domenica 30 novembre 2008

Una mela al giorno...

Domenica pigra. Questo tempo ispira lunghe sedute di cucina, film, chiacchiere, tisane bollenti. Riappropriarsi del proprio tempo, dei propri spazi. Non è facile per me. Le mille cose che vorrei fare si accumulano nel mio cervello, spingono e richiedono attenzione. Ogni volta che mi siedo mi sembra di stare sprecando attimi. Così però non va bene. Allora oggi la dedico alla calma. Con un po' di sforzi ho fatto tacere quelle vocette insistenti che mi facevano notare la pila di vestiti da stirare, il cumulo di fogli di ricette che mi piacerebbe provare, il tarlo che ha cominciato a scavare la strada dello stress da regali natalizi e che mi ricordava che oggi molti negozi erano aperti...Ho preso un bel respiro e un po' della tensione nelle spalle se ne è andata. Corsa stamattina, senza grandi soddisfazioni, ma con la consapevolezza che i chilometri si accumulano nelle gambe, dandomi la base per migliorare sempre un po' di più. E oggi pomeriggio qualcosa di semplice e avvolgente. Qualcosa che profumi tutta la casa. Un esorcismo contro la sera che cala gelida contro i vetri appannati. Un talismano per scacciare il pensiero del lunedì imminente. Spero che serva anche a voi...

Torta di Mele



Ingredienti: 80g di uvetta/ 4 cucchiai di acqua/ 280g di farina/ mezzo cucchiaino di cannella/ un pizzico di sale/ mezzo cucchiaino di lievito/ 1 cucchiaino abbondante di bicarbonato di sodio/ 120 ml di olio di semi di girasole/ 160g di zucchero/ mezza stecca di vaniglia/ 2 uova leggermente sbattute/ 3 mele sbucciate e tagliate a dadini di un centimetro/ 2 bianchi d'uovo/ la scorza grattugiata di un limone biologico
1. Ungete una tortiera del diametro di circa 20 cm e rivestite il bordo e il fondo con la carta forno. Mettete l'uvetta e l'acqua in un pentolino, ponetelo sul fuoco a fiamma bassa fino a che tutto il liquido non sia completamente asciugato. Lasciate raffreddare
2. Preriscaldate il forno a 170°. Mescolate assieme la cannella, il sale, il lievito, il bicarbonato in una ciotola
3. Mettete l'olio e lo zucchero in una ciotola. Dividete la stecca di vaniglia a metà per il lungo usando un coltello affilato. Estraete le bacche interne e mettetele nella ciotola. Mescolate il tutto, poi gradualmente aggiungete le uova sbattute. Il composto dovrebbe risultare liscio e denso. Aggiungete le mele a didini, l'uvetta e la scorza del limone, poi unite dolcemente gli ingredienti secchi precedentemente preparati.
4. Montate i bianchi d'uovo fino a ottenere una neve morbida. Uniteli al composto in due tempi cercando di non smontarli.
5. Versate il composto nella tortiera e livellatolo con una spatola. Cuocete il dolce per mezz'ora o fino a che introducendo uno stecchino questo non esca asciutto. Togliete la torta dal forno e lasciatela raffreddare.


martedì 25 novembre 2008

La Fabbrica del Cioccolato

Marco non aveva trovato un biglietto d'oro dentro una stecca di cioccolata. Se è per questo la sua famiglia non era neanche povera e non vivevano sicuramente in una cittadina industriale inglese fine ottocento. Ma allora - si chiedeva stringendo la mano nodosa e calda del nonno - dove caspita sono finito?
Si aggirava tra i banchi che racchiudevano luccicanti meraviglie con gli occhi sgranati, la bocca aperta e il naso pronto a carpire ogni profumo emanato da tutto quel tripudio di colori e consistenze differenti.
Devo stare sognando...è senz'altro così...stavo leggendo il mio libro...mi sono addormentato e ora mi ritrovo qui...solo che invece che in una Fabbrica sono in una specie di mercato...
Ma quei gusci croccanti, quelle tavolette di ogni forma, quelle sculture zuccherine e speziate erano pura magia. E Marco decise. Sarebbe diventato un mago anche lui.
Anni dopo, col suo bel cappello bianco sulla testa, Marco aveva realizzato il suo sogno. Ora era uno stregone, e dei più bravi. Maneggiava con maestria polveri e liquidi, dosava, pesava, dava vita a impasti informi che sotto il suo tocco diventavano opere d'arte. Ma la cosa che più gli dava piacere era l'effetto che la sua magia aveva sugli altri. Ogni tanto si affacciava alla porta del suo laboratorio per sbirciare quegli occhi estasiati, quelle labbra che si schiudevano, i denti che rompevano croste croccanti, spezzavano paste friabili, le guance risucchiate per poter godere ogni singola nota di sapore, l'espressione di pura estasi che si dipingeva sui volti e che si rinnovava a ogni morso. Marco era soddisfatto. Marco era felice. Marco era l'incantatore della Fabbrica di Cioccolato.



Sabato sono stata al CioccoShow. Piazza Maggiore profumava di cacao e cannella, incorniciata dada un abbacinante cielo terso. L'aria fredda invogliava ad avvicinarsi agli stand per godere del tepore che proveniva dalle cascate di cioccolata fusa.



