mercoledì 28 gennaio 2009

My Love, My Weazel

Io avevo quindici anni, ero cicciotta e portavo felpe di tre taglie più grandi. Lui di anni ne aveva diciannove, era atletico e la sua Ralph Lauren era sempre inappuntabile.
Io avevo i capelli a spazzola, perennemente scarmigliati. Lui sfoggiava un taglio classico con riga da una parte stile lord inglese.
Io ero timida, parlavo poco e sorridevo molto. Lui era estroverso e logorroico.
Io ascoltavo i Take That e Battisti. Lui parlava di rock, punk e di gruppi che non avevo mai sentito nominare.
Io leggevo tantissimo, di tutto. Lui se non erano classici neanche gli apriva.
Io facevo lo scientifico, ma amavo filosofia e storia. Lui faceva il classico e per me era un genio.
Lui mi prendeva in giro e io lo odiavo con ogni cellula del mio corpo.
Lui mi aveva rubato il cuore e lo sapeva.
Sono cambiate tantissime cose in questi anni. Siamo cresciuti assieme e quel rapporto che a me sembrava così fragile e incerto è diventato un diamante, fulgido e indistruttibile. Lui mi protegge e mi guida, io spero di ricambiarlo anche solo con un decimo dell'amore che mi dedica.

E stato lui a cucinare la nostra prima cenetta. E' sempre stato bravo ai fornelli. Peccato che io quella sera avessi un raffreddore coi fiocchi e oltre a non sentire alcun sapore, in un accesso di risa mi vidi costretta a sputare un'intera polpetta nel tovagliolo. Bianco.
Ieri sera, invece, le abbiamo cucinate assieme. Per fortuna, questa volta, nessun incidente di percorso.

POLPETTE AL SUGO

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Ingredienti per le polpette: 500g di macinato misto (vitello e suino)/ 2 uova/ 150g di parmigiano/ pane grattugiato qb/ sale, pepe e noce moscata

Mescolate tutti gli ingredienti fino a che non siano ben amalgamati fra loro. Formate delle polpette abbastanza grandi e passatele in un po' di farina. Riponete in frigo. Nel frattempo sminuzzate sottilmente mezza cipolla e fatela soffriggere nell'olio. Utilizzate una padella abbastanza grande da contenere tutte le polpette. Quando la cipolla è imbiondita aggiungete le polpette e cuocete per circa 10 minuti, fino a che la carne non forma una sottile crosta. A questo punto sfumate con un bicchiere di vino bianco. Quando l'alcol è evaporato unite la passata di pomodoro e del rosmarino, coprite e lasciate cuocere a fiamma dolce per almeno mezz'ora.

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E con questa ricetta partecipo alla raccolta di Elga "La tua prima cenetta per lui"

lunedì 26 gennaio 2009

Per non dimenticare...

