Questo racconto è opera della Weazel, perchè in realtà è lui lo scrittore della famiglia:
Molti secoli fa, in un luogo dimenticato dell’Europa, lontano mesi di cammino dal centro della civiltà, viveva un ragazzo di 16 anni. Il suo nome era Maewyin, il figlio di Calphurnius, un nobile romano. Durante un saccheggio, in una notte di tempesta, venne rapito dai pirati e portato via per mare. I pirati erano rozzi, diversi dalla sua gente, con barbe rosse lunghe e incolte e strane trecce in cui erano raccolti i capelli incrostati del sale dell’Oceano. Lo misero in catene, ma non lo maltrattarono. All’alba del terzo giorno di navigazione la barca trovò approdo e quando venne portato sul ponte il bagliore del sole d’oriente riflesso nel verde dell’erba per poco non lo accecò. Non aveva mai visto niente di simile, prati verdi come smeraldi, foreste, spiagge sovrastate da scogliere strapiombanti…Al porto c’era un mercato e tutti avevano i capelli rossi e lunghi. Cominciava a credere di essere in un sogno. Entro mezzogiorno, però, venne venduto come schiavo al re del North Dal Riada. La corte, in verità, era più modesta di casa sua e lui era di gran lunga la persona più raffinata che vi avesse mai messo piede. In breve divenne lo schiavo preferito del re, e per i sei anni successivi imparò la loro lingua e visse nella loro cultura. Sembravano rozzi e rudi. Sembravano scontrosi e burberi. Sembrava che la loro terra fosse dura e inospitale. Ma non era così…Il loro rispetto per le tradizioni e per la natura, che veneravano sopra ogni altra cosa, era assoluto. Per loro la parola data era più importante della vita stessa e il sorriso di ogni bambino valeva più dell’oro. Dopo mesi di pioggia, quando il sole faceva capolino e squarciava le nubi, le colline rilucevano di verde e ci si poteva ubriacare di vento e di colori, del profumo dell’erica e della salsedine. E poi amavano la musica e ogni occasione era buona per fare festa intorno a un fuoco, per cantare e ballare tutti insieme. A 22 anni Maewyin sentì il desiderio di rivedere la sua famiglia e scappò. Ma non dimenticò mai il popolo e la terra che la vita gli aveva fatto conoscere. Negli anni successivi venne conosciuto col suo nome romano, Patrizio, e scalò rapidamente, come già avevano fatto i suoi fratelli, i ranghi della Cristianità. Il Papa stesso, infine, gli diede l’incarico di tornare nella verde isola che lo aveva visto prigioniero per portare ai Celti la parola di Cristo. Lui andò, ma fece le cose a suo modo. L’amore dei Celti per la famiglia, la natura e le cose belle della vita lui li conosceva bene. E allora mescolò Gesù agli Dei pagani, che anche lui aveva venerato, unì la croce al simbolo del sole, dando vita alla croce celtica, spiegò la Trinità al popolo raccogliendo un trifoglio e mostrando le tre foglioline unite da un unico stelo. Morì molto vecchio, in quella che era diventata la sua Irlanda, alla vigilia dello schianto dell’Impero Romano.
Nei secoli successivi l’Irlanda divenne, e ancora oggi è, uno dei Paesi più fortemente cattolici del mondo. Invasioni, pestilenze, guerre civili e una povertà inimmaginabile non riuscirono mai a cambiare lo spirito di questo popolo e il principale merito fu di San Patrizio che non cercò di cancellare dalla loro cultura la magia dei Celti, che aveva stregato anche lui. Per questo, oggi, gli Irlandesi, emigrati in tutto il mondo come noi Italiani, festeggeranno il loro Santo Patrono nel modo più pagano possibile con canti e balli, falò e terribili ubriacature a cui si unirà anche chi Irlandese non è.
