Arriviamo a
Sesto al tramonto, mentre il sole gioca con le cime delle
Dolomiti tingendo il paesaggio di una calda luce dorata. L'aria è incredibilmente fresca e pulita e le distese verdi dei campi e dei boschi riempono gli occhi con la loro placida presenza.
Ci sistemiamo in una delle tante
pensioni del paese. Muri rivestiti in legno chiaro, un ampio balcone che si apre sulla valle, vasi di splendidi fiori che inondano la stanza con il loro lieve profumo. E il silenzio, quella pace che è impossibile trovare vivendo in città, che ti entra dentro spazzando via qualsiasi pensiero.
Gustiamo una cena leggera nella grande sala dell'albergo, servita dalla Signora Elga, elegantemente fasciata in uno splendido abito tirolese. Non posso fare a meno di pensare ai cartoni della mia infanzia e non mi meraviglierei se a servire il dolce fossero Haidi o Annette.
La mattina successiva si parte presto per il trekking. La meta saranno le Tre Cime di Lavaredo. Attraversiamo boschi, inerpicandoci su per il fianco della montagna. La vegetazione è rigogliosa, splendidi fiori gialli, rosa e azzurri decorano il paesaggio roccioso, mentre nell'aria si diffonde il fresco e balsamico odore dei pini.
Il sole scalda la pelle e si riflette abbacinante sui ghiaioni candidi, memoria di una frana di qualche decennio prima.
La neve non si è ancora sciolta completamente e in alcuni punti disegna meravigliose architetture. Ponti di ghiaccio, gorgoglianti cascate, laghi che mostrano incredibili scale cromatiche. E' affascinante affondare la mano in quella materia bianca e gelata mentre attorno l'estate è esplosa in un tripudio di colori.
Raggiungiamo il rifugio
Comici, lasciandoci alle spalle la parte più impegnativa della passeggiata. Abbiamo coperto un dislivello di circa 800 metri e ci sediamo per qualche minuto godendo della straordinaria vista. Picchi brulli si stagliano contro il cielo. La loro geometria sfiora la perfezione, come se una mano ne avesse smussato le linee, cesellato i contorni. In alcuni punti i depositi ferrosi screzia le cime di un rosa pallido, splendide signore dalle guance imbellettate.
La seconda tappa è il rifugio
Pian di Cengia, incastonato in una forcella riparata dai venti. Bandierine di preghiera buddiste ci danno il benvenuto e il piccolo edificio di legno con gli scuri rossi ci sembra un ottimo posto dove fermarsi a pranzare. Ci sediamo a uno dei tavoli della terrazza e la Frost ghiacciata scivola delicatamente in gola. Una leggera brezza mitiga i raggi del sole, appoggio la testa contro il muro lasciando che un delizioso torpore mi attraversi il corpo. La mente è libera di volteggiare come i gracchi che solcano il cielo, senza soffermarsi su nulla in particolare. Le conversazioni dei miei compagni, le loro risate fanno da perfetta colonna musicale.
Ci rimettiamo in marcia. Ora la strada è leggermente in discesa e in breve raggiungiamo il
rifugio Locatelli.
Le
Tre Cime di Lavaredo sono uno spettacolo straordinario. Tre costoni di roccia grigia e rosa che svettano imponenti, sulle cime la neve non ha ancora ceduto alle lusinghe dell'estate. Si percepisce l'antichità di questo luogo, come la natura nei secoli abbia creato questo scenario, granello dopo granello. Queste montagne c'erano già molto prima che io nascessi e ci saranno ancora dopo la mia morte. sono una parte della nostra memoria, osservano dalla loro altezza noi piccole formiche andare e venire, con i nostri fardelli di gioie e dolori. La natura, la nostra terra è l'anello che ci unisce tutti quanti e davanti a tanta maestosità, a questi leviatani di pietra, sento di dovergli rispetto.
Attorno a noi si cominciano a radunare gruppi di ragazzi. Domani circa 6000 persone stringeranno in un grande abbraccio queste montagne. Una
manifestazione in favore dell'Africa e contro la povertà. mi piacerebbe rimanere ad assistere alla formazione di questo anello, prendere per mano la weazel per urlare ai potenti quanto sia insensato lo sfruttamento sistematico di persone e risorse, ma è tempo di tornare verso casa. Lascio su quelle cime un pezzetto di me e affronto la discesa ringraziando di aver potuto vivere questa esperienza.
Anche il secondo giorno la sveglia suona presto, ma la stanchezza che mi ha attanagliato in questi giorni è sparita. Affittiamo alcune biciclette e da
San Candido ci dirigiamo verso
Lienz. La ciclabile costeggia il fiume attraversando la val Pusteria. I fiori di cardo spiccano con il loro viola intenso fra il verde dell'erba, e ci divertiamo come bambini ad affrontare alcune discese a tutta velocità. Ripiegati sui manubri, il vento che sibila nelle orecchie ci sentiamo tutti dei provetti Girardengo.
Ritorniamo a San Candido nel primo pomeriggio, la giornata è quasi terminata. Una breve passeggiata fra le vie animate da numerose bande locali e poi è il momento di tornare a Bologna.
Le Dolomiti mi hanno rapito, giganti buoni che conservano un fascino ancestrale e che regalano una tranquillità che profuma di pulito