Una bella manifestazione, nonostante la ressa, dove la maestria dei vari pasticceri e maitre chocolatier hanno dato vita delle opere d'arte. Unico tasto dolente: i prezzi davvero esorbitanti...però, ogni tanto, una follia ce la si può pure concedere. Vi lascio con alcune immagini nella speranza che riscaldino questo gelido martedì






domenica 23 novembre 2008

E' già Natale?!?

Nella mia famiglia il Natale è un evento fusion. Papà di origini campane, mamma emiliana. Per me ha sempre significato doppia festa :)
La sera del ventiquattro si festeggiava con parenti e amici. Cena rigorosamente a base di pesce, su cui troneggiava il brodetto della nonna e le sue capesante gratinate. A mezzanotte scambio dei regali, con mio padre, improvvisato Babbo Natale, a distribuire i pacchi.
Il pranzo del 25 invece era qualcosa di più intimo. Solo noi cinque davanti a piatti fumanti di tortellini a cui seguiva l'odiato bollito! Ma in questa commistione di tradizioni culinarie c'era un elemento immancabile che riuniva e collegava i due momenti di festa: la torta di tagliatelline della nonna. Col suo guscio friabile e la scioglievole croccantezza dell'inverno eil suo profumo di mandorle e zucchero, questo dolce è per me il simbolo gastronomico del Natale. Più del brodetto. Più dei tortellini. Perchè la torta di tagliatelline, si fa rigorosamente solo per le festività natalizie. Un po' complesso da preparare, ma di una consistenza così particolare da rubarti il cuore.


TORTA DI TAGLIATELLINE




Ingredienti per le tagliatelline: 125g di farina/ 2 uova
Su di una spianatoia disponete la farina a fontana. Sgusciate le uova al centro della fontana e cominciate a impastare. Dovrete ottenere un impasto omogeneo ed elastico. Se eventualmente risultasse troppo appiccicoso aggiungete un altro po' di farina. Quando l'impasto avrà assunto la giusta consistenza, stendetelo finemente con un mattarello, fino ad ottenere una sfoglia sottilissima (deve avere lo spessore di 1-2 mm). Riponete la sfoglia su di un canovaccio pulito e lasciatela asciugare per circa 40 min. Al tatto dovrà risultare setosa e asciutta. A questo punto arrotolate la sfoglia su se stessa e utilizzando un coltello pesante e ben affilato ricavate le tagliatelline tagliando la svoglia dal lato corto. Le tagliatelline devono avere uno spessore sottilissimo. Disponetele su un vassoio infarinato e mettete da parte




Ingredienti per il ripieno: 300g di zucchero/300g di mandorle pelate
Sminuzzate le mandorle a coltello (non utilizzare il mixer) il più fini possibile. Unitele allo zucchero e mescolate per bene in modo che le mandorle si distribuiscano bene all'interno dello zucchero




Ingredienti per la base: 220g di zucchero/ 1 uovo/ 100g di burro fuso e raffreddato/ 90g di latte/ 10 g di lievito/ 350g di farina
Su una spianatoia disponete la farina a fontana. Nel centro versate lo zucchero, l'uovo, il burro fuso, il latte e il lievito. Iniziate a impastare fino a ottenere un impasto morbido, privo di grumi e leggermente appiccicoso. Ponete l'impasto tra due fogli di carta forno e stendetelo con un mattarello, fino a ottenere un rettangolo il più regolare possibile con uno spessore di circa mezzo centimetro.

Composizione del dolce
Riscaldate il forno a 180°. Imburrate e infarinate molto bene una teglia rettangolare (circa 33x23 cm) e adagiateci l'impasto, creando un bordo di circa 3 cm. Fate un primo strato di tagliatelline senza premere troppo sulla sfoglia. Distribuite poi uno strato di zucchero e mandorle, coprendo bene le tagliatelline. Ponete alcuni fiocchetti di burro morbido sullo zucchero. Fate un altro strato di tagliatelline, di zucchero e mandorle e completate con i fiocchetti di burro. Infornate per circa 40 min. Una volta cotta con l'aiuto di un coltello sottile staccate i bordi della torta ancora calda dalla teglia, poi lasciate raffreddare completamente prima di sformarla.



Note
1. La superficie della torta deve brunirsi, ma soprattutto è importante che la pasta base sia ben cotta (vale la prova stecchino). Se la superficie tende a dorarsi troppo prima che la base si cotta coprite la torta con carta stagnola.

2. Questa torta si conserva a lungo (anche una settimana). L'unica accortezza se non la si consuma subito è di bagnarla con della mandorla amara o del brandy, ogni giorno. Bastano alcuni cucchiai distribuiti sulla superficie e la torta si mantiene fragrante per diversi giorni.



E con questa ricetta partecipo a Sapore di Sfida Dolce Natale

Ricette di Natale

mercoledì 19 novembre 2008

Brrrrrr.....