Mosher Moskowitz era l'emblema della sfiga ebraica. Aveva un nasone grosso come una patata e adunco come il dito di una strega. I riccioli neri si congiungevano con una barbona arruffata e spelacchiata. Era basso e magro, e una leggera gobba gli conferiva un'aspetto intirizzito da pulcino bagnato. Mosher Moskowitz viveva in Polonia, ma dopo l'ennesimo pogrom, dopo aver visto amici e vicini massacrati e le loro case bruciate, dopo aver perso tutto ancora una volta, aveva deciso di fuggire. Sarebbe andato negli Stati Uniti, dove le strade erano lastricate d'oro e i bastoni erano usati per giocare a baseball. Così vendette tutto ciò che possedeva, comprò i biglietti di infimissima classe per tutta la sua famiglia e dopo sei settimane di navigazione vide la corona puntuta della Statua della Libertà. Mentre pidocchioso e sporco passava la sua quarantena a Ellis Island, Mosher si disperava al pensiero di come avrebbe mantenuto la sua numerosissima famiglia. Durante primo giorno di libertà si avviò mestamente, col suo caftano lurido, per tutti i drugstore che riuscì a incontrate cercando di vendere il suo spago super resistente. Il meglio che riuscì a racimolare fu Vattene sporco ebreo! Il giorno dopo mentre la sera calava Mosher si fermò davanti all'insegna dell'ultimo drugstore che aveva intenzione di visitare e si rivolse a Dio
Ti prego Dio fa che questa volta vada bene, ho finito i soldi e le scarpe strette di mio cugino mi stanno uccidendo
Così dicendo entrò sfoggiando il suo più accattivante sorriso (un'orribile ghigno che gli deturpava il viso).
Buona sera mio amico. Io ha un'offerta che tu no puoi rifiutare. Tuoi stupidi concorrenti hanno rifiutato ma tu no stupido tu uomo più intelligente e certamente comprerai mio ultraresistentissimo spago e presto diventerai ricco
La montagna umana che si trovava dietro al banco, rosso e sudato, squadrò il piccolo e sporco ebreo e sorridendo gli rispose
Sei fortunato oggi. Va bene comprerò il tuo spago
Mosher non poteva crederci e al settimo cielo chiese
Benebene...e quanti metri vuole lei?
Dalla punta di quel tuo enorme naso alla punta del tuo inutile pisellino
- disse ghignando il grasso americano
Mosher se ne andò saltellando nelle scarpe strette
Due settimane dopo, mentre guardava una mosca che gli ronzava sulla testa il sudato commerciante vide due enormi tir parcheggiare davanti al suo negozio e scaricare centinaia di casse di spago. Non riuscendo a spiccicare una parola rimase a fissare i facchini che depositavano la merce nel magazzino fino a quando un giovane alto biondo e abbronzato non gli si avvicinò e con fare spavaldo gli mise in mano un foglio di carta
Ecco qui CharlieBello ecco la tua fattura da 5000 dollari
CharlieBello recuperando la mandibola che gli era rotolata sopra i piedi aprì la fattura e lesse la nota scritta a mano riportata sotto l'astronomica cifra
Grazie e mille per l'acquisto
Distinti saluti
Mosher Moskowitz residente a New York circonciso a Varsavia


Questa storiella è liberamente tratta dallo spettacolo Oylem Goylem di Moni Ovadia. Rappresentazione storica dell'istrionico musicista, attore, comico, scrittore che per festeggiare i 15 anni di questo "cabaret yiddish" l'ha riproposto nel teatro che ne aveva visto la prima: l'Arena del Sole di Bologna. Uno spettacolo geniale, che parla di esilio e luoghi comuni, di tradizioni e paranoie. Il tutto accompagnato da una splendida colonna sonora fatta di musica gitana e canti tradizionali yiddish. Due ore e mezza di puro divertimento, di quello che oltre a svagare fa riflettere. Soprattutto in questi giorni. Dopo Gaza e vicino al giorno della Memoria. Per ricordare che l'odio e l'ignoranza sono i peggiori mali che possono colpire il nostro mondo. Che le facili banalizzazioni sono pericolose. Che etichettare buoni e cattivi in modo assoluto e cieco rende tutti più stupidi e livorosi. Per chi abbia la possibilità consiglio vivamente questo spettacolo e per quelli che non avranno questa fortuna lascio questo godibilissimo spezzone


Infine vi lascio con una ricetta ebraica che ho trovato da lei. Un dolce profumatissimo, il mio personale contributo alla memoria, perchè il cibo conserva tradizioni e supera barriere.

LEKACH

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Ingredienti per due torte piccole: un bicchiere di zucchero/ 1 bicchiere di acqua/ un bicchiere di olio di semi di mais / 3 uova medie / 1 cucchiaino raso di bicarbonato/ grammi 225 di miele (io ho usato in parte un millefiori e in parte quello di acacia) / 1 cucchiaino colmo di zenzero in polvere/ i semi pestati di quattro bacche di cardamomo / scorza di un limone grattuggiata/ farina/ 1 cucchiaio di cremor tartaro/ mele a fettine