« Sia la strada al tuo fianco, il vento sempre alle tue spalle, che il sole splenda caldo sul tuo viso, e la pioggia cada dolce nei campi attorno e, finché non ci incontreremo di nuovo, Iddio ti protegga nel palmo della sua mano »
( Benedizione del viaggiatore Irlandese, San Patrizio)
Molti secoli fa, in un luogo dimenticato dell’Europa, lontano mesi di cammino dal centro della civiltà, viveva un ragazzo di 16 anni. Il suo nome era Maewyin, il figlio di Calphurnius, un nobile romano. Durante un saccheggio, in una notte di tempesta, venne rapito dai pirati e portato via per mare. I pirati erano rozzi, diversi dalla sua gente, con barbe rosse lunghe e incolte e strane trecce in cui erano raccolti i capelli incrostati del sale dell’Oceano. Lo misero in catene, ma non lo maltrattarono. All’alba del terzo giorno di navigazione la barca trovò approdo e quando venne portato sul ponte il bagliore del sole d’oriente riflesso nel verde dell’erba per poco non lo accecò. Non aveva mai visto niente di simile, prati verdi come smeraldi, foreste, spiagge sovrastate da scogliere strapiombanti…Al porto c’era un mercato e tutti avevano i capelli rossi e lunghi. Cominciava a credere di essere in un sogno. Entro mezzogiorno, però, venne venduto come schiavo al re del North Dal Riada. La corte, in verità, era più modesta di casa sua e lui era di gran lunga la persona più raffinata che vi avesse mai messo piede. In breve divenne lo schiavo preferito del re, e per i sei anni successivi imparò la loro lingua e visse nella loro cultura. Sembravano rozzi e rudi. Sembravano scontrosi e burberi. Sembrava che la loro terra fosse dura e inospitale. Ma non era così…Il loro rispetto per le tradizioni e per la natura, che veneravano sopra ogni altra cosa, era assoluto. Per loro la parola data era più importante della vita stessa e il sorriso di ogni bambino valeva più dell’oro. Dopo mesi di pioggia, quando il sole faceva capolino e squarciava le nubi, le colline rilucevano di verde e ci si poteva ubriacare di vento e di colori, del profumo dell’erica e della salsedine. E poi amavano la musica e ogni occasione era buona per fare festa intorno a un fuoco, per cantare e ballare tutti insieme. A 22 anni Maewyin sentì il desiderio di rivedere la sua famiglia e scappò. Ma non dimenticò mai il popolo e la terra che la vita gli aveva fatto conoscere. Negli anni successivi venne conosciuto col suo nome romano, Patrizio, e scalò rapidamente, come già avevano fatto i suoi fratelli, i ranghi della Cristianità. Il Papa stesso, infine, gli diede l’incarico di tornare nella verde isola che lo aveva visto prigioniero per portare ai Celti la parola di Cristo. Lui andò, ma fece le cose a suo modo. L’amore dei Celti per la famiglia, la natura e le cose belle della vita lui li conosceva bene. E allora mescolò Gesù agli Dei pagani, che anche lui aveva venerato, unì la croce al simbolo del sole, dando vita alla croce celtica, spiegò la Trinità al popolo raccogliendo un trifoglio e mostrando le tre foglioline unite da un unico stelo. Morì molto vecchio, in quella che era diventata la sua Irlanda, alla vigilia dello schianto dell’Impero Romano.
Nei secoli successivi l’Irlanda divenne, e ancora oggi è, uno dei Paesi più fortemente cattolici del mondo. Invasioni, pestilenze, guerre civili e una povertà inimmaginabile non riuscirono mai a cambiare lo spirito di questo popolo e il principale merito fu di San Patrizio che non cercò di cancellare dalla loro cultura la magia dei Celti, che aveva stregato anche lui. Per questo, oggi, gli Irlandesi, emigrati in tutto il mondo come noi Italiani, festeggeranno il loro Santo Patrono nel modo più pagano possibile con canti e balli, falò e terribili ubriacature a cui si unirà anche chi Irlandese non è.
« Sia la strada al tuo fianco, il vento sempre alle tue spalle, che il sole splenda caldo sul tuo viso, e la pioggia cada dolce nei campi attorno e, finché non ci incontreremo di nuovo, Iddio ti protegga nel palmo della sua mano »
( Benedizione del viaggiatore Irlandese, San Patrizio)
Ingredienti per circa 15 scones: 500 gr di farina/ 300 ml di latte/ 160 gr di uvetta/ 110 gr di burro/ una bustina di lievito per dolci/ 4 cucchiai di zucchero/ 2 cucchiaini di sale/ 1 uovo/ 2 cucchiai di semi di anice
In un pentolino portate a bollore il latte con i semi di anice, poi lasciate in infusione fino al completo raffreddamento. Nel frattempo setacciate la farina e il lievito, unite lo zucchero e il sale e mescolate. Aggiungete il burro morbido a fiocchetti e, con la punta delle dita, lavorate il composto fino a che tutti gli ingredienti siano ben amalgamati (deve risultare un composto granuloso). Aggiungete l’uvetta e mescolate bene. Filtrate il latte aromatizzato all'anice e versatelo sugli ingredienti secchi, mescolando con una forchetta. Lavorate rapidamente l’impasto con le mani. Deve risultare morbido ma non colloso (se è necessario aggiungete un po' di farina). Su una spianatoia leggermente infarinata, stendete l’impasto a 3 cm di spessore e, con un coppapasta di 5cm, ritagliate gli scones. Disponeteli su una teglia rivestita con carta da forno, lasciando un po' di spazio fra l'uno e l'altro. Sbattete l’uovo con un cucchiaio d'acqua e spenellatelo sulla superficie degli scones. Infornate a 200°C in forno già caldo per 15-20 minuti (devono diventare leggermente dorati). Sfornateli e lasciateli intiepidire su una griglia.