E' arrivato il freddo. Così, all'improvviso, la temperatura è calata. In ufficio batto i denti. Sono vestita costantemente come la sorella gemella dell'omino michelin e le persone che entrano mi guardano come fossi una pazza pronta per una spedizione in Alaska. Ho perennemente le mani e i piedi surgelati da far concorrenza ai bastoncini findus. Mi si sono screpolate le labbra e lascio simpatici graffiti rossi sui fogli perchè mi si crepano le nocche. Ogni tre secondi ho bisogno di correre in bagno a fare pipì dato che l'unico modo per procurarmi un attimo di tepore è ingurgitare litri di tisane e tè bollenti (peraltro la mia lingua ha avviato le pratiche di divorzio per maltrattamenti). Esco di casa col buio e rientro che è notte (mannaggia è due giorni che tento di fotografare una torta!!!!). Domenica ho in programma di correre 22 km e le previsioni danno temperature polari.
Ora, anche se a me questa stagione potrebbe anche piacere (fra un po' è natale, iniziano i mercatini, si mangiano zucche e castagne a volontà, si può rimanere a poltrire sotto il plaid con la weazel senza rischiare di vederla morire disidratata) il mio corpo si sta ribellando! Non riesce proprio ad abituarsi a questo sbalzo termico. E così ha deciso che è ora del letargo. Io sto provando a spiegargli che non sono una marmotta (lo so, le dimensioni del sedere potrebbero ingannare!!!), che ho una vita abbastanza impegnata e che quindi non posso aggirarmi in pieno stato comatoso e con l'unico neurone di cui dispongo in prepensionamento anticipato...ma sembra non stare capito. Allora provo a persuaderlo con qualcosina di dolce...chissà magari cede alle lusinghe.

Cake al profumo di clementine


Ingredienti: 300ml di succo di clementine/ 3 uova/ 200g di zucchero/ 1 bustina di lievito per dolci/ farina di riso q.b.
Sbucciate le clementine. Frullatele e filtratele fino a ottenere 300ml di succo. In una ciotola montate con le fruste 200g di zucchero e 3 uova, fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Aggiungete il succo di clementine a filo continuando a mescolare. Setacciate il lievito e unitelo al composto. Ora iniziate ad aggiungere a cucchiaiate la farina setacciata fino a quando non otterrete una crema che scrive (sollevando le fruste l'impasto che cola dovrebbe ricadere sulla superficie del composto senza essere assorbito immediatamente, ma formando dei filamenti che rimangono per qualche secondo a galla). Io usato circa 200g di farina. Imburrate e infarinate una tortiera (io ho usato quella da plum cake ma va benissimo anche uno stampo tondo) e versateci l'impasto. Infornate in forno già caldo a 180° gradi per circa un'ora (se vedete che la torta di sta colorando troppo in superficie copritela con la carta stagnola). Non aprite assolutamente il forno prima che siano trascorsi 20 minuti. Sfornate il dolce e lasciatelo raffreddare completamente.
Per la glassa: 100g di zucchero a velo/2 cucchiai di acqua/ 1 cucchiaio di essenza di fiori d'arancio Emulsionate gli ingredienti in una ciotolina (se è troppo densa aggiungete altra acqua al contrario se risulta troppo fluida unite un altro po' di zucchero a velo). Distribuite la glassa così ottenuta sulla superficie della torta.

Questo cake è davvero molto buono. Rimane morbido per svariati giorni, è profumatissimo e si presta sia a essere servito per un tè pomeridiano che come ottima colazione. Ringrazio infinitamente Maurizio Santin che con i suoi consigli durante le trasmissioni su Gambero Rosso Channel ha ispirato questa splendida ricetta (psss... avete visto i suoi libri, sono straordinari, non vedo l'ora di regalarmene uno).

lunedì 17 novembre 2008

Going on...

La weazel spegne la sveglia con un grugnito. Guardo i numeri fluorescenti del display. Le 6.00. Maledico mentalmente il lunedì mattina, poi mi ricordo...non è lunedì è domenica!!! E io sono una deviata mentale. In cucina alcuni pinguini mi danno il buongiorno. Fuori dalla finestra la luna è ancora alta. Un mezzo disco luminoso nel cielo nero. Però non ci sono nuvole. Bene almeno non rischio la pioggia in testa. Latte, barretta energetica, un po' di miele. La weazel vagola per la casa con gli occhi assonnati e la faccia gonfia.
Arriviamo a Ozzano con largo anticipo. E' fresco ma la giornata si preannuncia splendida. C'è già tantissima gente che fa riscaldamento. I buoni, quelli che corrono forte li riconosci dall'abbigliamento. Pantaloncini e maglietta senza maniche. Rabbrividisco.
Mi iscrivo e comincio a scorricchiare anche io. I muscoli freddi appesantiscono le gambe, ma le sensazioni sono buone. Mi guardo intorno. Persone di ogni età ridono, scherzano, si salutano, parlano di tempi, di percorsi, di altre gare. Centinaia di individui con la stessa malattia: la corsa
Alle nove partiamo. Il percorso è durissimo. L'ho guardato la sera prima su googlemaps. Una salita dopo l'altra, per circa metà del tracciato. Il mio obiettivo è non smettere mai di correre, riuscire a mantenere un ritmo per lo più costante.
Il freddo scivola via assieme ai chilometri. La testa è assolutamente vuota, negli occhi lo spettacolo della collina bolognese. Una trama d'oro e rubino. Più sotto i campi arati, da cui si leva una sottile nebbiolina. Bologna è sotto di noi, come un gatto rosso pigramente accovacciato. Sulla sinistra il Castello dei Britti col suo torrione quadrato ci saluta mentre affrontiamo l'ultima discesa. Spingo più che posso, ormai manca poco al traguardo. Riesco ad aumentare la velocità ancora un po' quando vedo lo striscione con la scritta ARRIVO. La weazel esulta al lato della strada.
Sono davvero contenta, la gara è andata bene, ma soprattutto è la sensazione di assoluta libertà, quella leggerezza che sento dentro, nel profondo a farmi brillare gli occhi. Una splendida mattina, nonostante la levataccia!