Preriscaldate il forno a 180°. Ungete e infarinate due tortiere (meglio se rettangolari). Montate le uova con lo zucchero fino a farle diventare spumose. Unite tutti gli altri ingredienti mecolando bene prima di aggiungere il successivo e per ultima incorporate la farina setacciata col cremor tartaro, in quantità necessaria da ottenere un crema "che scrive" (facendo colare l'impasto da un cucchiaio questo non deve essere assorbito subito dal composto sottostante ma rimanere per un attimo in superficie). Versate l'impasto nelle tortiere e coprite con le mele tagliate a fettine sottili.
Infornate per circa 50 minuti, la superficie dovrà risultare soda ed elastica al tatto.
Togliete dal forno, lasciate riposare per circa 5 minuti, sformate e fate raffreddare sulla griglia del forno. A questo punto Sandra consiglia di impachettare le torte in carta stagnola e consumarle dopo qualche giorno...se riuscite a resistere...;D

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Ah! dimenticavo...ringrazio tantissimo Luca&Sabrina per questo premio, come al solito la vostra dolcezza mi ha lasciato senza fiato

venerdì 23 gennaio 2009

Ancora Toscana!

Sta per concludersi la terza settimana di allenamento. Un quarto di programma volato via. Poco più di due mesi alla maratona. 155 chilometri. Mi sto rendendo conto che la corsa spesso diventa un gioco matematico. Controlli la velocità, la distanza percorsa, stimi in quanto arriverai al prossimo chilometro, quanta strada farai entro la fine di Pink...Numeri che tengono impegnata la mente, che fanno sentire meno la fatica, che ti traghettano fino alla fine. Mi sto divertendo. Mi sto impegnando. Alla sera sono distrutta, ma il pensiero del giorno della gara, di tutta la gente che correrà con me, della gioia (speriamo!) di tagliare il traguardo e dirmi Ce l'ho fatta, mi da una grandissima forza. Domani è sabato: riposo. Domenica 25 chilometri. Spero non sia troppo freddo. Sento che il cerotto di Voltadol si tende sulla tibia. Oggi c'è il sole, stasera si corre. Io sorrido

Un grazie di cuore a Mara che mi ha passato questo meme-premio. Le regole:



1) scrivere 8 cose che ci prefiggiamo di fare nel 2009
2) nominare 8 blog che dovranno fare altrettanto
E i miei propositi:
*volermi molto più bene, perchè solo in questo modo posso sperare di essere una persona migliore
*approfondire le miei passioni, perchè mi arricchiscono e mi danno gioia
*essere meno ansiosa per non perdere di vista la giusta dimensione delle cose
*correre una maratona :D
*viaggiare il più possibile, perchè vedere il mondo e conoscere altre culture permette di comprendere meglio noi stessi e il mondo in cui viviamo
*ridere di più, perchè ogni anno lo faccio meno
*andare più al cinema con la weazel perchè è una delle cose che amiamo fare insieme
*vedere più spesso i miei amici, loro sono la mia forza.

Assegno questo compitino a Vaniglia, Pasadena, Cielomiomarito, Sara, Tinuccia, Virginia, Camalyca, e Anja.
Un bacio grandissimo anche a Ester che invece mi regala questo premio



Infine un grazie speciale a Anto e Paoletta che hanno reso possibile la realizzazione di questo strabiliante pane!

PANE TOSCANO

Pane Toscano

Dopo avere rinfrescato bene la pasta madre (almeno 2/3 volte) ne ho prelevata 125gr e l'ho messa in ammollo con 425 ml circa di acqua e un cucchiaimo di zucchero per 20 min, in modo da farle perdere l'acidità. Poi ho impastato 750 gr di manitoba con l'acqua e la pasta madre per circa una decina di minuti, fino a quando l'impasto non è bello morbido ed elastico. Fate lievitare in luogo caldo fino al raddoppio (in questa stagione ci vogliono circa 6 ore).
Trascorso il tempo di lievitazione ho ripreso l'impasto, l'ho sgonfiato e l'ho diviso in due parti. Ho fatto le pieghe del secondo alle due pagnotte per due volte e le ho poi lasciate riposare coperte da un canovaccio per circa15/20 min.
Ho ripreso l'impasto e ne ho fatto due filoncini utilizzando la tecnica dei pollici
Qui il video (fermatevi prima di formare la palla e deponete i filoncini con la chiusura verso il basso).
Ho infarinato leggermente i filoncini, , posati su una teglia coperta di carta forno, coperti da un telo, e fatti lievitare ancora 1 ora e 45 minuti.
Nel frattempo ho portato il forno a 220°e ho abbassato subito a 200° non appena infornato i filoncini, ho cotto a questa temperatura per 10 minuti, poi abbassato di nuovo a 180° per 40 minuti circa.
Poi li ho messi di lato appoggiati alle pareti del forno e lasciati raffreddare a forno semiaperto e spento.