In un pentolino portate a bollore il latte con i semi di anice, poi lasciate in infusione fino al completo raffreddamento. Nel frattempo setacciate la farina e il lievito, unite lo zucchero e il sale e mescolate. Aggiungete il burro morbido a fiocchetti e, con la punta delle dita, lavorate il composto fino a che tutti gli ingredienti siano ben amalgamati (deve risultare un composto granuloso). Aggiungete l’uvetta e mescolate bene. Filtrate il latte aromatizzato all'anice e versatelo sugli ingredienti secchi, mescolando con una forchetta. Lavorate rapidamente l’impasto con le mani. Deve risultare morbido ma non colloso (se è necessario aggiungete un po' di farina). Su una spianatoia leggermente infarinata, stendete l’impasto a 3 cm di spessore e, con un coppapasta di 5cm, ritagliate gli scones. Disponeteli su una teglia rivestita con carta da forno, lasciando un po' di spazio fra l'uno e l'altro. Sbattete l’uovo con un cucchiaio d'acqua e spenellatelo sulla superficie degli scones. Infornate a 200°C in forno già caldo per 15-20 minuti (devono diventare leggermente dorati). Sfornateli e lasciateli intiepidire su una griglia.
le tue foto sono meravigliose. Un angolo di mondo tutto da scoprire, un bacio
RispondiEliminaFra tesoro che bel racconto e che foto meravigliose! L'Irlanda è un posto che mi manca da visitare e spero presto di farci almeno un we!
RispondiEliminabuonissimi gli scones ;-)
bacioni grandi
Silvia
Il racconto della weazel è favoloso ed i tuoi scones deliziosi...ma che coppia favolosa siete voi due?!
RispondiEliminaL'Irlanda, prima o poi devo andarci!
bacioni
Davvero affascinante il racconto della weazel, così come questi scones che hai immortalato con foto superbe :) L'altro giorno ho visto una ricetta di scones salatai, ci sto facendo un pensierino...
RispondiEliminaUn bacio,
Sara
È vero oggi è San Patrizio!!! Me ne ero scordata...
RispondiEliminaI tuoi scones sono perfetti, come tutto quello che fai!
Le foto dell'Irlanda meravigliose, devo proprio visitarla...
Buon pomeriggio!
Bello il racconto e belli (e buoni) gli scones. Li ho fatti una volta, ma senza anice... Immagino che profumino!
RispondiEliminabaci
in irlanda non ci sono mai stata ma posso iniziare a impararla cominciando da questa buonissima ricetta...
RispondiEliminaMa che artisti che siete ! siete una coppia stupenda! bello il racconto belle le foto e buoni i dolcetti che hai preparato tu...o anche in questo la Weazel ci farà una sorpresa?
RispondiEliminaun bacio a tutti e due!
Pippi
Fra, che post stupendo! bellissimo il racconto (complimenti alla weazel), suberbe le foto e deliziosi gli scones!
RispondiEliminaun bacio
che bellissimo racconto! l'Irlanda è uno dei posti in cui non sono mai stata ma che mi piacerebbe molto visitare!
RispondiEliminadue domeniche fa, il gruppo irlandese Altan, era qui a Verona e siamo stati al loro concerto.... quasi due ore di musica celtica... e gente che si alzava dalle sedie per andare a ballare lungo i corridoi..una bella serata...tanto quanto quegli scones che ancora non mi decido a fare, ciaooo tesora e complimenti allo scrittore.
