta cura per non dividere il composto. In una ciotolina, mischiare il tè matcha e versarlo nell'impasto. Mescolate bene e aggiungere la farina e il lievito passandoli a setaccio per evitare dei grumi nella preparazione. A questo punto aggiungete il cioccolato bianco e i semi di papavero e cardamomo, mescolando delicatamente. Disponete il composto nello in uno stampo da plum cake, leggermente imburrato o rivestito di carta forno. Cuocete per 10 minuti, in forno preriscaldato a 210°, poi abbassate la temperatura a 150° per il resto della cottura. Per controllare che sia cotto infilate nel centro del plum cake uno stuzzicadenti, attendere 2 secondi ed estrarlo controllando che esca completamente asciutto. Sformate il plum cake e aspettate che si raffreddi completamente prima di toglierlo dallo stampo. Servite decorando con zucchero a velo.


BUON INIZIO SETTIMANA A TUTTI!

venerdì 12 febbraio 2010

La sincerità del pane

Eccomi qui, alla fine la weazel è stata convinta a scrivere il suo primo post. A Bologna continua a nevicare, a volte smette e dopo alcune ore comincia a cadere una pioggia gelida. Il sole si è fatto vivo solo Sabato ed è sempre freddissimo. La corsa all’aria aperta è quindi sospesa e sono obbligato ad allenarmi in palestra, come un criceto alienato. E’ un periodo brutto. Proprio brutto. Ovunque mi volti non c’è nulla di cui essere allegri. I giovani sono trattati malissimo e devono accettare di tutto per lavorare, molti genitori di miei amici, alla soglia della pensione, sono in cassa integrazione, la mia città non ha più un Sindaco e sarà commissariata per un anno, i nostri governanti continuano a sollazzarsi con i nostri soldi. Grigio il cielo, grigio l’umore, grigio il futuro della mia città e del mio Paese. Così, per non assecondare questa spirale depressiva sono tornato, dopo una latitanza di qualche anno, alla mia grande passione per la cucina. Al contrario di Fra, che ama sperimentare cose nuove, accettare le sfide di piatti e tecniche difficili, io sono un tradizionalista. La cucina è sempre stato un rifugio, un modo per esprimere il mio amore per le persone importanti. Secondo me non è un caso che i miei cavalli di battaglia siano preparazioni lunghe, dove ci vuole pazienza, attenzione, cura. Il ragù, i risotti, il brodo…sono cose semplici da cucinare ma ci vuole grande dedizione per farli eccellenti. Da quando in casa c’è il lievito madre ho scoperto che si può applicare lo stesso concetto al pane. Il pane è la cosa più povera e più vera che ci sia. Se ti prendi cura del tuo impasto, se sei paziente e rispetti i tempi di lievitazione, se lo osservi mentre è nel forno perché non si bruci, lui sarà buonissimo e sincero. E allora ho adottato il “blobbino” e sono diventato il panettiere di casa. Impasto. Aspetto. Impasto di nuovo. Aspetto. Faccio le forme, le pieghe. Aspetto. Scaldo il forno. Aspetto. Cuocio il pane. Alla fine lo tiro fuori, l’odore ha invaso la casa, il colore è perfetto. Mi sento meno triste, meno grigio, con un po’ più di speranza. Non sempre si aspetta invano.


PANE DEL RINFRESCO

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Procedimento

Fate un primo rinfresco unendo 300 gr di pasta madre a 300 gr di farina (di cui 200 gr di farina 00 e 100 gr di Manitoba) e 150 ml di acqua a temperatura ambiente.
Impastate fino ad avere un composto omogeneo che andrà fatto lievitare per circa 3 ore
Procedete poi a un nuovo rinfresco dell’ impasto ottenuto (saranno circa 700 gr di pasta) con altrettanta farina 00 e metà peso di acqua (circa 325 ml)
Passate l'impasto su una spianatoia infarinata e dategli la forma che preferite ( io ho ricavato due filoncini). Rivestite una leccarda con carta forno, cospargetela con un po’ di farina di grano duro e adagiatevi sopra le pagnotte. Fate lievitare per altre 5 ore circa o comunque fino al raddoppio. Infornate a forno preriscaldato a 200° per 10 min, poi abbassate a 180° e proseguite la cottura per altri 15 min circa. Dopo questo tempo estraete rapidamente la teglia dal forno, sostituendola con la griglia e rimettete dentro il pane (questo serve a non farlo bruciare sotto). A questo punto calcolate altri 15 min di cui gli ultimi 5 col grill per farlo colorare ( le pagnotte dovranno apparire leggermente dorate e se picchiettate bussare a vuoto). I tempi sono indicativi e variano da forno a forno.