lunedì 19 gennaio 2009

Ricetta d'Amore

Girasole

Ci sono luoghi che ti incatenano il cuore. E dopo gli appartieni per sempre. La prima volta che visitai la Toscana avevo nove anni. Stavo preparando la ricerca per l'esame di quinta elementare e i miei genitori organizzarono un lungo giro di questa regione, per mostrarmi quello che fino a quel momento avevo sbirciato attraverso le fotagrafie dei libri. Firenze, Siena, Lucca, Arezzo, Pistoia, Grosseto e i piccoli borghi così squisitamente medievali si insinuarono dentro di me, come una melodia dolce e potente allo stesso tempo. In Toscana sono ritornata tantissime volte e ogni singolo momento passato in quella terra è stato un regalo. Quella natura così varia e intrisa di colori. L'oro delle crete senesi, il verde degli ulivi e dei vitigni nel Chianti, la terra rossa come il sangue e l'amore di chi la coltiva, i cipressi quasi blu, il giallo-arancio dei campi di girasoli, il luccichio metallico dell'Arno. La Toscana è un quadro impressionista, ogni pennellata regala un'emozione.
Nelle città poi vedere la magnificenza della storia. Le basiliche e i palazzi non soffocano il visitatore, ma gli raccontano i fasti e la cavalleria dei tempi che furono. Qui la tradizione è ancora viva. Lo si vede nei giochi, nelle fiere, nella cultura sincera e profonda del buon cibo e del buon vino. Tutti i sapori della Toscana sono vividi nella mia mente e sul mio palato. Piatti che hanno una storia, di cui puoi leggere nelle mani dei contadini e degli allevatori o negli annali medicei.
La Toscana è la mia poesia preferita

Old Door

CECINA

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(ricetta di Laura)

Ingredienti: 250 di farina di ceci/1 litro d’acqua/mezzo bicchiere d’olio evo/sale/pepe nero/ rosmarino tritato

Mescolate la farina di ceci con l’acqua fino a creare una pastella piuttosto liquida. Aggiungete l'olio di oliva, un pizzico di sale e una spolverata di pepe. Lasciate riposare in frigorifero per almeno 3 ore. Unite il rosmarino sminuzzato e versate il composto in una teglia (di circa 24 cm di diametro) dai bordi bassi, precedentemente unta con dell'olio.Lo spessore della cecina non deve superare il 1/2 cm.Preriscaldate il forno a 250 ed infornare per 40 minuti circa sino a che non si formerà una crosticcina dorata.


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Ringrazio Astro che mi ha assegnato questo carinissimo premio. Ti abbraccio forte e ti prometto di andare a letto presto ;D



Io lo passo a Silvia, Daniela, i Cuochi di carta e Lety



BUON LUNEDI'!!!!