Visualizzazione ingrandita della mappa

E per premiare la povera weazel che mi ha accompagnato, nonostante non potesse partecipare, tornata a casa le ho preparato un piatto coccoloso, dalla consistenza avvolgente. L'idea mi era venuta sfogliando Sale&Pepe di novembre. Il risultato mi ha davvero entusiasmato. Un gusto delicato ma allo stesso tempo molto sfizioso.

Sformato di polenta e cavolfiore




Lavate e mondate mezzo cavolfiore di medie dimensioni. Staccate i fiori cercando di non romperli e cuoceteli al vapore per circa 10-15 minuti. Nel frattempo preparate la polenta. Riscaldate in un tegame 450 ml di acqua. Salate con un pizzico di sale grosso e quando è tiepida unite 175 g di farina di mais. Mescolate costantemente con un cucchiaio di legno, fino a che la polenta non comincia ad addensarsi. Deve assumere una consistenza piuttosto soda (io l'ho cotta per circa 15 min.). Imburrate una teglia (per questa quantità ho utilizzato una teglia di 20cmx20cm) e versateci la polenta, formando uno strato uniforme. Adagiateci sopra i pezzetti di cavolfiore, spingendo un po' in modo da avvolgerli parzialmente nella polenta. Ora preparate la besciamella. In un pentolino fate sciogliere 40g di burro. Unite 40 g di farina setacciata e mescolate velocemente con un cucchiaio di legno o una frusta. Quando il roux assume un aspetto omogeneo e dorato unite a filo 400 ml di latte, continuando a mescolare. Una volta che la besciamella si è addensata (deve risultare cremosa e non troppo liquida) salate, spolverate di noce moscata e versatela delicatamente sullo strato di cavolfiore. Completate con una generosa spolverata di parmigiano e infornate a 180° per circa 20 minuti (deve formarsi una gustosa crosticcina)