Le proporzioni degli ingredienti sono sempre le stesse: 300 gr del peso di pasta madre, 300 gr del peso di farina, 150 ml di acqua

martedì 9 febbraio 2010

Apple Pie

Sabato girettando fra gli scaffali di alcune librerie bolognesi mi sono concessa un piccolo regalo. Partendo con in mente l'idea di acquistare un libro di cucina giapponese, per approfondire meglio la mia curiosità sui piatti tradizionali del Sol Levante, curiosando fra gli innumerevoli volumi di gastronomia mi sono imbattuta in questo libro. Sarà che l'editore mi dava estrema fiducia, che le fotografie erano impeccabili, che gli aneddoti legati alle varie ricette descritte erano interessanti e realistici, che Buon appettito America è stato amore a prima vista. La cucina statunitense, così spesso relegata ai soli hamburgers e hot dogs, mi ha sempre molto affascinata e soprattutto dopo i mie due viaggi in America ho potuto apprezzare l'ecletticità di questa cucina. Sfogliando rapidamente le pagine mi sono meravigliata della tanta varietà di ricette, che cambiano in modo significativo da Stato a Stato. Le parole di Lauren, che descrivono ogni procedimento, raccontano della difficoltà di presentare la cucina statunitesense oltrepassando i luoghi comuni.
Sono uscita dalla libreria assolutamente soddisfatta del mio acquisto e come prima sperimentazione ho scelto una ricetta che credo che rievochi in ognuno di noi piacevoli ricordi di infanzia. Chi di voi non può dire di essere rimasti affascinati dalle immagini dei cartoni di Walt Dysney o dei giornali di Topolino dove Nonna Papera sfornava deliziose torte fumanti che lasciava raffreddare sulla finestra. Quella cupola croccante, leggermente brunita che racchiude un ripieno cremoso di mele profumate alla cannella mi ha subito rapita.
Vi lascio con alcune delle parole di Laurel che introducono la ricetta e che a mio avviso spiegano perfettamente quel fascino che gli Stati Uniti esercitano su noi italiani.

In Italia è nota come la torta di nonna Papera, ma per noi è la torta nazionale. Rappresenta l'essenza dei "vecchi tempi ". E' il più semplice, rassicurante e onesto di tutti i dessert. Ci permette di di sognare un' America più buona, un'America amorevole e innocente, gloriosa e genuina, un'America che forse non è mai esistita al di fuori di queste riflessioni da fine pasto, ma che desideriamo con tutto il cuore.

APPLE PIE

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Ingredienti per la pasta brisèe friabile

Tutti gli ingredienti devono essere freddi, per evitare che la pasta diventi dura. Mettere la farina in frigorifero per almeno trenta minuti. I pezzetti di burro andrebbero riposti in freezer per almeno 10 minuti prima dell'uso.

200 gr di farina /1/4 di cucchiaino di sale/ 1/4 di cucchiaino di lievito per dolci/ 200 gr di burro, freddo e tagliato a pezzetti di un cm/ 5-7 cucchi d'acqua gelata/ 1 cucchiaio di aceto/

Ingredienti per il ripieno di mele

8 mele (le Granny Smith vanno molto bene per le torte)/ 120 gr di zucchero (più un cucchiaio per a copertura)/ 1 di cucchiaio di succo di limone/ 1/4 di cucchiaino di sale/ 1 cucchiaino di cannella in polvere)/ 1/4 di cucchiaino di noce moscata in polvere / 1/4 di cucchiaino di chiodi di garofano in polvere /1 cucchiaio e 1/2 di maizena / 30 gr di burro/ 1 uovo sbattuto leggermente con un cucchiaino di acqua

Procedimento
In un robot da cucina con la lama di metallo lavorate insieme brevemente la farina, il lievito e il sale. Unite il burro e azionate rapidamente il robot fino a ottenere un impasto di briciole grandi quanto piselli. Unite l'aceto e la minor quantità possibile di acqua ghiacciata e azionate rapidamente il robot. Il composto dovrà essere friabile ma rimanere attaccato se si pizzica tra le dita. Se necessario unite ancora un po' d'acqua. Trasferite in un sacchetto di plastica e impastate rapidamente attraverso il sacchetto finché il composto sta insieme. Dividetelo a metà e formate due palle di impasto, avvolgetele nella pellicola e appiattite a disco. Mettete in frigorifero per almeno 1 ora (meglio per una notte) prima di stendere la pasta.

