








Il treno è lento e consente di godere del panorama che scorre pigramente fuori dal finestrino aperto. Un orizzonte fatto del verde delle risaie, fazzoletti di terra e acqua strappati alla giungla, sempre in agguato, pronta a riprendersi ciò che le è stato sottratto. Ad ogni stazione scendono orde di studenti in divisa. Camicie azzurre sopra gonne e pantaloni blu scuro, in stridente contrasto con i villaggi rurali in cui si perdono.
Il pulmino scorre veloce sull'asfalto liscio. L'aria condizionata mi fa rabbrividire. E' ancora presto e le strade sono pressoché deserte. Arriviamo alle Cascate di Erawan prima che l'invasione dei turisti e delle gite scolastiche inizi. Un impero d'acqua, sette livelli che si inerpicano fra intrichi di liane e alberi le cui foglie creano estesi tetti vegetali. Un breve bagno nelle polle cristalline, abitate da pesci grandi quanto il mio avambraccio e poi siamo di nuovo in cammino.
Vedo la sagoma grigia uscire dagli alberi, la proboscide ripiegata a portare il cibo alla bocca, le orecchie che sventolano l'aria calda. Un sogno di bambina che si avvera, quando salgo sulla testa dell'elefante, la sua pelle ruvida e calda sotto i palmi. La dolcezza e l'intelligenza di quegli occhi languidi e pacifici è sconcertante, mi lascia senza fiato.

La pioggia ci sorprende mentre giochiamo con i cuccioli. Ci ripariamo sotto una tettoia osservando l'acqua creare fiumi di fango. Le gocce si fanno via via meno intense, il temporale scema lasciando nell'aria minuscole particelle d'acqua. Ed ecco che davanti ai nostri occhi si materializza l'arca di Noè. Decine di erbivori, cavalli, mufloni, cinghiali si accalcano e si spingono, richiamati dal pastone che i monaci hanno sparso lungo il sentiero. Semplicemente surreale.
Mentre percorriamo la Ferrovia della Morte, costruita dai prigionieri durante la seconda guerra mondiale silenzio si fa fitto, denso. Nubi plumbee sporcano ancora il cielo. Le rotaie sono incastonate nella roccia, smantellata al costo di sangue e vite. Una prigionia terribile, in un luogo così remoto da dover essere apparso come un mondo alieno, l'incubo di un inferno. Un inferno che però, sessant'anni dopo, mi sta donando l'esperienza più intensa della mia vita.
Lasciamo Kanchanaburi, spinti verso est. Ayutthaya ci aspetta. Un'altra pagina nel mio diario. Nuove meraviglie che mi riempiranno gli occhi e la mente.
Ingredienti per due pinze: 1/2 kg di farina/ 100g di burro/2 uova/ 180g di zucchero/ 1 bustina di lievito/ latte per impastare/ marmellata di prugne/ miele di castagno/ gocce di cioccolata/ zucchero di canna (o granella di zucchero)
Sbattete le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto cremoso. Nel frattempo sciogliete il burro in un pentolino a fiamma bassissima. Unite la farina setacciata al composto di uova e mescolate. Aggiungete il burro raffreddato e il lievito setacciato. Cominciate a impastare aiutandovi con il latte. Deve risultare un impasto morbido, simile alla frolla. Formata una palla e lasciate riposare in frigorifero per almeno mezz'ora. Dopodiché dividete l'impasto in due parti. Stendetelo tenendo la pasta all'interno di due fogli di carta forno fino a ottenere uno spesso di circa mezzo centimetro. Ora, distribuite la marmellata su tutta la superficie fermandovi a circa 1 centimetro e mezzo dai bordi. Con un cucchiaio fate colare un po' di miele sulla marmellata e aggiungete gocce di cioccolato a piacere. A questo punto ripiegate i bordi fino ad ottenere una specie di fagotto, oppure arrotolate la pasta e sigillate le estremità. Spennellate la superficie con un po' di latte e spargetevi sopra lo zucchero di canna o la granella. Infornate a forno già caldo a 160° per circa 40 min (la superficie deve dorarsi)
Il risultato è gradevolissimo ve lo assicuro!
Lo ammetto, ultimamente ne ho ricevuti tanti (almeno secondo i miei standard :D) e sebbene mi abbiano fatto molto piacere non sono stata molto ligia nel riassegnarli. Un po' per pigrizia e un po' per mancanza di tempo. Ma questo permio di cui Astro, Luca&Sabrina e Bocetta, mi hanno fatto dono è un po' speciale. Perchè parla di amici. E sapere di essere entrata un po' nel cuore di queste pesone mi lusinga molto. Io lo invio a:
Giovanna, Silvia, Saretta, Arietta, Velia e Camalyca. Con sincero affetto. E a quelli che passano di qui e leggono i miei deliri offro una fetta di questa torta
TORTA DI PRUGNE
Ingredienti: 300g circa di prugne lavate e private del nocciolo/ 150g di farina integrale/ 150g di zucchero di canna/ 150 di farina di ceci/ 120g di burro/ 3 uova/ 2 cucchiaini colmi di lievito per dolci/ 1/2 bicchiere di nocino
per la tortiera: 1 noce di burro + zucchero di canna
Tagliate le prugne a spicchi sottile e mettetele da parte, in un piatto cosparse con un cucchiaio di zucchero di canna. Lavorate il burro morbido con lo zucchero fino ad ottenere una crema. Setacciate assieme le due farine e il lievito e, sempre con l'aiuto di un setaccio o di un colino a maglie fitte, incorporateli alla crema di burro. Mescolate per bene e poi unite le uova (che devono essere a temperatura ambiente), una ad una. Aggiungete il nocino e amalgamate fino ad ottenere un composto liscio e senza grumi. Versate il tutto nella tortiera (ne ho usato una di 24cm) imburrata e cosparsa con dello zucchero di canna. Disponete le prugne a cerchi concentrici, premendo un po’ per farle affondare nell'impasto. Infornate in forno preriscaldato a 180° per circa 35 minuti.
Nota: questa torta no è particolarmente dolce. Quindi se vi piaccioni i sapori zuccherini vi consiglio di usare lo stesso quantitativo fra zucchero di canna e zucchero bianco. Io l'ho trovata perfetta così, soprattutto a colazione accompagnata da latte o caffè.