BUON LUNEDì A TUTTI

venerdì 14 novembre 2008

Black Friday

E' stata una settimana pesante. A Bologna piove incessantemente da due giorni. Questo grigio mi è entrato dentro, sento che spinge dietro gli occhi, mi annebbia la mente.
E poi ci sono le notizie. Quelle che non vorresti mai leggere. Quelle che ti sbriciolano un altro pezzetto di fiducia. Quelle che mi fanno chiedere se vale davvero la pena vivere in un mondo del genere. Notizie che mi strangolano lo stomaco in una morsa di disgusto e rabbia.
Prima c'è stata la storia del plagio. Numerossimi blogger hanno segnalato aggregatori e siti che, senza alcuna autorizzazione, hanno utilizzato le loro ricette e le loro foto in modo del tutto illegale, omettendo ogni tipo di riferimento all'autore delle suddette. Grazie all'intervento deciso e repentino di Alex, Fiordisale e altre blogger alcuni di questi siti sono stati chiusi, oscurati o svuotati. Ma il problema rimane. La rete è vasta e difficilmente controllabile. L'unico mezzo che abbiamo a disposizione per difenderci da questo tipo di delinquenti è parlare il più possibile di questa situazione. Monitorare e denunciare qualsiasi plagio di cui veniamo a conoscenza. Lo spirito dei blog, ma anche di flickr e di qualsiasi piattaforma che permette di pubblicare qualcosa di nostro è la condivisione. Penso che sia proprio il desiderio di mostrare e condividere le nostre passioni che ci spinge ad aprire questi spazi sul web. Ed è demoralizzante vedere come certe persone cerchino di guadagnare sfruttando e violando indebitamente i nostri post. Perciò ecco alcuni link che potrebbero esservi utili:
.Copyscape
.Creative Commons
.Legge sulla protezione del diritto d'autore
Poi c'è stata la proposta di legge sull'editoria. Un provvedimento scandaloso, che puzza di censura lontano un miglio. Ormai la rete è diventata l'unica fonte seria dove ricercare notizie. Si possono ascoltare più campane e cercare di farsi una propria opinione. Al di là di quello che dice la stampa classica, sempre più serva del padrone. Grazie all'attività di numerossimi blog (andate a fare un giro qui, qui e qui) più o meno famosi circolano notizie che difficilmente avrebbero una posizione di rilievo si quotidiani o nei TG. Sul web nascono gruppi di protesta e di opposizione a un Governo che sempre meno rappresenta i voleri e lo spirito dei cittadini italiani. E' a questo che si vuole mettere il bavaglio. Minacciare con la spada di Damocle degli obblighi penali applicabili alla stampa i cittadini che cercano di denunciare quel marciume che troppo spesso passa sotto silenzio. Questi nuovi spazi informativi sono l'evoluzione dei circoli intellettuali dei secoli scorsi. Quei circoli che sono sempre stati presi di mira dai governi dispotici e populisti. Perché era lì che nascevano i movimenti di protesta. Era lì che si formava la coscienza sociale. E questo decreto legge mira proprio al controllo di ciò che possa destabilizzare il potere di Governo. Tenta di mettere un silenziatore a chi evidenzia le loro nefandezze. Ma questo non deve accadere. Ci aveva già provato il Governo Prodi, ma fortunatamente la mobilitazione che si era creata contro il DdL Levi-Prodi fece decadere il progetto. Ora ci stanno riprovando. Bisogna fermarli. Vi invito a firmare le varie petizioni presenti on line. Qui di seguito i link
.Analisi della Legge Anti-blog 1
.Analisi della Legge Anti-blog 2
.Petizione1
.Petizione2
E infine come se non bastasse oggi è arrivata la sentenza Diaz. Una vergogna. Assolti tutti i vertici della polizia. Come se nessuno avesse dato l'ordine per quel pestaggio insensato e indistinto. Non entro nel merito del G8 del 2001. Una pagina nera nella storia italiana. Un evento gestito malissimo. Dove si è strumentalizzata la presenza dei Black Block in modo da consentire l'uso della forza, indiscriminatamente. Assalire e picchiare un gruppo di persone durante il sonno è un atto vigliacco e privo di ogni giustificazione. Non si era per strada. Non era un momento concitato in cui magari poteva essere difficile distinguere tra facinorosi e semplici manifestanti. Se la procura riteneva le persone rifugiatesi nella scuola Diaz elementi pericolosi per l'ordine pubblico aveva ogni diritto di intervenire. Ma un'irruzione violenta, la ferocia con cui sono stati malmenati gli occupanti, l'inumano accanimento contro persone disarmate è assolutamente ingiustificabile. Il rimpallarsi le responsabilità per quello che era avvenuto, la mancata trasparenza delle indagini, la sensazione che le istituzione coinvolte si coprissero vicendevolmente, rendono questa sentenza un abominio. Un altro colpo durissimo ai diritti civili. Leggete le testimonianze di chi quella notte l'ha vissuta. Guardate le immagini di quei giorni. Indignatevi. Perché un Paese che permette certe scempiaggini è un Paese in cui la democrazia e la libertà stanno agonizzando.
Ci sarebbero altre notizie di cui parlare (lo sciopero generale, l'ottusità del ministro Gelmini, l'Onda che prosegue la protesta, il problema Alitalia), ma concentrare tutto in unico post non avrebbe senso.
Qui continua a piovere. Guardo fuori dalla finestra. Il cielo grigio, i palazzi rossi, le foglie fradice. Avrei voluto concludere lasciandovi qualcosa di dolce, un pezzettino di torta, un biscotto. Ma questa volta non ho nulla da offrirvi. Sono sinceramente sconfortata. Va vi saluto con la canzone che oggi è diventata la mia colonna sonora.


mercoledì 12 novembre 2008

100

Era nata e cresciuta a Springwater. La memoria storica della città. Le sue forme sinuose la rendevano bella, un'attrazione, qualcosa da desiderare e possedere. Dalla collina vegliava sulla vita delle persone. Nei suoi corridoi erano passate generazioni di bambini. Le piaceva ascoltare le loro voci. Farsi scoprire dai loro occhi curiosi. Più di una famiglia aveva dormito, mangiato, amato nelle sue luminose stanze. Alcuni erano morti, altri se ne erano andati. Ma non si era mai sentita sola. Perché lei conservava i ricordi. Un triciclo dimenticato in un armadio, vecchie fotografie lasciate a ingiallire nei bauli, qualche abito abbandonato in soffitta...
Ma poi era successo quell'incidente. Avevano trovato la vecchia solo dopo molti giorni.
Penzolava dal grande lampadario dell'ingresso. Nessuno capì mai come avesse fatto a fare tutto da sola. Ma non c'erano segni di scasso o furto. Il caso venne archiviato come suicidio. Ma le voci cominciarono presto a circolare. Si diceva che un fantasma in vestaglia e bigodini si aggirasse sulla collina, in cerca di anime da divorare. I bambini si tenevano alla larga. Non giocavano più nei suoi giardini. Evitavano di fissare troppo i suoi porticati. Gli adulti lanciavano qualche fugace sguardo nella sua direzione ma poi acceleravano il passo.
E così il cartello di vendita divenne il suo unico compagno. La sua bellezza cominciò a guastarsi. Profonde rughe solcavano la facciata. I tubi erano vene varicose, trombotiche e arrugginite. Dimenticata. Sola. Inutile.
Fino alla mattina in cui un gruppo uomini in giacca e cravatta non le annunciarono il CAMBIAMENTO. Era euforica. Finalmente sarebbe tornata a far parte della vita di Springwater. Finalmente le sue stanza sarebbero ritornate palcoscenico di emozioni e gioia. Finalmente.
La tirarono, la ingrandirono, aggiunsero di qua e tolsero di là. Un'operazione al gran completo. Nessuno l'avrebbe più riconosciuta. Ora era scintillante, funzionale. Enorme. Aveva accettato tutto questo di buon grado, ripetendosi che era necessario. Che doveva cambiare per tornare a vivere.
Ora la gente camminava di nuovo nei suoi corridoi. Ma non c'era più gioia. amore. passione. Le persone passavano in fretta, chiuse, scontrose, incuranti. Le sue stanze non custodivano più memorie, ma solo oggetti. E quando la notte ricopriva ogni cosa non c'era il calore di una famiglia a confortarla. Solo vastissimi metri quadrati di nulla. E così chiudeva gli occhi e sognava il passato, mentre sul suo capo, a farle compagnia, il neon continuava a lampeggiare: Centro commerciale SPRINGWATER venite e sentitevi a casa!