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Stendete la pasta briseè friabile in un disco di 30 cm di diametro, a uno spessore di circa 3 mm o più sottile. trasferite in una tortiera di 22 cm, lasciando un bordo di circa 1 cm. Coprite con la pellicola e mettete in frigo per almeno 30 minuti.
Sbucciate le mele, privatele del torsolo e tagliatele in fette di 5 mm. Trasferitele in una ciotola capiente e mescolatele con lo zucchero, il succi di limone, il sale e le spezie. Lasciate marinare a temperatura ambiente per almeno 30 minuti, poi scolatele raccogliendo i succhi. Versateli in un pentolino antiaderente su fuoco medio con il burro e fate bollire finchè il composto è sciropposo e leggermente carammellato, per circa 5 minuti, ruotando il pentolino ma senza mescolare.
Mescolate le mele con la maizena finché questa non è più visibile. Versate lo sciroppo sulle mele, mescolate e trasferite il ripieno nel guscio di pasta freddo, ammonticchiandolo al centro.
Stendete il secondo disco di pasta brisée e appoggiatelo sul ripieno. Rifilatelo a circa 1 cm dall'orlo della tortiera e premete il bordo su quello della della base. Ripiegatelo in sotto in modo che sia a livello del bordo della tortiera. Formate delle scanalature o premete con i rebbi della forchetta per sigillare bene. Praticate quattro tagli ad angolo retto sulla superficie. Mettete in frigorifero per 30 minuti. Scaldare il forno a 200°. Spennellate la superficie con l'uovo sbattuto e cospargete uniformamente con 1 cucchiaio di zucchero. Cuocete nella parte più bassa del forno per 40-45 minuti o finché i succhi ribollono e la superficie è molto dorata. Se si scurisce troppo rapidamente, coprite con un foglio di alluminio. Servite calda con gelato alla vaniglia ( io l'ho accompagnata con gelato alla crema fatta dalla weazel ;) )

domenica 7 febbraio 2010

Un piatto per uomini veri!

Ieri è iniziato il torneo Sei Nazioni. Io non sono una grande esperta di rugby, ma mi piace molto la tradizione e l'emozione di questo sport. Grazie alla weazel, che invece ne capisce molto più di me, ho cominciato a seguire la nostra nazionale con un po' più di attenzione, imparando qualche regola e cominciando a riconoscere alcuni giocatori.
Il torneo Sei Nazioni è nato come Home Championship nel 1883 e disputato tra le quattro Nazionali delle Isole britanniche (Galles, Inghilterra, Irlanda e Scozia), divenne Cinque Nazioni nel 1910 con l'ingresso della Francia, per poi diventare l’attuale torneo con l’ammissione dell'Italia nel 2000. (da Wikipidia)
Ieri pomeriggio l'Italia ha sfidato la nazionale irlandese, a Dublino, aprendo così questa nuova edizione. Approffittando di questa occasione e del fatto che un nostro caro amico è un appassionato di questo sport e per un periodo ha addirittura vissuto in Irlanda, ho pensato che sarebbe stato carino organizzare una cena post- partita e allo stesso tempo cucinare un piatto a tema. Girettando sul web sono capitata su questo sito e ho deciso di preparare il piatto più tipico dell'isola verde, l'Irish Stew. E' un piatto semplice, poco elaborato ma molto gustoso e autentico, ottimo da mangiare in una piovosa giornata invernale, accompagnato da una birra scura e dal calore di tanti amici.