mercoledì 14 gennaio 2009

Krueger

C'era una volta in uno sperduto paesino sui monti Carpazi un giovane vampiretto. Il suo nome era Krueger e viveva assieme alla sua famiglia in una grande grotta al limitare del villaggio. Abitavano lì da secoli, felici di quel luogo isolato e selvaggio.
Krueger amava la sua strana e numerosa famiglia. C'era lo zio Victor, alto e sottile come un salice. La faccia pallida come la neve appena caduta e due occhi intensi e vigili. Grande studioso aveva collezionato una quantità inimmaginabile di libri, che studiava per lunghe ore seduto alla scrivania. Poi c'era zia Georgette, piccola e paffuta. Un sorriso eternamente dipinto sulle labbra. I nonni Kamilla e Stelian, due adorabili e arzilli vecchietti, i suoi genitori Radu e Stela e infine i suoi fratelli maggiori Dimitrie e Dragoi. Vivevano tutti insieme, cacciando gli animali della foresta e quando il freddo ghiacciava ogni cosa e le prede se ne stavano ben rintanate nelle loro tane salassavano qualche mucca del villaggio vicino.
Nonostante tutto però Krueger era molto infelice. Un enorme sfortuna lo affliggeva giorno e notte, non lasciandogli scampo. Krueger era ghiotto di aglio. Ne mangiava a quintali e non poteva farne a meno. Un persistente odore pungente lo avvolgeva come un mantello invisibile, impedendogli di avvicinarsi ai suoi parenti. Le rare volte che aveva tentato di uscire dalla propria stanza alla zia erano venute le convulsione, la nonna era svenuta, lo zio si era catapultato fuori dalla caverna ustionandosi alla luce del sole, sua madre non aveva smesso di lacrimare per svariati giorni e suo padre e i suoi fratelli erano stati scossi da terribili conati di vomito. Così Krueger viveva in esilio, parlando con i suoi familiari attraverso una pesante porta di legno. Aveva anche provato a smettere quella sua strana dipendenza ma dopo poche ore il bisogno impellente di addentare uno spicchio di aglio l'aveva fatto desistere.
Una mattina, mentre stava leggendo nella sua bara, un assordante rumore lo fece sobbalzare. Urla strepiti tonfi lo strapparono dalle coperte. Aprì la porta. La caverna era invasa da tutti gli abitanti del villaggio che brandivano fiaccole e ramponi. Ognuno al collo portava svariate trecce d'aglio. Avevano circondato i suoi parenti che storditi dal fetore erano crollati al suolo. Krueger avanzò nella stanza e quando gli uomini si accorsero di lui gli si avvicinarono minacciosi. Vedendo però che il giovane vampiro non veniva neutralizzato dal pungente odore dell'aglio molti si paralizzarono dalla paura. Krueger non capiva quella maleducata invasione, sentiva solo un mormorio perpetuo spezzato da qualche urlo
Mostro Belva Succhiasangue
Krueger voleva solo spiegare a quella povera gente che lui e la sua famiglia non volevano fare male a nessuno, ma quando avanzò di un passo gli uomini abbandonarono i forconi e se la diedero a gambe levate.
Quella sera, dopo essersi ripresi dallo svenimento, suo padre e sua madre, coprendosi opportunamente la bocca e il naso, entrarono nella sua stanza per ringraziarlo di averli salvati e a spiegargli che presto avrebbero dovuto lasciare la caverna. Krueger non capiva perché, avrebbe voluto andare al paese e spiegare che loro non erano mostri e che non volevano ucciderli. I genitori lo convinsero a desistere dal compiere quella pazzia, ma Krueger continuò a interrogarsi. Come potevano giudicarli senza conoscerli?
La notte successiva la famiglia abbandonò la caverna. Silenziosamente, avvolta nell'inchiostro delle tenebre, lasciandosi alle spalle solo le piantine di aglio di Krueger.

E dopo la storiella vi lascio con una ricetta un po' agliosa ma davvero squisita. Il sapore dell'aglio viene smorzato dal dolciastro della salsa che caramella i pezzetti di pollo

MANDARINE CHICKEN

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(ricetta originale su http://blogchef.net/mandarin-chicken-recipe/)

Ingredienti per 2 persone: due petti di pollo grandi/ un cucchiaino di zucchero/ un cucchiaino di sale
per la salsa: 2/3 cup di zucchero/1/4 cup di acqua / 1/4 cup di salsa di soia / 1 cucchiaio di succo di limone / 1 spicchio di aglio tritato molto finemente / 1 cucchiaino di zenzero fresco tritato molto finemente/ 4 cucchiaini di amido di mais.