RispondiEliminati lascio il link del concerto, se vuoi curiosare
http://www.gruppodanzeverona.com/StPatricksDay09.htm
Sono perfettissimi! Complimenti, ne sento il profumino ... anche perchè dopo cena mi sono pappata un piccolo scone con confettura di albicocca :-) Baci
RispondiEliminaFra..è tutto stupendo!!!
RispondiEliminaQuanto mi piacerebbe andare in Irlanda....magari proprio a festeggiare il San Patrick's Day ;o)
E questo pane sotto? ....me lo ero perso....è fantastico!!!
Bacioni
Foto meravigliose, racconto splendido e ricettina superlativa!
RispondiEliminaBuona serata Laura
Paesaggi mozzafiato, scones appetitosi.. Cosa vuoi di più dalla vita? :-)))
RispondiEliminaViaggetto in Irlanda!!!
Fra!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Non riuscirai a crederci!!!!!!!!!! Mi è arrivato il tuo regalo.... dopo quasi un anno!!!!!!!!!! L'India è sempre l'India!!!!!!!!!!
RispondiEliminaGrazie!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Baci! Baci! Baci!
Niki
p.s. domani faccio il post: l'evento è memorabile!!!!!!!!
Quanti ricordi fai tornare a galla... l'Irlanda è sempre nel mio cuore.
RispondiEliminaE questa è la seconda ricetta di scones che mi segno nel giro di poche ore... so cosa si mangerà a colazione nei prox giorni! baci
@ines: grazie un bacio anche a te
RispondiElimina@silvia: il racconto è tutto merito del moroso. Purtroppo neanche io sono stata in Irlanda, ma è una terra che mi affascina tantissimo
@saretta: grazie tesoro! bacioni anche a te
@camo: sono rimasta colpita dagli scones...mi sa che presto replicherò e perchè non provare in versione salata
@carolina: grazie! in Irlanda spero di andarci persto anche io
@k: l'anice dà veramente un ottimo profumo e sapore e con l'uvetta ci sta benissimo
@ilcucchiodoro: il cibo è sempre un buon approccio ;D
@gio: occhio al gatto!!!
@pippi: la weazel è un ottimo cuoco...però i dolci e il lievitati sono ancora il mio regno indiscusso ;D
@essenza di vaniglia: grazie e baci anche a te
@giò: anche io vorrei presto andarci, i suoi paesaggi sono incantevoli
@astro: grazie tesoro vado subito a darci un occhiata
@twostella: delizioso fine pasto e la marmellata è la morte loro!
@anto: deve essere fantastico vivere l'atmosfera del giorno di San Patrizio proprio in Irlanda!
@laura: grazie e baci!
@rossa di sera: magari!!!!
@niki: sono contentissima!!!! spero ti piaccia e che ti distragga un po' dalle difficoltà degli ultimi tempi
@elisabetta: allora buona e dolcissima colazione baci
mamma quanti brividi....belle le parole, belle le foto...anche a Mimino gli è quasi scappata la lacrima..un bacio tesoro.
RispondiEliminaP.S. questo fine settimana sono a bologna per l'inaugurazione di una mostra.tu ci sei?
com'è che ogni giorno scopro un blog che mi affascina e mi rapisce?
RispondiEliminaoggi è il turno del tuo blog!
il tuo post dedicato ad irlanda e scones mi ha toccata nel profondo: l'Irlanda è un paese in cui ho lasciato un pezzetto di cuore e gli scones mi ricordano le colazioni irlandesi e inglesi dei bei giorni all'estero! grazie!
Uno splendido modo di ricordare S.Patrizio, tra un racconto, degli scatti meravigliosi (tuoi? invidia!) e questi deliziosi scones all'uvetta che da tanto stazionano nel mio ricettario! Un abbraccio!
RispondiEliminaTi devo dire che la weazel sta diventando migliore di te....:)) Bellissimo il rcconto, ma gli scones, come hai fatto a farli così perfetti???? Sei una maga!
RispondiEliminaseguo sempre i tupi racconti sull'irlanda un paese che conosco poco ma che mi affascina sempre di più
RispondiEliminaWow, beautiful pictures! It looks like an incredible place outside, and the scones seem so incredibly delicious!
RispondiEliminaCiao!ma la foto con le biclette e il negozio di libri l hai fatta tu?in che paesino si trova? :) potessi prendo un aereo e volo dritto proprio li dentro quella magica foto!!!che emozione! :)
RispondiEliminaciao
Daniela B.
Io sono innamorata follemente dell'irlanda, del vento, dei paesaggi, del verde, delle nuvole veloci... :-)
RispondiElimina