IRISH STEW

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Ingredienti per 4 persone: 1 kg di spalla di agnello/4 patate grandi/ 2 cipolle grandi/ 3-4 carote di grandezza media/ 2 tazze di acqua/un mazzetto di prezzemolo/ sale e pepe qb

Con un coltello ben affilato tagliate la carne a pezzi, a cubetti di circa 2 cm di spessore. Pelate le patate e le carote a fettine di circa mezzo cm. Sbucciate, tagliate la metà le cipolle e affettatele sottilmente. In un una pentola ampia e dai bordi alti disponete gli ingredienti a strati ,cominciando e finendo con le patate. Coprite con l'acqua, salate e pepate a piacimento (io ho iniziato con un paio di pugni di sale grosso e una macinata di pepe, regolandomi poi durante la cottura) Bollite a fuoco molto lento per quattro ore e mezza circa finché la carne non sarà tenera e le patate non avranno addensato l’acqua. Completate cospargendo con il prezzemolo tritato fine.

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P.S. Alla fine, come ampiamente pronosticato da tutti, l'Italia del rugby ha perso...ma con onore. Rispetto ai maestri d'oltremanica abbiamo ancora molto da imparare ma il movimento del rugby è in forte crescita grazie ai valori autentici di grande rispetto per l'avversario e massima sportivià che trasmette. Stadi senza barriere dove tifosi avversari siedono a fianco, bevono birre e cantano insieme e giocatori che si stringono la mano dopo aver combattuto nel fango e nel sangue. Noi ci siamo proprio divertiti...La prossima è Italia-Inghilterra Domenica 14 Febbraio, ore 14.30 - Roma.

mercoledì 3 febbraio 2010

La mia zuppa preferita

Finalmente è uscito il sole e le giornate si stanno allungando. La neve si scioglie sui tetti di Bologna, bianco e vermiglio, contro un cielo limpidissimo. La temperatura continua però a assere gelida. Alla mattina l'aria ghiaccia le guance e se durante il giorno si riesce quasi a sentite un vago sentore di primavera, le serate rimangono ancora freddissime. E giusto per coccolarsi un po' non c'è nulla di meglio che ricorrere ai fornelli, a quei sapori famigliari che fanno subito casa. Complici le verdure di stagione, che con le gelate di questo inverno sono venute una meraviglia, belle polpose e per nulla fibrose, mi è venuta voglia di cimentami in una ricetta un po' elaborata, ma che alla fine si dimostra uno di quei piatti che vorresti non finiscano mai. Dopo un po' di ricerche sul web, per capire quale fosse la ricetta originale, perdendomi fra le più svariate variazioni e le quantità di ingredienti da utilizzare sono giunta a questa versione, che mi ha davvero ricordato le ribollite mangiate in Toscana, ripiangendo di non essere nata in quella regione ;)

RIBOLLITA

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Ingredienti per 4/6 persone: 300 gr di cavolo nero/ 200 gr di pane toscano raffermo/ 200 gr di fagioli cannellini secchi/ 300 gr di bietola/ 200 gr di patate/ 1 carota/ 1 costa di sedano/ 1 cipolla/ 150 gr di prosciutto toscano/ 2 cucchiai abbondanti di concentrato di pomodoro/ un mazzetto di timo/ un mazzetto di rosmarino/ sale e pepe qb

Lasciate in ammollo i fagioli per una notte. Cuoceteli in una pentola di acqua calda leggermente salata per circa 40 min (devono risultare cotti ma ancora sodi). Nel frattempo lavate il cavolo nero e le bietole, mondatele dalle parti più dure e affettatele a pezzi grossolani. Sbucciate le patate e tagliate a dadini di circa un centimetro. Lavate gli aghi di rosmarino e il timo.
Con un mixer a immersione o un passaverdure riducete metà dei cannellini a purea diluendo con la loro acqua di cottura.
In una pentola dai bordi alti e dal fondo spesso preparate un soffritto con la cipolla, il sedano e la carota tritati sottilmente. Quando le verdure saronno imbiondite, aggiungete il prosciutto, precedentemente tritato a coltello, e lascite insaporire il tutto per un paio di minuti. A questo punto aggiungete il cavolo nero, le biete, le patate, il concentrato di pomodoro e la purea di fagioli. Mescolate bene per amalgamare gli ingredienti. Unite due bicchieri di acqua calda, mescolate nuovamente e aggiungete il timo e il rosmarino. Regolate di sale e di pepe. Coprite con un coperchio e fate sobbollire per almeno un ora. Unite i fagioli rimasti, mescolate bene e cuocete per altri dieci minuti, in modo che la zuppa si addensi completamente.
Per completare il piatto , disponete delle le fette di pane toscano in una zuppiera alternandole con alcuni mestoli di zuppa, fino a esaurire gli ingredienti. Fate riposare per almeno otto ore (sarebbe meglio una giornata intera).
A questo punto togliete dalla pentola la quantità di zuppa desiderata e mettetetela a riscaldare in un tegame di coccio, su fuoco medio, riparato da uno spagi fiamma. Servite con abbondante olio di oliva.