E con questa storiellina festeggio il mio centesimo post!!!!!!! E a voi che passate di qui a leggere i miei deliri offro questa voluttuosa mousse.

MOUSSE AL CIOCCOLATO




Ingredienti: 50g di cioccolato fondente vaniglia bourbon della Stainer/ 50g di cioccolato fondente al 70% (io ho usato le sfoglie Perugina)/ 100ml di latte/ 200ml di panna fresca/ 50g di zucchero a velo/ la punta di un cucchiaino di agar agar
In un pentolino sciogliete l'agar agar nel latte. Unite lo zucchero a velo e mescolate bene per sciogliere eventuali grumi. Mettete il pentolino sul fuoco e portate a ebollizione. Fate bollire per 5 min rimescolando di tanto in tanto. Nel frattempo sciogliete il cioccolato spezzettato a bagnomaria. Passati i cinque minuti versate il composto di latte e zucchero sul cioccolato fuso e mescolate bene. Otterrete una crema piuttosto soda. Lasciatela raffreddare. Intanto montate la panna. Deve essere soda ma non fermissima. Quando la crema di cioccolato è fredda unitevi due cucchiaiate di panna montata. Mescolate velocemente senza paura di smontare la panna. Questo servirà a rendere il composto più fluido. Ora unite metà della panna montata e con movimenti dall'alto verso il basso incorporatela al cioccolato. Un volta che è ben amalgamata unite la panna restante e procedete nello stesso modo. Versate delicatamente la mousse nel continitore in cui avete deciso di presentarla (bicchierini, ciotoline, boulle...) e lasciate riposare in frigorifero per almeno un paio d'ore.

Inoltre vorrei ringraziare Luca&Sabrina per i premi che mi hanno assegnato!!! Vi meritate due cucchiaiate extra di questa delizia :D



domenica 9 novembre 2008

Profumo di premi e cannella

Ci sono persone che riescono a illuminarti. Ci sono persone che quando le rivedi dopo mesi basta un minuto per ristabilire quella magia che temevi potesse non esserci più. Maddy vive e lavora a Firenze da più di un anno. Eravamo abituate a vederci ogni giorno. Io arrivavo in aula con la sciarpa che svolazzava come un pipistrello impazzito, i capelli scarmigliati dal casco, immancabilmente inveendo contro qualche idiota motorizzato. E lei era già lì, a tenermi il posto, perfettamente truccata e vestita, col suo block notes e le penne già strategicamente disposte sul banco. Una grande la Maddy. Una delle persone più forti che abbia mai conosciuto. E anche una delle pù dolci. La nostra amicizia è nata come ogni altro grande amore della mia vita: la detestavo. Poi sono andata al di là degli occhiali di Dolce&Gabbana e ho scoperto una persona divertente e intelligente. La lontananza è sempre un ottimo banco di prova per i legami. Ieri quando l'ho vista venirmi in contro ho capito che sarà sempre presente nella mia vita. Perchè era come non essersi mai allontanate. Perchè ci capiamo ancora al volo. Perchè siamo ancora capaci di ascoltarci. Perchè le voglio davvero un mondo di bene!
E ora prima che vi venga il diabete per questa dichiarazione di amore incondizionato vi lascio con un dolcino assolutamente delizioso. La ricetta l'ho scopiazzata da qui e le variazioni che ho fatto sono davvero pochissime. Il risultato è divino.
Cinnamon Rolls