Battete leggermente i petti di pollo e conditeli con lo zucchero e il sale da entrambe le parti. Grigliateli su una griglia ben calda per alcuni minuti (la carne deve essere cotta ma ancora molto morbida), poi tagliateli a strisce. In una padella (se l'avete usate il wok) mescolate la salsa di soia, lo zucchero , il succo di limone, l'aglio e lo zenzero sminuzzati e portate a bollore. Intanto sciogliete l'amido di mais nell'acqua e unitela alla salsa in ebollizione. Mescolate bene e aggiungete i pezzi di pollo. Lasciate restringere completamente la salsa mescolando continuamente (deve caramellare i pezzi di pollo rivestendoli completamente)

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lunedì 12 gennaio 2009

Fabrizio 2009



Lui cantava di puttane e assassini, di donne ed emozioni, di vita e di sogni. Cantava la sua Genova, il mare, l'infinito che vi sta dietro. Cantava di lotte e rivoluzioni, di idee e politica. Cantava di guerra insegnando la pace. Poeta, cantautore, uomo. Ieri era l'anniversario della sua morte, ma in tutta Italia le manifestazioni in suo onore sapevano di gioia, di festa, di compleanno. Grandi nomi e gente comune cresciuta con le sue ballate. Un omaggio sincero a uno dei più importanti personaggi del XX secolo. Questa è la mia dedica per te, Fabrizio, perchè sulle tue note, sulle tue parole è possibile segnare una via e avere il coraggio di percorrerla.
E a voi che passate di qui chiedo un piccolo regalo, lasciate nei commenti la canzone di Fabrizio a cui siete più affezionati o che vi emoziona maggiormente.



Questa canzone la dedico a che mi ha assegnato questo premio. La tua motivazione mi ha commosso profondamente, grazie davvero di cuore! E un enorme e affettuoso abbraccio anche a Luca e Sabrina che hanno voluto farmi omaggio di questo bellissimo dono.



E a tutti quelli che mi fanno visita offro una fetta di questa morbidissima torta. Che addolcisca il vostro lunedì e illumini la vostra settimana :D

TORTA COCCO E RUM

Torta Cocco e Rum

Ingredienti: 2 vasetti (250ml) di yogurt bianco (io ho usato quello magro)/ 3 uova/ 1 vasetto di zucchero di canna/3 vasetti di farina di cocco/ 1 bustina di lievito per dolci/ 2-3 cucchiai di rum

Montate i tuorli con lo zucchero fino a che non diventeranno chiari e spumosi. Unite lo yogurt e continuate a montare con le fruste elettriche. Aggiungete la farina di cocco e il lievito setacciato e amalgamate bene il tutto, infine unite il rum. Montate a neve gli albumi e incorporateli al composto con movimenti dall'alto verso il basso in modo da non smontarli. Imburrate e cospargete di farina di cocco una tortiera di 22 cm. Versatevi il composto e infornate a 180° in forno già caldo per circa 25 min. (controllate la cottura con uno stuzzicadenti infilandolo nel centro della torta, se risulta asciutto il dolce è cotto).