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Con questa torta partecipo alla raccolta di Vale del blog Mangia e Bevi, "Il Pane secco... Non si butta!"

lunedì 1 febbraio 2010

Pasticcini al Limone

Credo che tutti noi food-bloggers abbiamo uno chef preferito. Attraverso riviste, libri e trasmissioni televisive ci affezioniamo a certi cuochi in particolare, per la loro professionalità e passione per il loro lavoro. Potendo guardare Gambero Rosso Channel, mi sono davvero innamorata della precisione e della cura che Laura Ravaioli trasmette in ogni sua ricetta. Lei è uno chef davvero versatile, spazia dalla cucina internazionale a piatti tradizionali con una facilità incredibile. Seguo le sue puntate con una certa assiduità, trovando sempre spunti molto interessanti e ricette che e ricette che risultano sempre ottime. Purtroppo non sempre però è possibile riuscire a trascrive tutti i procedimenti, ma Laura è talmente carina da condividere le sue ricette anche su FB. Avendole domandato tramite FB la ricetta che non avevo fatto in tempo ad annotare di questi buonissimi pasticcini credevo che la mia richiesta sarebbe rimasta senza risposta, soffocata dai suoi impegni di lavoro. Invece lei mi ha lasciata piacevolmente stupita, rispondendomi in brevissimo tempo, regalandomi una ricetta davvero straordinaria. Ne sono venuti fuori dei pasticcini davvero intriganti, dalla testure molto particolare e da un profumo fresco e avvolgente davvero irresistibile. La crema al limone si presenta morbidissima e per nulla stucchevole e crea un piacevolissimo contrasto con la base di briciole di pasta frolla. Credo che potrebbe essere un'idea alternativa ai soliti dolci di Carnevale, magari arricchiti , come consiglia Luara,da una dolce meringa all'italiana

PASTICCINI AL LIMONE

Pasticcini al limone

Ingredienti per circa 32 pezzi: 245 gr di farina/ 80 gr di zucchero/ 30 gr di maizena/4 gr di sale/170 gr di burro/ 160 ml di succo di limone filtrato/ 80 ml di latte intero/ 4 gr di scorza di limone grattugiata ( circa 2 cucchiaini colmi) /200 gr di uova ( circa 4 uova grandi)/270 gr di zucchero/ 25 gr di farina/ 1 gr di sale

Imburrate una teglia da 23 x 33 cm circa, con due fogli di carta forno posti perpendicolarmente e imburrati anch’essi. In un mixer mescolate la farina, la maizena, lo zucchero e il sale quindi unite il burro freddo tagliato a dadini. Lavorate pochissimo, fino a ottenere delle briciole piuttosto grossolane. Disponetele sul fondo della teglia già preparata e con una forchetta o con le mani compattate fino ad ottenere uno strato omogeneo di circa mezzo centimetro. Fate raffreddare la base in frigorifero per almeno una mezz’ora, quindi infornate a 170°C fino ad avere un fondo dal colore bruno dorato ( per circa 20 minuti circa)
Con una frusta, mentre la base sta cuocendo in forno, mescolate insieme in una ciotola tutti gli ingredienti per la crema di limone. Quando la base è pronta versatevi sopra la crema di limone mentre è ancora caldissima. Fate cuocere il tutto per circa 20 minuti, fino a che la crema di limone non risulterà soda al tatto. Lasciate raffreddare il dolce copletamente e con l'aiuto di un coltello lungo a lama liscia ricavate le barrette tagliando il dolce prima verticalmente e poi orizzontalmente. Decorate poi a piacere con zucchero a velo o la meringa all'italiana, prendendo l''accortezza di lasciare riposare le barrette in freezer per qualche minuto prima di essere guarnite con meringa e gratinate.
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