Per l’impasto
500 g di farina Manitoba/ 7 g di lievito disidratato/ 50 g di zucchero semolato/ 60 g di burro fuso raffreddato/1 uovo grande leggermente sbattuto (a temperatura ambiente)/ 250 ml di latte appena tiepido/1 pizzico di sale/
Per lo zucchero profumato alla cannella
100 g di zucchero di canna/ 1 cucchiaio colmo di cannella in polvere/ una manciata di uvetta lascita rinvenire in acqua tiepida
Versate la farina setacciata e il lievito in una ciotola, unite tutti gli altri ingredienti (il latte versatelo a filo in modo da poter eventualmente regolarne la quantità a seconda del potere di assorbimento della farina) e impastare fino a che l’impasto risulta morbido, liscio ed elastico. Versate l’impasto sulla spianatoia e lavoratelo a mano per qualche minuto; formate una palla con l’impasto, mettetela in un recipiente, coprite con pellicola e lasciar lievitare in un luogo tiepido per 1-2 ore, fino a quando il volume non sarà raddoppiato (io l'ho messo in forno spento, con solo la lucina accesa). Versate l’impasto sulla spianatoia leggermente infarinata, sgonfiatelo leggermente e stendetelo cercando di formare un quadrato spesso circa mezzo centimetro. In una ciotolina mescolate lo zucchero, la cannella e l'uva ben strizzata.Distribuite lo zucchero profumato alla cannella su tutto il quadrato (lasciate 1 bordo di un centimetro) e arrotolate l’impasto su se stesso. Sigillate il lato aperto aiutandovi con pochissima acqua e, con l’aiuto di un coltello affilato, ricavate dal rotolo delle fette spesse circa 1,5 cm (facendo attenzione a non far fuoriuscire tutto lo zucchero). Rivestite una teglia con carta forno e sistematevi le cinnamon rolls ben distanziate l’una dall’altra. Rimettete il tutto in un luogo tiepido e lasciate lievitare fino a quando le brioches non saranno raddoppiate (circa 1 ora). Infornate a 180°C fino a quando non saranno belle dorate. Sfornate e trasferire su una griglia di raffreddamento. Servite tiepide o fredde.

E ringrazio con una di queste deliziose briochine la mucchina più pazza del pianeta che mi ha donato questo premio...esplosivo. Grazie Camalyca!!!!!
Questo è un premio che riconosce i valori che ogni blogger dimostra ogni giorno nel suo impegno a trasmettere i valori culturali, etici, letterali e personali. In breve mostra la sua creatività in ogni cosa che fa'.

Regolamento
1) Accettare e visualizzare l'immagine del premio e far rispettare le regole. 2) Linkare il blog che ti ha premiato. 3) Premiare altri 15 blog e avvisarli del premio.
Io lo passo a Gio, Adryss, Aelys, Saretta, Sara, Niki, Enza, Fiordisale, Bocetta, Serena, La ciliegina sulla torta, Claudia, Katika, Panzallaria e Basilico, perchè con i loro blog arricchiscono la mia mente e le mie passioni!

mercoledì 5 novembre 2008

Last Stop: This Town



Bangkok ti assale con i suoi rumori, il traffico, la cappa di afa opprimente che toglie il respiro, la puzza di smog che brucia le narici.
Arriviamo prestissimo. Le strade sono ancora sgombre. Attraversiamo Khao San Road a piedi, i locali chiusi, le insegne spente. Alla sera questa strada si trasformerà in un arteria pulsante di ragazzi in cerca di divertimenti a poco prezzo. Più turisti che thailandesi, provenienti da ogni parte del globo, backpackers convinti di trovare in questa trappola al neon il vero Siam.
Il Grand Palace emerge dalla foschia, un diamante sull'orizzonte bluastro. Uno scrigno bianco che conserva e protegge una delle opere architettoniche più straordinarie che io abbia mai visto. Filigrane d'oro, enormi statue, pietre preziose stordiscono i sensi catturando i raggi del sole e trasformandoli in un incredibile caleidoscopio di colori. Sotto i porticati un lunghissimo affresco narra la vita e le avventure del principe Rama.



Ci si perde fra tutte quelle dorature, si segue il flusso della folla, fino a giungere all'adiacente Wat Po.



Enormi chedi ricoperti di maioliche si susseguono nei diversi cortili che compongono il complesso monastico. Ci sediamo all'ombra di un immenso albero, osservando le scolaresche in gita, gli studenti di architettura disegnare schizzi su enormi block notes, i turisti sudati che si accalcano per vedere il famoso Buddha Disteso.



Il caldo qui è qualcosa di vivo. L'umidità raggiunge livelli inimmaginabili, succhia energie e lucidità. Impensabile muoversi a piedi. Se sopravvivi al clima rischi di morire sotto le ruote dei mezzi che intasano le vie della città. Ci muoviamo in taxi o con i tuk tuk, ma mi sembra di non riuscire a toccare l'anima di Bangkok



L'impressione è che la città sia cresciuta in modo convulso e caotico attorno a punti di grande bellezza.
Visitiamo China Town con i suoi mercati e negozi dove è possibile acquistare davvero ogni cosa. Mangiamo nei vicoli strettissimi che costituiscono il cuore pulsante di questo quartiere. Compriamo tè e campanellini porta fortuna. Rimango affascinata dai volti antichi dei commercianti, dall'alacrità di questo popolo che ha contribuito a plasmare l'anima di questo paese.





E poi ci sono i mercati. Ovunque si possono trovare bancarelle che espongono qualsiasi tipo di merce . Frutta, verdura, noodles, ogni cosa sia commestibile. Perché i thailandesi mangiano in continuazione e a qualsiasi ora del giorno e della notte. Indimenticabili le ore trascorse al Chatuchak market, il mercato del week-end e all'MBK. Lasciati strategicamente per ultimi e dai quali siamo usciti con una quantità di regali e oggetti che hanno necessitato l'acquisto di una valigia in più.