giovedì 8 gennaio 2009

La Guerra dei Bottoni

Il fiato si condensava in piccoli sbuffi lattei fondendosi col fumo azzurrino della sigaretta, accuratamente posizionata all'angolo della bocca. Faceva freddo, ma la giornata era insolitamente splendida. I Ray-Ban a specchio riflettevano il cielo terso, di un blu tridimensionale. Il ragazzo aspettava all'angolo di via Bovi Campeggi stretto nella sua giacca marrone scamosciata, le gambe fasciate in stretti jeans a campana. A intervalli regolari si soffiava nelle mani per riscaldarle.
Dall'angolo di via Zanardi sbucarono altri due ragazzi. Uno alto e magro, sciarpa bianca sopra a un dolcevita in tinta che spuntava dalla giacca a tre quarti, l'altro, di molti centimetri più basso, baffi e un cespuglio di capelli ricci a delimitare i tratti squadrati del viso.
Si incamminarono tutti e tre verso il centro. Il matinè del Metropolitan sarebbe iniziato presto e la strada da fare era lunga. Certo sarebbe stato più comodo attraversare il canale ma quello era il territorio dei ragazzi di via Cipriani e a meno che non si cercassero guai era meglio evitare. E poi quella mattina non volevano problemi. No quella mattina volevano solo andare al cinema.
Quindi a passo svelto macinarono il marciapiede del viale fino a Porta Galliera e poi su per via Indipendenza. Qualche occhiata alle ragazze sottolineata da fischi e sghignazzi. E qui il primo stop. Il primo rito della giornata. Fermarsi al bar di piazza 20 Settembre e comprarsi il mini babà al rum. Religiosamente incartato e riposto nella tasca. Da conservare per il buio della sala.
Poi di nuovo fuori, lungo il portico. La mattina prometteva grandi cose. Si sentivano bene, si sentivano grandi, ma soprattutto si sentivano play. Si fermarono nuovamente dopo alcune centinai di metri, con lo scalpiccio degli stivaletti ancora nelle orecchie. La Suora era lì a lato della solita colonna con il suo carretto pieno di dolciumi. Il tempo di comprare LA rondella di liquirizia, perché i ferri, quelle strisce intorcinate e lunghe erano riservate al gruppo di Cipriani, e poi ripartirono verso il Metropolitan. Lunghe stringhe nere e zuccherine pendevano dalle labbra, un sostituto momentaneo alla MS.
Davanti al cinema stazionavano già alcuni gruppi di ragazzi. Pois di persone separate da un invisibile perimetro. Nomi di strade e la presupposta superiorità li divideva, creava alleanze, definiva appartenenze. Poi la voce stridula della bigliettaia ruppe il brusio. "Dieci per Bovi Campeggi", "dodici per Cipriani", "quindici per Zanardi"...I ragazzi si avvicinarono al botteghino, cento lire alla mano, sguardi alla mezzogiorno di fuoco, denti digrignati. I posti non erano numerati ma tutti sapevano dove sedersi. Le luci in sala calarono. Un'interminabile serie di prossime visione venne accompagnata da fischi e lancio di pop corn e carte di caramelle. Il fumo delle sigarette creava una trama grigiastra attorno allo schermo. E poi il silenzio. Gli enormi caratteri cubitali rosso sangue decretarono la morte del caos. L'Uccello Dalle Piume di Cristallo volò netto e terrificante nelle menti dei ragazzi.
Sì sarebbe stata proprio una bella giornata

A volte i racconti dei nostri genitori ci danno la possibilità di viaggiare nel tempo. Attraverso le loro parole si possono rivivere epoche in cui non eravamo neanche un'idea. E' come leggere un libro. Ti affezioni ai personaggi, vedi con gli occhi della mente posti e situazioni che non è possibile sperimentare sulla propria pelle. E a volte fatichi a riconoscere in un ragazzo di vent'anni, un po' teppista e un po' poeta, il volto della persona che ti sta parlando.

papà

E sull'onda dei ricordi vi lascio con un piatto semplicissimo. Mia nonna li chiama bugiardini fritti e li impana nella farina. Diciamo che la mia è una variazione di un classico.
Colgo anche l'occasione per ringraziare Antonella che ha fatto iniziare il mio 2009 con un bellissimo premio. Io lo giro a: Saretta, Niki, Vaniglia, Serena, Cipolla, Pippi e Onde99



ALICI IMPANATE

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Pulite bene le alici, sciacquandole più volte sotto l'acqua fredda, per eliminare tutto il sangue. Poi facendo attenzione a non romperle togliete la testa e la prima parte della lisca. Passatele ancora umide nella farina di mais, premendo bene in modo che si crei una crosticcina abbastanza compatta. Scaldate dell'olio di semi in una capiente padella a bordi alti e friggete le alici poco per volta per circa 4/5 min (il tempo di cottura dipende molto dalla grandezza dei pesciolini, l'importante è che diventino croccanti e dorati). Asciugate con carta paglia e servite bollenti, accompagnati da una bella birra fredda e corposa.

martedì 6 gennaio 2009

Si festeggia la RunnerBefana!

Ieri primo giorno di allenamento. Quello vero. 12 settimane di preparazione per cercare di portare a termine la mia prima maratona. A parte il terrore di non farcela, oggi mi sono svegliata con le gambe pesanti e informicolate. Mi sono controllata due volte i polpacci per assicurarmi che non mi fosse spuntata una qualche appendice di piombo nottetempo (magari come simpatico regalo della Befana). Le spalle sono contratte e doloranti, neanche fossi uno sherpa. Però sono davvero contenta. Spaventata, ma contenta.

E per festeggiare questa nuova avventura vi offro una bella fetta di torta, che da infilare nella calza non è proprio agevole, però vi assicuro è buonissima. L'idea base è quella della torta all'arancia di Polpetta Perfetta, diciamo che io l'ho truccata un po' (e vi giuro che è l'ultima ricetta con i pistacchi!)

TORTA ALL'ARANCIA

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Ingredienti: 3 arance bio medie (circa 450 gr , con la buccia sottile)/ 20 ml di olio di semi di mais /120 gr di zucchero semolato/ 1 bustina di lievito per dolci /150 gr di farina 00/4 uova intere/ 100 gr di zucchero candito/ la scorza di mezz'arancia candita
Per il topping: tre cucchiai abbondanti di marmellata di arance (non deve essere troppo dolce)/ granella di pistacchi.
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(zucchero candito)
Tagliate le arance in quarti, dopo averle lavate accuratamente. Frullatele in un mixer senza sbucciarle. Aggiungete l'olio e continuate a frullare finchè le arance diventino una crema, senza pezzi troppo grossi.Poi aggiungere lo zucchero, la scorza di arancia candita e precedentemente sminuzzata, la farina e il lievito setacciati e continuate a frullare per amalgamare. Unite poi un uovo alla volta finchè il tutto si trasforma in un composto dalla consistenza abbastanza morbida, quasi liquida. Aggiungete infine lo zucchero candito e mescolate per distribuirlo uniformemente. Versate il composto in una teglia ben imburrata e infarinata (se rotonda, diametro cm 26, se rettangolare, formato A4) e infornate nel forno già caldo a 180° per circa 30 minuti, trascorso questo tempo fare la prova stecchino altrimenti rimettere in forno per un altro poco. Far raffreddare prima di sformare.
Per decorare, sciogliete la marmellata a fiamma dolcissima. Con un cucchiaio distribuitela sulla superficie della torta e ricoprite con la granella di pistacchi

BUONA BEFANA!!!!!!!

La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
è vestita alla romana:
Viva viva la Befana!

sabato 3 gennaio 2009

Slowly

Inizio lento e pigro. Ore lunghe, passate vicino al caminetto, in compagnia di un buon libro, di qualcosa di caldo e della weazel. Il gelo di questi giorni è stata una fantastica scusa per starsene in casa a poltrire, a rilassarsi e a coccolarsi...e certo, si è anche cucinato. La sera del Veglione abbiamo invitato qualche amico, una divertente bourguignonne accompagnata da stuzzichini, salse e tantissime chiacchiere. Delle stupende ore per inaugurare il 2009.

VOL AU VENT CON SPUMA DI MORTADELLA

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I vol au vent li ho comprati al panificio. Per la spuma di mortadella frullate 100 gr di mortadella con 175 gr di ricotta fino a ottenere un composto cremoso (con queste dosi ho riempito 12 vol au vent). Aggiustate di sale se necessario e farcite i vol au vant aiutandovi con un cucchiaino e pressando bene la spuma. Poi ho passato la parte superioere dei vol au vent in una granella di pistacchi non salati. Si possono preparare in anticipo e conservare in frigorifero fino a un'ora prima dell'utilizzo. Si possono scaldare anche leggermente in forno prima di servirli.
E poi il primo, mentre il concerto di capodanno risuonava alla TV, ho preparato questo polpettone. Nulla di complicato, i pistacchi e le mandorle danno una croccantezza davvero gustosa.
Ci sentiamo presto, non appena mi passa un po' di questa letargia ;D

POLPETTONE CON PISTACCHI

Polpettone con pistacchi

Ingredienti: 300 gr di macinato misto (maiale e vitello)/ 1 uovo/ 50 gr di parmigiano/ la mollica di due fette di pane un po' raffermo ammorbidite in un goccio di latte/ sale, pepe, noce moscata qb/ 2 cucchiai abbondanti di pistacchi non salati/ mandorle tritate molto finemente mezzo bicchiere di brodo
Amalgamate bene tutti gli ingredienti a eccezione delle mandorle e formate il polpettone. Rotolatelo nelle mandorle tritate e adagiatelo in una teglia rivestita di carta forno leggermente unta e unite la metà del brodo. Infornate in forno già caldo a 160° e cuocete per circa 40 min. A metà cottura girate il polpettone e bagnate con il restante brodo.
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