Bangkok è una città stana. Forse la meno thailandese delle mete di questo viaggio. Ci si sente spaesati dalla sua ampiezza, dalla totale mancanza di punti di riferimento. E' una città faticosa da vivere, ma che affascina come solo le grandi metropoli sanno fare.
La vacanza è terminata. Si rientra in Italia con un bagaglio di ricordi, immagini, sensazioni e scoperte indimenticabili. Un viaggio che mi ha portato in luoghi che non pensavo esistessero nella realtà e che mi hanno donato una serenità e una pace difficili da descrivere.
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Qualche settimana fa sono stata contattata dal Servizio Marketing di QUO VADIS Italia. L'oggetto della mail era l'invio gratuito di una agenda scelta fra quelle proposte nella nuova collezione Memoriae. La particolarità di questi coloratissimi taccuini è il tema che ciascun colore rappresenta. Si può infatti decidere di acquistare l'agenda dedicata ai viaggi, quella riservata alle ricette o ai vini preferiti o quella in cui annotare le proprie amicizie. Io ho scelto i MieiViaggi. Bellissima. Rilegata in blu. All'interno oltre alla divisione in temi, per dare un ordine ai propri appunti, ci sono anche alcune cartine a colori. Fine, leggera, perfetta da tenere in borsa o nello zaino. Se vi va di dare un'occhiata alle altre agende questo è il link.

lunedì 3 novembre 2008

I love Fall



L'autunno è la mia stagione preferita. Mi piacciono i colori caldi che incediano gli alberi. Un tripudio di rosso e oro. Il contrasto con la terra scura dei campi preparati per il riposo invernale. La vendemmia, quando, passando per la campagna osservi mani alacri staccare dai filari grappoli tondi e succosi. Mi piace l'odore della legna bruciata. La luce pigra che ricopre ogni cosa di una patina dorata, quasi fosse polvere di fata. Mi piace la nebbia alla mattina, quando mi sveglio e i palazzi sono avvolti in un mantello di ovatta. La sensazione di essere sola al mondo, mentre sorseggio un bicchiere di latte caldo.
Da metà ottobre all'inizio di dicembre i paesini attorno a Bologna ospitano manifestazioni enogastronimiche di ogni tipo, dove fra banchetti di artigianato, stand dove si può assaggiare ogni variazione dello gnocco fritto, la fanno da padrone maroni, funghi, tartufo e miele.



Sabato siamo andati alla Tartufesta di Sasso Marconi. Le bancarelle si estendevano per tutto il centro storico, efficientemente divise per prodotto. Un piccolo salone del gusto in terra emiliana. La merce esposta era di una bellezza sconvolgente. Forme di pecorino, formaggi all'amarone, affettati di ogni tipo, dal classico prosciutto toscano all'anduja calabrese occhieggiavano dagli stand riservati alle varie rappresentanze regionali. Tartufi e funghi erano invece i protagonisti e l'orgoglio dei vari produttori tosco-emiliani (mio padre, assiduo raccoglitore di funghi era diventato verdolino d'invidia). Camminando in questo paese delle meraviglie era possibile scovare anche piccoli tesori. Il veleno d'ape, per i dolori muscolari, miele al rosmarino e al ciliegio, olio essenziale di lavanda, sale di cervia aromatizzato...





Una manifestazione davvero ben organizzata, con venditori estremamente disponibili a raccontare la storia dei loro prodotti. Il tutto incorniciato da uno scenario estremamente grazioso, le colline sullo sfondo, la chiesa della piazza illuminata a giorno, negozi aperti, gente ovunque che assaggiava, chiacchierava e ovviamente acquistava. Un bel pomeriggio che ha fruttato alcuni piccoli regali. Mentre mi alambicco su come utilizzarli vi lascio con un primo semplicissimo. I colori sono quelli dell'autunno anche se il sapore... bè quello fa pensare all'estate appena passata.

Gnocchetti con Crema ai Peperoni



Ingrediente per 2 persone: 1 peperone rosso arrostito/ olio extravergine d'oliva/ 50g di parmigianograttuggiato/ 50g di pecorino sardo grattuggiato/ prezzemolo/ 160g di gnocchetti sardi

Passate il peperone sulla fiamma viva del fornello fino a che la pelle non si abbrustolisce . Pelatelo e tagliatelo a listarelle eliminando i semi e il picciolo. Ponetelo in un beker, salate, pepate e frullare aggiungendo a filo l'olio fino a che non otterrete una crema abbastanza fluida. Unite i fomaggi e il prezzemolo sminuzzato e mescolate per amalgamare. Se risulta troppo denso aggiungete un altro po' d'olio. Lessate la pasta in abbondante acqua salata e conditela con la crema di peperoni.



Buona settimana!!!!

Colgo l'occasione anche per fare i miei migliori auguri a un regista che amo. Un uomo che ha regalato al cinema italiano pellicole di grandissimo pregio. Un maestro che spesso, chi vive a Bologna, può scorgere in fondo alla sala buia, all'uscita dei suoi film. Sempre pronto a scambiare due parole, ad ascoltare impressioni e pareri. Auguri sign. Avati, con la mia più grande stima
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